Omelia (01-02-2009) |
mons. Roberto Brunelli |
Un insegnamento con autorità La prima parte della vita pubblica di Gesù si svolse in Galilea, la regione settentrionale della terra d’Israele, dove si trovano località dal nome che i vangeli hanno reso familiare: Cana, Naim, Cafarnao col suo lago, il monte Tabor, e Nazaret, il modestissimo villaggio dove egli era vissuto sino ad allora. Quando però diede inizio alla sua predicazione, ripetendo l’annuncio sentito domenica scorsa ("Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete nel Vangelo") egli lasciò il suo villaggio per trasferirsi in quella che tra tutte le località della Galilea poteva dirsi una città, Cafarnao, sede di dogana sulla Via Maris, la strada che collegava l’Egitto con la Siria e la Mesopotamia. Là egli prese dimora in casa di Pietro, e là si ambienta il vangelo di oggi: "Gesù, entrato di sabato nella sinagoga di Cafarnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi". Spesso i vangeli rilevano la meraviglia delle folle dinanzi all’operato di Gesù; di rado però ne danno la motivazione. La coglie Marco, il quale anzi nel brano odierno poco dopo la ripete. Nella sinagoga Gesù guarisce un "indemoniato" (cioè un malato, probabilmente uno psicopatico o un epilettico), e davanti al prodigio "tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: I presenti sono stupiti anzitutto dalla novità dell’insegnamento di Gesù, che si differenzia da quello degli scribi, gli esperti della Legge divina, i quali la spiegavano sempre rifacendosi ad autorità precedenti. Non è detto qui in che consistesse la novità, ma ne offre esempi il vangelo secondo Matteo (5,21-44): "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non giurare il falso; ma io vi dico: non giurate affatto. Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Avete inteso che fu detto¨Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici...". Un insegnamento nuovo, dunque, che non cancella l’antica Legge ma ne fa scoprire la valenza più profonda; che oltre ai fatti guarda alle intenzioni; che svela come la fede in Dio non si manifesti semplicemente nei fatti esteriori ma consista anzitutto nella personale, interiore adesione a Lui. Un insegnamento nuovo, che Gesù dimostra di avere l’autorità di impartire in virtù della sua autorità: di qui la guarigione dell’ "indemoniato" e tutti, i tanti miracoli da lui compiuti nel corso della sua vita pubblica. In effetti i miracoli non sono soltanto un segno della sua compassione verso chi soffre; sono espressione dei poteri straordinari ricevuti da Dio, e dunque anche del potere di stabilire il senso autentico e profondo di quanto era stato tramandato come volontà di Dio. Se è così, la parola di Gesù è la legge suprema, di fronte alla quale non si discute: prendere o lasciare, come si usa dire. Nessuno, neppure le autorità della Chiesa, può permettersi di cambiarla; compito della Chiesa è quello di diffonderla, spiegarla, ricavarne le applicazioni ai sempre nuovi casi della storia, mentre l’impegno del credente sta nel conoscerla, capirla bene in tutte le sue implicanze, e metterla in pratica. Niente di meno, niente di diverso. |