Omelia (25-01-2009) |
padre Antonio Rungi |
La conversione nasce da una fede autentica Celebriamo oggi la terza domenica del tempo ordinario, ma anche la festa della conversione di San Paolo Apostolo che chiude, tra l’altro, l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Tutti temi che ci riportano ad un argomento unico, quello della fede che parte dalla conversione e si sviluppa in una conversione permanente. L’uomo non è mai definitivamente certo delle verità di fede, ma sempre alla ricerca e cammina verso il definitivo possesso di tali verità, che avrà nella pienezza solo quando vedrà Dio faccia a faccia. Tra dubbi, incertezze, pause, scetticismo di ogni genere, nel tempo si costruisce una convinzione profonda che Dio non ci abbandona e che è sempre con noi. Lui è davvero l’unica nostra certezza e sicuramente la vita oltre la stessa vita. Di vita in vita, come ci ricorda il servo di Dio Giovanni Paolo II. Comprendiamo queste verità, meditandole profondamente nel nostro cuore ed immergendoci in esse, alla luce della parola di Dio di questa terza domenica. Proprio partendo dalla prima lettura tratta dal Libro di Giona, ci concentriamo sul tema della conversione, che passa attraverso varie azioni concrete e visibili: il pentimento nella fede in Dio, il digiuno, il vestire il sacco in segno di distacco e penitenza. Dio si muove a compassione dell’uomo, non ha il cuore duro e indifferente. Egli vuole il bene dell’umanità. Ma è anche l’umanità che deve volere il suo bene. Chi opera il male e fa il malvagio non può trovare accoglienza presso Dio, finquando non si purifica, si converte e cambia vita. Bisogna chiedere a Dio la grazia della conversione non per un momento o per una particolare situazione, ma per sempre, al fine di reimpostare la nostra esistenza incentrata sul dono della fede. Capire questo significa leggere con occhi diversi la realtà del nostro tempo. E’ spesso per la durezza del nostro cuore che situazioni di ingiustizia, immoralità, di malvagità non si trasformano in giustizia, moralità e bontà. Il mondo in cui viviamo non è molto diverso da quello del tempo di Giona, ma certamente i fatti di cronaca dei nostri giorni ci danno l’esatto quadro di un mondo malvagio dove si commettono ancora tanti efferati crimini, soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più piccoli. Anche il testo del vangelo di oggi ci riporta al tema della conversione. In questo caso non è più Giona a rivolgersi a Niniviti, ma è Gesù stesso che si rivolge ai suoi discepoli, alle persone che si pongono alla sua sequela come il primo gruppo degli Apostoli, a cui fa riferimento il brano odierno, ma soprattutto le grandi masse che incominciano da subito a seguire Gesù, perché affascinati dalla sua parola, prima di essere affascinati dalla sua Persona. Anche qui risuona forte l’appello: "il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo, cioè alla buona notizia". L’appello alla conversione, al cambiamento di mentalità e strada, è giustificato dall’imminenza del regno, dalla vicinanza di un Dio presente nella storia dell’umanità tramite il suo unico e principale inviato, Gesù Cristo, che richiede un nuovo stile di vita, il modificare radicalmente il proprio pensare ed agire. La prima risposta di questo cambiamento la registriamo nei suoi apostoli. Essi lasciarono tutto e tutti e seguirono Gesù. Oltre la sequela e la chiamata-risposta di cui parla il Vangelo oggi, c’è un’altra fondamentale conversione che bisogna operare dentro e fuori di noi ed è quella che ci rammenta l’Apostolo Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, in cui ci raccomanda un certo distacco dalle cose e dalle persone, per puntare direttamente al cuore della nostra vera speranza e della nostra vera gioia, che è Cristo Signore, perché passa il mondo e il tempo per collocarci nell’eternità. Comprendere tutto questo significa entrare in un’altra dinamica spirituale, umana, sociale e temporale con il mondo e le cose che possediamo. Saperle valorizzare per la nostra vera felicità terrena e soprattutto per quella eterna. Gli affetti più cari, i vari beni posseduti o avuti in dono, non ci possono allentare dal vero e sommo bene che è Dio e la salvezza dell’anima e l’eternità Per noi vale ciò che scriveva sant’Agostino nel suo libro "Le Confessioni", che è un testo autobiografico di conversione: la sua persona, tutto il suo essere fu e rimase inquieto ed irrealizzato finquando non incontrò Dio nella sua vita, finquando non ricevette il battesimo da un altro grande santo del suo tempo, quell’Ambrogio Vescovo di Milano, che lo portò sulla retta strada, cambiando vita e vivendo completamente a servizio del Vangelo e della comunità dei credenti. Ma un ruolo importante in questa conversione assunse anche la madre, Santa Monica, che nella preghiera continua a Dio non faceva altro che chiedere questo al Signore. A conferma che anche nel dono della fede e della conversione una parte importante l’hanno i genitori, gli educatori e i pastori. Sia questa la nostra preghiera di oggi: "O Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa’ che sentiamo l’urgenza di convertirci a te e di aderire con tutta l’anima al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l’unico Salvatore, Gesù Cristo". Amen. |