Omelia (01-02-2009)
don Daniele Muraro
Parola al servizio del Vangelo - 1

Gesù parla come uno che ha autorità. L’evangelista san Marco non ci riporta nessuna parola del primo discorso pubblico di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, ma ce ne mostra gli effetti. La parola di Gesù è alla portata di tutti, tutti la capiscono, ma per accettarla occorre fare uno sforzo interiore; essa infatti invita a forti cambiamenti.
Non per nulla la settimana passata abbiamo sentito nel riassunto del messaggio iniziale di Gesù che egli parlava di un Regno di Dio vicino e della necessità di credere a questo annuncio di bene.
Nell’episodio di oggi Gesù ad un certo punto è costretto a intimare il silenzio di fronte all’assemblea. Non che gli fosse stato mancato di rispetto; anzi erano tutti pieni di interesse per le sue parole. Ma la luce quanto è più forte tanto più nette fa apparire le ombre di chi fa resistenza alla suo splendore.
"Io so chi tu sei!" è l’obiezione dell’uomo posseduto che grida e si agita. Può essere anche la contestazione dei nostri giorni. Per molti il Vangelo ha smesso di essere una novità; si pensa di conoscerlo, si pretende di giudicarlo, lo si abbandona come inutile.
Altri profeti sono sorti all’orizzonte e occupano lo scenario della comunicazione. Predicano una morale più facile e il predominio delle opinioni rispetto ad una presunta verità. Chi gli si oppone è accusato di non essere abbastanza moderno, oppure, visto che il credito della modernità è in calo, semplicemente di essere intollerante.
"Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?" È chiaro che la vittoria del bene segna la sconfitta del male e tuttavia noi siamo diventati più sensibili di un tempo al rispetto dei diritti di espressione e di scelta. Il bene non lo si può imporre per forza e la verità deve risplendere di luce propria nelle coscienze. Solo così la pratica sarà senza finzioni e il bene sarà meritorio.
Ma possiamo domandarci: davvero Gesù e i suoi apostoli sono estranei ad una mentalità di rispetto dei diritti umani e di promozione della libertà personale?
"Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni" dice san Paolo nella seconda lettura e le sue ultime parole per oggi sono: "Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore!".
Ci sono dei ragionamenti capziosi, che gettano un laccio e ci sono degli interventi liberanti, che i lacci li sciolgono e permettono di esprimersi con più libertà.
Per apprezzare il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo anche oggi c’è bisogno di fare silenzio, interiormente. In molti pretendono di avere l’assenso della gente comune, ma come stiamo constatando di questi tempi il credito si consuma e diventa discredito. In tutto ciò che attira nella nostra società attuale a badarci bene, c’è sempre qualcosa di spurio, che non può convincere del tutto né del tutto far contenti.
A questo punto la persona accorta è messa di fronte ad una scelta esistenziale, o accontentarsi del meno peggio, ritirandosi in se stessa, oppure ritornare ad ascoltare la voce di Gesù.
Gesù non nasconde la sua pretesa di dare una risposta alle aspettative umane, ma lo fa in modo originale e senza sbavature. In lui non c’è incertezza, ma neanche arroganza: egli fa una proposta di salvezza che restituisce all’uomo la sua dignità e gli mette davanti le sue responsabilità.
Siamo nell’anno paolino e c’è un episodio interessante nella vita di san Paolo che può servire bene per illustrare questo punto e per concludere la nostra riflessione.
Quando san Paolo aveva già deciso di andare a Roma a predicare il Vangelo anche là e si preparava per il grande passo non senza prima essere passato da Gerusalemme, a Efeso, dove egli si era trattenuto per più di un due anni scoppiò una rivolta contro di lui.
Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artèmide in argento (la dea Diana dei romani) e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo. Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano".
All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artèmide degli Efesini!".
Per accettare il Vangelo di Gesù occorre una certa dose di umiltà e anche il distacco dai propri interessi immediati. Non ci risulta che san Paolo abbia operato esorcismi nel corso della sua missione, ma ha liberato tanti pagani dalla paura e dalla superstizione, e ha dato loro una speranza nuova annunciando il Dio vivo e vero.
Esiste una eloquenza capace di muovere all’ammirazione per la bravura dell’oratore, esiste un’arte dell’argomentazione che mira a modificare le convinzioni nella mente delle persone senza quasi che queste se accorgano e infine c’è la Parola del Signore. Forse non tutti ci rendiamo conto di quale fortuna sia poter apprezzarne la differenza.
La Parola del Signore può suscitare un moto di rifiuto come nel caso degli Efesini e dell’indemoniato oppure può accendere ammirazione, tuttavia da essa non si può eliminare la caratteristica principale, ossia la sua origine divina, il fatto che proviene direttamente da Dio per la nostra salvezza.
Alla fiera delle opinioni le bancarelle sono tante, ci si può avvicinare per curiosità, ma i buoni affari sono scarsi. Solo una Parola salva, ed è quella di Gesù.