Omelia (01-02-2009)
padre Antonio Rungi
Il fascino della parola del Divino Maestro

Celebriamo oggi la quarta domenica del tempo ordinario, ma anche la giornata nazionale della vita. La parola di Dio, ricca di tanti motivi di riflessione personale e comunitaria, ci aiuti a comprendere esattamente quanto sia importante lasciarsi affascinare dalla Parola di Dio e dalla Parola di Cristo. Oggi, infatti, è proprio l’attività evangelizzatrice al centro del brano del Vangelo di Marco che ci presenta il Signore nella sinagoga di Cafarnao ad insegnare e quanti lo ascoltano rimangono stupiti del suo insegnamento. Quanto questo sia di insegnamento anche per noi cristiani del terzo millennio è importante comprenderlo per non vanificare ciò che il Signore detta al nostro cuore per rispondere alla chiamata alla santità.
Nel brano evangelico di oggi vanno evidenziati alcuni fondamentali aspetti del nostro rapporto con il Divino Maestro. Ogni maestro usa la parola per trasmettere sapere, contenuti e stili di vita. Parole che restano nel vago e nell’astratto e che non trovano rispondenza, molte volte, nella vita di tutti i giorni. L’insegnamento di Cristo ha una sua efficacia intrinseca ed estrinseca, in quanto Cristo parla come uno che ha autorità e parla nel nome di Dio, essendo Figlio di Dio. Inoltre, la sua parola produce effetti speciali nella vita di chi l’ascolta (la meraviglia), ma anche il dono della guarigione, della liberazione da ogni spirito maligno ed infettante il cuore e la mente degli uomini. Il Vangelo di oggi, non a caso, ci riporta quanto sia accaduto proprio nella Sinagoga di Cafarnao con un indemoniato, liberato da questo grave peso della possessione diabolica mediante la parola sanificatrice e santificatrice di Gesù. Della potenza della Parola di Dio sappiamo molto a partire proprio dalla creazione "Dio disse", per poi arrivare alla Parola Incarnata al Verbo di Dio fatto carne, Gesù Cristo, unico salvatore del mondo. Incentrare la nostra vita su questa parola vera e certa significa vivere nell’autentica serenità dello spirito e del corpo.
In questa direzione va interpretato il brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro del Deuterònomio. Il Dio che si rivela al popolo eletto e gli parla, attraverso Mosè. All’origine dell’Antica Alleanza c’è, anche in questo caso, un atto comunicativo da parte di Dio. Ogni volontà di Dio viene espressa attraverso i suoi profeti, i veri profeti e non quelli che tali non sono, come i falsi profeti dell’Antico Testamento, ma anche di tutti i tempi. Troppe persone presumono di essere interpreti della volontà di Dio nei confronti degli altri e sono incapaci di cogliere la volontà di Dio nei loro riguardi soprattutto quando si tratta di accogliere le prove e le sofferenze della vita. Comprendiamo allora il senso di questo testo di uno dei fondamentali libri della Bibbia.
Tanti profeti, in questi 2000 anni dell’era cristiana, sono apparsi e scomparsi come vere e proprie meteore. Presunti grandi della terra, a tutti i livelli, che avevano la pretesa di cambiare e modificare il mondo in ragione delle loro deboli parole e della loro debole forza. Si è imposto un pensiero debole a tutti i livelli, fino a raggiungere l’attuale situazione di una fragilità culturale, mentale, scientifica ed anche religiosa che rende evidente l’insicurezza, la precarietà e il relativismo in ogni cosa. Una parola vale l’altra e non si riesce a differenziare la parola che è vera da quella che è falsa. Tutto questo è avvenuto perché ci si è allontanati dalla Parola di verità che è Cristo, il Verbo del Padre.
Dalla dottrina sul vero si passa alla dottrina del correttamente etico. E San Paolo Apostolo che è esperto comunicatore, grande uomo della parola, nelle sue lettere evidenza esattamente questo stretto rapporto tra il credere, il dire e il fare. Lo evidenzia anche nel brano della seconda lettura della parola di Dio di questa quarta domenica del tempo ordinario, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, durante la quale noi cattolici italiani celebriamo anche la trentunesima giornata nazionale della vita, sul tema "La forza della vita nella sofferenza".
San Paolo, scrivendo ai suoi fratelli di fede, cerca di sostenere e incoraggiare tutti a vivere senza eccessive preoccupazioni terrene ed umane, che spesso fanno soffrire e tolgono il respiro. Cosa significhi tutto questo, lo possiamo capire facilmente: bisogna vivere avendo a cuore prima di tutto i beni dell’anima e dello spirito, per non restare intrappolati nelle logiche di interessi umani e materiali, che fanno perdere di vista la vera finalità del nostro vivere e del nostro agire.
La nostra preghiera di questa giornata di festa e di vita sia quella della comunità dei credenti, radunata oggi per celebrare le lodi del Signore e celebrare l’Eucaristia, punto di partenza e di arrivo di ogni discorso autenticamente cristiano e aperto alla vita: "O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore dalle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano". Amen.