Omelia (01-02-2009)
don Marco Pratesi
Profeti

La sezione 12,1-26,15 del Deuteronomio costituisce il cosiddetto "codice deuteronomico", una raccolta di leggi che regolano il culto e la vita civile. Il brano 18,9-22 riguarda la figura del profeta (ma vedi anche 13,2-6), colui che parla al popolo a nome di Dio, rendendo nota la volontà divina. Non è infatti possibile una presenza aperta e diretta di Dio, che risulterebbe temibile e addirittra devastante. Al momento dell'alleanza sul Sinai Mosè aveva svolto l'ufficio profetico (cf. Es 20,18-21). Ebbene, Dio assicura che questo ministero non finirà con Mosè: manderà alcuni, scelti in mezzo al popolo, attraverso i quali accompagnerà e illuminerà il cammino di Israele nella storia.
Al profeta si chiede prima di tutto di dire solo quanto Dio ordina e di non farsi portavoce di altri dèi. Una volta che queste due condizioni sono soddisfatte, l'eccellenza del profeta dipenderà dal suo grado di intimità con Dio: la grandezza di Mosè come rivelatore di Dio e profeta sta appunto nel suo intrattenersi "faccia a faccia" con Dio (Dt 34,10). Il profeta autentico non si attribuisce da sé questa missione, è scelto da Dio; ha esperienza di lui; è in grado di distinguere la parola di Dio da quella proveniente da altre fonti, e solo quella vuole portare.
Al popolo è affidato l'impegno di ascoltare e obbedire. Con ciò viene rifiutato ogni tentativo umano di carpire in proprio il mistero delle cose per potersi assicurare la vita con proprie tecniche, di qualunque tipo. All'epoca, l'ancestrale diffidenza nei confronti di Dio e la pretesa di assicurarsi la vita in proprio e senza di lui, assumeva soprattutto la forma del ricorso alla magia e alla divinazione, oggi tutt'altro che tramontato. In generale però qualunque tentativo di impadronirsi del segreto della vita evitando la porta stretta della consegna di sé a Dio nella fede e nell'obbedienza, è da ritenere idolatrico. Da questo punto di vista la superstizione moderna assume molteplici forme, ciascuna delle quali ha i suoi profeti: dai nuovi spiritualismi al razionalismo scientista, dal tecnologismo alla religione della salute.
La fede cristiana legge in questo passo anche una profezia di Gesù, colui che "ha visto il Padre" (cf. Gv 1,18; 6,46; 14,9) e perciò rispecchia fedelmente - non solo con la parola, ma in tutta la persona e la vita - il volto di Dio. In questa intimità unica si radica la sua stupefacente "autorità" dottrinale (cf. Mt 7,29; Mc 1,22.27; Lc 4,32.36). Nella misura in cui ci si mette in ascolto di lui, si è anche in grado, per dono battesimale, di essere veri portavoce dei progetti di Dio, non solo per sé ma anche - nella misura in cui questi ci sono affidati - per i fratelli.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.