Omelia (01-02-2009)
LaParrocchia.it
Autorità e forza della Parola

Dopo aver raccontato la vocazione dei primi quattro apostoli, l'evangelista Marco presenta Gesù nell'atteggiamento di maestro all'interno della sinagoga. È interessante notare, in tutto il contesto evangelico, come l'insegnamento di Gesù viene visto qualitativamente differente da quello impartito dai rappresentanti/pedagoghi delle altre fazioni o movimenti religiosi.

Gesù insegna in una forma autorevole (dice il testo): cioè non si limita ad un atteggiamento distaccato, alle citazioni - molte volte senza nesso - dei rabbini o maestri che in passato avevano commentato le scritture, alla ripetizione di un messaggio che era diventato sterile e privo di senso. Ma sulle labbra di Gesù la Parola proclamata acquista significato e credibilità, tanto da smuovere la coscienza delle persone che non assistono in una forma passiva ed inerte alla proclamazione, ma si sentono direttamente interpellati, coinvolti e scossi da quelle parole che per quanto antiche sono considerate vive e piene di vigore.
L'autorevolezza di Gesù è legata al fatto che Egli è il Compimento delle promesse di tutto l'AT, il Rivelatore per eccellenza, il Signore della Parola e dà lo Spirito che rende vivo ed efficace il testo.

La Parola letta, rivisitata, resa viva ed efficace dall'autorità di Gesù è capace di scardinare la radice di ogni male o illuminare le zone d'ombra o gli angoli più nascosti che persistono nella vita di ogni essere umano.
Infatti, subito dopo questa precisazione viene detto che all'interno della sinagoga c'è una persona posseduta da uno spirito immondo... indicazione da prendere sul serio perché il male è presente anche nella comunità cristiana, si mimetizza con i suoi membri, contrariamente a quanto si può pensare visto che viene collocato o relegato sempre in un contesto extra ecclesiale, si confonde con ciò che è buono, vive bene e anche in una forma nascosta, lavora in modo subdolo e libero e non viene né percepito, né considerato, né scomodato (piacere grandissimo che si fa al diavolo); ma a smascherarlo, dice il vangelo, è il vigore che promana dalla Parola.

La confessione shock della persona indemoniata dice la verità di e su Gesù e offre una risposta allo stupore che pervade il cuore e la vita degli "Uditori della Parola". Ma il grido dell'indemoniato è anche la presa di posizione che molte volte esce fuori dalla bocca di coloro che non vogliono essere "disturbati" e convivono bene nel loro male e nella situazione vitale (mortale) che il peccato crea e ha creato nella loro esistenza.
Alcune volte la proposta di salvezza cristiana di uscire fuori dalla propria mediocrità, di abbandonare un "modus vivendi" imperniato su una vita guidata e condotta dall'azione del diavolo, viene considerata un danno irreparabile per il semplice fatto che ci si deve riorganizzare tutto e iniziare un cammino che costa fatica percorrere.

L'uomo nella maggior parte dei casi preferisce non essere "turbato-straziato-tediato" dalla Parola o Autorità di Gesù: meglio il peccato con tutti i vantaggi illusori e la falsa libertà che procura, che sottoporsi alla Parola di Dio che mi chiama alla conversione, alla santità e alla realizzazione piena.
La reazione della folla è occasione di insegnamento per l'evangelista: chi è costui? L'autore del primo vangelo dice che non è sufficiente rispondere alla domanda limitandosi ad una semplice e superficiale professione di fede o al momento emotivo che si sta vivendo... in sintesi cavarsela con poco.

Ma il valore della presenza di Gesù si coglie nel momento in cui si lavora per un incontro quotidiano, autentico e concreto...che deve snodarsi attraverso la frequenza ai sacramenti, l'ascolto assiduo e il confronto serrato con la Parola, l'impegno indefesso ad aprire il proprio cuore e la propria esistenza alla grazia che ci viene offerta attraverso tutti questi canali.
La lotta contro il diavolo si combatte soprattutto con le armi che provengono dalla fede e dall'impegno e dallo zelo che si profonde in questo duello.... Allora la vittoria o liberazione è assicurata.

Commento a cura di don Alessio De Stefano