Omelia (25-01-2009) |
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Evangelo ed evangelizzatore La pagina evangelica di questa domenica si apre con un sommario e subito dopo si presenta la chiamata dei primi quattro apostoli. Il sommario è costituito dalla notizia dell'arresto di Giovanni il Battista e dall'espressione, ormai a noi familiare, "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo". Il prosieguo, come appena detto, riporta la chiamata dei discepoli. Quale insegnamento trarre? La frase contenuta nel sommario si compone di due parti: 1)annuncio di salvezza, 2) invito alla conversione. Contrariamente a quanto possiamo pensare, la predicazione di Gesù è finalizzata a comunicare agli uomini il grande ed inestimabile dono della misericordia divina, per cui la locuzione il "Il tempo... e il Regno..."non deve suonare come un ultimatum - potrebbe essere l'idea che vige nell'AT-, ma in Gesù deve essere intesa come l'esplicitazione della volontà salvifica... Dio continua a offrire all'umanità ancora una chance, un'altra possibilità... ancora una proposta di vita da parte di Dio. In questo contesto si comprende anche l'invito immediato e pressante alla cambiamento... questo incitamento alla fede e alla conversione permette all'uomo di leggere i segni divini presenti nel nostro tempo e nella nostra storia e individuare in modo preciso e ordinato la presenza del Regno. La fede diventa la "conditio sine qua non", necessaria e indispensabile, per l'accoglienza della proposta che scaturisce dalla predicazione di Gesù. È possibile un cambiamento radicale? La parola di Dio risponde in modo affermativo. Si può spiegare in questo modo la chiamata dei primi apostoli. La conversione è una realtà fattibile e realizzabile...è opportuno entrare nella dinamica di Dio e accogliere la sua proposta, il suo annuncio evangelico, partendo dalla propria situazione vitale e dalla realtà che ci circonda. Quali suggerimenti? Prima di tutto è importante comprendere che la nostra attività deve compiere un salto qualitativo. Gesù ai futuri apostoli chiede di continuare a pescare non solo pesci (necessari per il sostentamento), ma di iniziare ad essere anche testimoni viventi della "Pienezza dei tempi... della Presenza del Regno... e del Dono alla fede". Il passo ulteriore richiesto a questi uomini è quello di abbandonare ciò che per loro può rappresentare l'unica ricchezza o fonte di guadagno; e iniziare a scendere dalla barca, abbandonare il mare, camminare laddove si trovano e vivono gli uomini, entrare in contatto con quel mondo spesso estraneo, ascoltare, dialogare, riflettere e, se necessario, cercare di mettersi in discussione. Per quest'opera non ci devono essere interessi o attrattive a cui restare legati. Nel racconto della vocazione della "seconda coppia" di apostoli, l'evangelista Marco sottolinea in primo luogo come è Gesù a sentire l'urgenza della missione "E subito li chiamò" (v.20). E in secondo luogo l'altra caratteristica dell'essere evangelizzatore, oltre alla fede, è necessaria la disponibilità ad essere liberi, non solo dalle certezze umane e dai beni terreni, ma anche dagli affetti familiari- c'è il congedo e l'abbandono del padre Zebedeo- e da tutto ciò che consegue. Possiamo tranquillamente dire che i primi quattro apostoli offrono i criteri e l'immagine del discepolo ideale: libero dai beni terreni e dagli affetti familiari. Si può leggere in quest'ottica la frase di Pietro riportata in Mc 10,28. Commento a cura di don Alessio De Stefano |