Omelia (26-01-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Ringrazio Dio...ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia." Come vivere questa Parola? La seconda lettera a Timoteo è l'ultima scritta da Paolo, secondo alcuni studiosi solo un paio di mesi prima che l'apostolo delle genti subisse il martirio. In questa lettera, affaticato dalla prigionia a Roma e in attesa della condanna a morte, Paolo invita il suo collaboratore di un tempo a perseverare nella fede, ad evitare i pericoli degli ultimi tempi e a combattere con lui la buona battaglia del Vangelo. Le parole dell’Apostolo esprimono, all’inizio, tanta affettuosità verso Timoteo, che aveva incontrato in uno dei suoi viaggi di predicazione e immediatamente aveva voluto che partisse con lui e lo accompagnasse nelle sue fatiche missionarie. Per quindici anni Timoteo era stato prezioso collaboratore di Paolo e suo fedele delegato presso varie comunità cristiane. Il motivo del ringraziamento a Dio, però, va oltre la persona e l’opera del discepolo. Paolo risale alla mamma, alla nonna, ad una tradizione familiare che ha preparato questo giovane a divenire uno dei primi seguaci di Gesù. Ma l’Apostolo sa che non basta una buona famiglia alle spalle per dare forza e continuità nell’annuncio del Vangelo. Per questo raccomanda a Timoteo di ravvivare il dono di Dio che è stato seminato in lui. Per crescere nell’amore, nella speranza, nella fede è necessario vivere il momento presente con la volontà di trovare forme, vie, mezzi, incontri, situazioni perché il dono di Dio sia ravvivato, si realizzi nell’esistenza. L’insegnamento-appello di Paolo è rivolto anche a noi che viviamo in un tempo in cui spesso si guarda più all’immagine che al contenuto della vita di ciascuno. In un tempo in cui prevalgono la fiction e il virtuale: esperienze che ci allontanano inesorabilmente dalla realtà e dalla verità dell’esistenza. Chi non ravviva quotidianamente il dono di Dio, e non incomincia con il giorno che incomincia, come diceva il Piccolo Placido, non ha futuro con Dio né su questa terra, né nel cielo. Oggi, nei momenti di silenzio che mi concederò, pregherò così: concedimi, Signore, di considerare ogni giorno come il primo e l’ultimo della mia vita, perché sia all’alba, come al tramonto, io riesca a tendere solo a Te attraverso i fratelli e le sorelle che incontro. Parole di un biblista Probabilmente l’Apostolo (all’inizio della Lettera) intende riferirsi al momento del proprio arresto a Troade, a cui doveva essere presente anche Timoteo... Quella scena di Timoteo che piangeva più che se gli avessero rubato il padre, l’Apostolo non poteva mai dimenticarla e avrebbe fatto di tutto pur di asciugargli una lacrima! Settimio Cipriani |