Omelia (26-01-2009)
Monaci Benedettini Silvestrini
La fedeltà in Cristo ci salverà

Proseguiamo la lettura e la teologia della Lettera agli Ebrei. Oggi l’autore indica Gesù come il Pontefice e Sacerdote della Alleanza. La parola alleanza ha due significati complementari. Essa indica il patto o l’impegno di Dio con il suo popolo. In questo caso si richiede un mediatore, come è stato Mosé. Segno dell’impegno vitale tra i contraenti è il sangue, simbolo della vita. Gesù ora svolge questo ruolo mediatore attraverso la sua autodonazione avvenuta una volta per sempre con la sua morte e conclusasi nel santuario celeste, quello della sua umanità glorificata. Come massimo gesto di amore, attuato nella solidarietà con gli esseri umani, la morte di Gesù è il luogo della rivelazione della volontà salvifica di Dio a favore di tutti gli uomini. L’intera umanità può partecipare al canto nuovo, perché nella morte di Gesù l’amore di Dio ha raggiunto ogni creatura. Rimanendo fedele a Dio nella morte, Gesù ci ha conquistato le energie per schierarci dalla parte di Dio e per diventare uomini secondo il suo disegno. Gesù è l’apice dell’amore di Dio per noi e, insieme, del nostro amore per Dio. L’aperto rifiuto e contestazione dell’azione rivelatrice di Dio per mezzo del suo Spirito è un peccato imperdonabile. Chi si mette in questa attitudine contraddittoria si sottrae all’iniziativa liberatrice e salvante di Dio. Quelli che ora rifiutano apertamente l’annuncio evangelico, in cui si prolunga la rivelazione dello spirito di Dio, si pongono nella stessa condizione dei contestatori storici dei gesti liberatori di Gesù.