Omelia (01-02-2009) |
Totustuus |
SCHEMA RIASSUNTIVO Tema: Gesù, il grande Maestro d’Israele Obiettivo: Far sì che i fedeli vedano più facilmente i segni di credibilità che indicano che Cristo è Dio 1. Erano stupiti dal suo insegnamento a) Gli scribi insegnavano la legge di Mosè. Ma con la loro vita mettevano in cattiva luce gli insegnamenti della stessa legge di Dio. b) Cristo è veramente "il profeta in mezzo ai suoi fratelli" e Dio Padre ha posto sulle sue labbra le sue parole di vita eterna (prima lettura). 2. Una dottrina nuova a) Questa dottrina nuova è quella promessa da Dio nel Deuteronomio: "non proferiranno menzogna; non si troverà più sulla loro bocca una lingua fraudolenta" (prima lettura). b) La dottrina nuova è la legge dell'amore, della carità verso il prossimo. I) Questa carità è distintiva del cristiano autentico: "Guardate come si amano!" diranno i pagani a proposito dei cristiani a Gerusalemme. II) È il suo comandamento nuovo: "Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato". LA BIBBIA «Un grande profeta è sorto tra noi: Dio ha visitato il suo popolo» (Lc 7,16). «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1,4). LA CATECHESI E IL MAGISTERO "Cristo" viene dalla traduzione greca del termine ebraico «Messia» che significa «unto». Non diventa il nome proprio di Gesù se non perché egli compie perfettamente la missione divina da esso significata. Infatti in Israele erano unti nel Nome di Dio coloro che erano a lui consacrati per una missione che egli aveva loro affidato. Era il caso dei re, dei sacerdoti e, in rari casi, dei profeti. Tale doveva essere per eccellenza il caso del Messia che Dio avrebbe mandato per instaurare definitivamente il suo Regno. Il Messia doveva essere unto dallo Spirito del Signore, ad un tempo come re e sacerdote ma anche come profeta. Gesù ha realizzato la speranza messianica di Israele nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re (CCC, 436). I PADRI Di fronte alla grandezza del miracolo, ammirano la novità della dottrina del Signore, e sono spinti dalle cose che hanno viste a far domande su quello che hanno udito. Non c'è dubbio, infatti, che a questo miravano i prodigi che il Signore stesso operava servendosi della natura umana che aveva assunta, o che dava facoltà ai discepoli di compiere. Per mezzo di questi miracoli gli uomini credevano con maggior certezza al vangelo del regno di Dio che veniva loro annunciato: infatti coloro che promettevano agli uomini terreni la felicità futura mostravano di poter compiere in terra opere celesti e divine. In verità, mentre i discepoli operavano ogni cosa per grazia del Signore, come semplici uomini, il Signore operava miracoli e guarigioni da solo, per virtù della sua potenza, e diceva al mondo le cose che udiva dal Padre. Dapprima infatti il Vangelo attesta che «egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi»; e ora la folla testimonia che egli «con autorità comanda agli spiriti immondi ed essi gli obbediscono» (Beda il Venerabile, In Evang. Marc, 1, 27). "Ed entrarono a Cafarnao" (Mc 1,21). Significativo e felice è questo cambiamento: abbandonano il mare, abbandonano la barca, abbandonano i lacci delle reti ed entrano a Cafarnao. Il primo cambiamento consiste nel lasciare il mare, la barca, il vecchio padre, nel lasciare i vecchi vizi. Infatti nelle reti, e nei lacci delle reti, sono lasciati i vizi. Osservate il cambiamento. Hanno abbandonato tutto questo: e perché lo hanno fatto, per trovare che cosa? «Entrarono — dice Marco — a Cafarnao»: cioè entrarono nel campo della consolazione. "Cafar" significa campo, "Naum" significa consolazione. Oppure (dato che le parole ebraiche hanno vari significati, e, a seconda della pronunzia, hanno un senso diverso), "Naum" vuol dire non solo consolazione, ma anche bellezza. Cafarnao, quindi, può essere tradotto come campo della consolazione o campo bellissimo... (Girolamo, Comment. in Marc, 2). PENSIERI E FRASI E non poté essere altrimenti, dato che l'amore per me e l'amore per il prossimo sono una medesima cosa. Quanto più mi ama l'anima, più ama il prossimo, poiché da me nasce l'amore per lui (Santa Caterina da Siena). L'utilizzo dell'anima non è nel pensar molto, ma nell'amare molto (Santa Teresa di Gesù). ANEDDOTI Un anacoreta che serviva fedelmente il Signore, rivolto a Lui esclamava con ingenua semplicità: "Signore, mi avete ingannato! Quando mi sono consegnato al vostro servizio non immaginavo altro che croci difficili da portare; non vedevo altro che giorni di penitenza e lutto. Invece, sperimento la più dolce consolazione. Signore, mi avete ingannato! Eppure, che felice inganno!". |