Omelia (01-02-2009) |
padre Paul Devreux |
Il vangelo di oggi ci parla dell'inizio della predicazione di Gesù in Galilea, a Cafàrnao, in sinagoga il giorno in cui la comunità si raduna, come facciamo noi la domenica. Il suo insegnamento stupisce perché dicono che è fatto con autorità, cioè non si basa su ciò che dicono altri o su scritture, ma è fatto in prima persona, come quando Gesù dice: "Avete inteso che fu detto...., ma io vi dico...". E' basato sulle sue convinzioni ed esperienze personali, mentre gli scribi si riferivano sempre alla legge. Ed ecco che nell'assemblea c'è un uomo, che chiamerò Davide, per dargli un nome ed evitare di considerarlo solo con il suo titolo di indemoniato. Di lui sappiamo solo che è lì, come tutti, quindi è un praticante, uno dei tanti, e come tutti avrà la sua famiglia, il suo lavoro, ma soprattutto diciamo che è uno assolutamente normale, come tutti noi, per cui la domanda che s'impone è: come mai quel giorno si è scaldato tanto? Come mai considera che Gesù è venuto non solo a rovinare lui, ma tutti i presenti, dal momento che parla al plurale? Sappiamo che Gesù invita alla condivisione e alla fratellanza, e questo, se preso sul serio, è un discorso molto impegnativo e destabilizzante, tanto da poter turbare gli equilibri di un piccolo paese tranquillo, se il povero non vi è tutelato, se vi sono gravi disuguaglianze sociali, situazioni di ingiustizia stabili, come potevano essere per esempio la schiavitù, la condizione della donna e dello straniero. Gesù vuole abolire la divisione tra Dio e l'uomo e quindi a maggior ragione tra uomo e uomo, e questo scatena una tempesta in Davide che Gesù calma con le stesse parole con le quali calmerà la tempesta in mare: "Taci". Noi consideriamo Davide un indemoniato perché reagisce alle proposte di Gesù e si spaventa, ma notiamo che chi non reagisce è peggiore, perché significa che non ha capito o che fa solo finta di ascoltare, per non permettere alla parola di Gesù di scalfirlo, e continuare a vivere una religiosità tranquilla e che non turbi gli equilibri stabiliti, per non dire imposti da chi può. Di fatto, grazie a questo sfogo, Gesù può intervenire nella vita di Davide, liberarlo da questo spirito impuro e dalla sua paura di rimetterci se lo ascolta. Gli altri non si sa quanto Gesù sia riuscito ad aiutarli. Da tutto questo possiamo trarre due conclusioni: - la prima è che non dobbiamo avere paura di manifestare le nostre perplessità quando la parola ci scandalizza o ci lascia perplessi; - la seconda è che Gesù è pronto al confronto e può aiutare meglio chi si manifesta che chi tace e fa finta di niente; il dialogo con lui e con la sua parola è necessario e mi aiuta a capire meglio e con più intima convinzione i suoi insegnamenti. Ecco perché la chiesa c'invita a fare in settimana dei gruppi di ascolto; perché sono occasioni di confronto e quindi di crescita. |