Omelia (02-02-2009) |
don Stefano Varnavà |
Ci sono tante osservazioni da fare su questo Vangelo. Questa mattina qualcuno mi ha fatto presente: "Dopo la presentazione al tempio, Luca dice, quando ebbero tutto compiuto, secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea alla loro città di Nazareth. Ma prima non c'è stato l'arrivo dei Magi, la fuga in Egitto...?". Osservazione giusta che richiede una spiegazione. Ogni evangelista fa una "redazione" dei fatti del Signore. Matteo mette in risalto fatti che per lui sono importanti ma che evidentemente non lo sono per Luca che ne mette in risalto altri. E così è per tutti gli evangelisti. Dobbiamo sempre tenere presente che i Vangeli sono una redazione e non una relazione completa di tutto quello che è accaduto: purtroppo! Se i Vangeli fossero stati una relazione completa dei fatti noi avremmo capito molto di più e saremmo stati maggiormente contenti. Sta di fatto che Luca parla di questi fatti. Seconda osservazione: molto probabilmente questi Vangeli, che sono stati scritti in greco prima e in latino poi, risalgono tutti a dei racconti sulla vita di Gesù fatti in lingua aramaica, e molto probabilmente scritti o in ebraico (linguaggio sacro) o in aramaico stesso, quando le persone esistevano ancora. Alcuni dicono che i Vangeli sono stati scritti dal II sec. dopo Cristo in avanti, verso il 100 o 150. Io invece sono convinto che i Vangeli siano stati scritti quando Gesù era da poco morto, e quando ancora erano viventi le persone di cui si parla nel Vangelo. Faccio degli esempi: "la peccatrice": c'era in quella città una peccatrice, cioè una che faceva la prostituta. Non viene nominata perché ancora vivente. Come si può fare apertamente il nome di una persona che si è convertita ma che prima faceva la prostituta? Viene invece fatto il nome di colui che ha aiutato Gesù a portare la croce: Simone di Cirene detto il Cireneo. In altri scritti si legge la frase: "Di cui ci sono tra di noi i due figli...". Quindi i Vangeli sono stati scritti quasi contemporaneamente ai fatti di Gesù e in lingua originaria (aramaica o ebraica). Quando poi viene annunciato il Vangelo fuori dalla Palestina, a Roma o in altri posti, è ovvio che lo si doveva trascrivere nella lingua accessibile a coloro ai quali era destinato: la lingua greca era la più usata, anche se molte volte si devono mantenere gli stessi termini aramaici, perché più incisivi in lingua originale. Non sempre è facile tradurre in un'altra lingua certe espressioni! Osservazione importante: quando leggiamo i Vangeli teniamo presente che possiamo trovare dei fatti molto particolareggiati, e altri invece sui quali si sorvola velocemente. Nel Vangelo di oggi ci troviamo di fronte a due personaggi che vengono descritti in modo particolareggiato. Per poter dire che la profetessa Anna era avanzata in età e aveva vissuto con il marito sette anni dal tempo in cui era ragazza e adesso era rimasta vedova e aveva 84 anni, significava conoscerla molto bene. Infatti non si dice: "era vecchia" ma "aveva 84 anni": una descrizione molto precisa. Quando questi fatti vengono scritti, quel "tale" che li legge, ad esempio Luca che scriveva al popolo di Roma, li "trasferisce" nella lingua greca e li trasmette in modo particolareggiato come li ha appresi. La terza osservazione sta nelle parole di Simeone: "Lascia o Signore che il Tuo servo vada in pace secondo la Tua Parola perché i miei occhi hanno visto la Tua salvezza preparata da Te davanti a tutti i popoli, Luce per illuminare le genti e gloria del Tuo popolo d'Israeele". C'era gente convinta che Gesù fosse il continuatore della storia d'Israele, fosse il continuatore del messaggio d'Israele, fosse il continuatore di questa elezione del popolo d'Israele. Gesù da alcuni è stato ritenuto un eresiarca, uno che ha deviato, invece Lui era la linea continua, solo che i Suoi non lo hanno capito. Ci sono 18milioni di ebrei e abbiamo invece un miliardo di cristiani: non perché i numeri contino, ma ci sono delle situazioni storiche per cui si rimane sempre "circoscritti": girandosi sempre su se stessi senza andare avanti. Gesù è la continuazione dell'Antico Testamento. Ma se Gesù è la continuazione come dice Simeone: "Luce per illuminare le genti e gloria del Tuo popolo Israele", perché continuare a ritornare nell'Antico Testamento? In questi giorni sono rimasto male perché, leggendo bene gli scritti e le preghiere di S.Ambrogio, mi sono accorto che ci sono delle preghiere molto belle che non si usano; continuiamo a usare delle preghiere antiche o i Salmi: continuiamo a tornare nell'Antico Testamento mentre Gesù Cristo è andato avanti. Gloria del Tuo popolo Israele: questo è Gesù Cristo. Da duemila anni a questa parte sono state scritte delle preghiere bellissime, certamente più belle della maggioranza delle preghiere precedenti, perché illuminate da Gesù: Luce per illuminare le genti. Noi abbiamo vanificato le parole di questo anziano "signore"! Possibile che in questi duemila anni non siamo stati capaci di trovare delle preghiere più belle di quelle dell'Antico Testamento? Possibile che lo Spirito Santo che ha guidato Simeone e gli ha fatto dire queste parole, non abbia "fatto" più niente e sia rimasto disoccupato? Tutto il discorso che si è fatto con il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato completamente affossato: non si va avanti. E' chiaro che rimanendo sulle posizioni precedenti, nell'antico, si è più sicuri! Questo è l'atteggiamento di tante persone che sono rimaste vecchie nella testa: ripiegarsi su quello che è già accaduto è certamente più sicuro che non affrontare una strada nuova. Ma Simeone, pur essendo una persona anziana, va avanti e dice: "Bisogna camminare". Simeone vede un Bambino, ma al di là di questo bambino vede una strada, e non solo una strada ma: "I miei occhi hanno visto la Tua salvezza preparata da Te davanti a tutti i popoli". Una salvezza che va avanti! Noi continuamo a studiare la preparazione e non guardiamo mai, invece, il prosieguo che è più importante. Si continua a perdere anni, e a volte dei secoli, per preparare e poi, non si parte mai... Qui c'è tutto un discorso tra il giovane e il vecchio. In questo Vangelo ci troviamo di fronte a due persone anziane che fanno aumentare la nostra stima verso gli anziani. Oggigiorno è facile squalificare le persone anziane perché l'efficentismo molte volte ci porta su delle strade che sembrano essere più produttive e che invece poi si rivelano strade chiuse. Molte volte non si ha la pazienza di ascoltare chi ha più esperienza di noi; esperienza che una volta veniva presa in maggior considerazione. Pensate all'esperienza di un genitore! Io continuo a ripeterlo, ma pensate che il 60% delle persone divise dal proprio marito o dalla propria moglie, devono riconoscere che i loro genitori avevano già sconsigliato quell'incontro! Ai giorni nostri si fa presto a rifiutare il consiglio di una persona più anziana dicendo di lei che "non vive nei nostri giorni" e quindi non capisce nulla! E' interessante vedere come viene vista la persona anziana nell'antichità: nell'epoca eroica degli Achei, Omero ci offre un riflesso dell'epoca arcaica in cui i vecchi sembravano tenere un posto invidiabile. A Nestore, illustre oratore di Pilo, nei momenti difficili si andava a chiedere il parere che era sempre autorevole nella saggezza di cui l'età lo faceva depositario. Nelle tragedie di Eschilo apprendiamo che i giovani sovrani chiedevano il parere del loro Mentore prima di prendere decisioni. E' sempre alle persone anziane o vecchie che si rivolgevano nei periodi difficili! Diverso invece è stato il pensiero di Diogene: a chi gli diceva: "Sei vecchio, riposati", rispondeva: "Se partecipassi alle corse nello stadio dovrei rallentare vicino alla meta, o non precipitarmi verso di essa con tutte le mie forze per arrivare primo?". Pitagora è stato il primo ad elaborare la teoria delle diverse età della vita in corrispondenza alle stagioni: quattro periodi di vent'anni ciascuno: infanzia primavera - 0-20 anni, adolescienza estate - 20-40anni, giovinezza autunno -40-60anni, vecchiaia inverno - 60-80 anni. Teoria ancora valida. Oggigiorno si parla non più di una terza età ma addirittura di una quarta età. Cleonte, a chi gli rimproverava la sua vecchiaia diceva: "Anch'io sarei ben contento di andarmene, ma quando mi vedo in buona salute, capace di leggere e scrivere cambio parere e resto". Anche Platone aveva un concetto positivo: " Capisco che le mie forze sono in declino, ma questo non mi sgomenta, perché quanto più si indeboliscono gli altri piaceri del corpo, più aumentano i miei bisogni e le mie gioie relative alle cose dello spirito". Bisogna spiritualizzarsi. Se i sensi incominciano a diminuire di risposte è più facile approfondire il mondo dello spirito. E' stato Aristotele che invece ha guardato alla vecchiaia come a una mancanza di garanzia in saggezza e ha detto: "L'esperienza dei vecchi non è un elemento positivo; spesso è un accumularsi di errori in una mente irrigidita dall'età. La decrepitezza tocca l'anima e il corpo. La salute fisica e il pieno possesso delle capacità del corpo sono indispensabili alla pratica della saggezza. L'uomo raggiunge il massimo delle proprie capacità intorno ai 50 anni, poi declina, e lo spirito come il corpo subisce gli effetti della vecchiaia. I vecchi (qui rincara la dose) sono avari, non conoscono l'amicizia disinteressata e si attaccano solo a coloro da cui possono trarre utilità. L'amore sparisce per stanchezza o dura solo per abitudine. Abbiamo un bell'esempio di giudizi: i più disparati tra di loro! Che cosa dire? Ci si dimentica che l'uomo non è fatto solo di corpo e spirito, ma è fatto anche di anima. Questa è la risposta. E' vero che lo spirito è influenzato da un corpo sofferente, ma c'è sempre l'anima ed è la cosa più preziosa in una persona. E' attraverso l'anima che Dio può uscire con parole e saggezza, proprio come abbiamo sentito nei due personaggi del Vangelo: Simeone e Anna. E' l'anima che parla in loro; è lo Spirito Santo che passa attraverso la loro anima. Le presenze negative invece passano attraverso il corpo (o anche attraverso lo spirito): non possono però passare attraverso l'anima; attraverso l'anima passa solo lo Spirito Santo. L'anima va tenuta "pulita" perché se l'anima è "sporca" lo Spirito santo non può passare. Quando una materia è piena di grumi invece di essere liscia non è una materia conduttrice di energia. L'anima può fare da tramite tra lo Spirito Santo e la persona solo quando è pulita e recettiva. Concludo con una frase del Generale Mac Arthur (II guerra mondiale): "Non si diventa vecchi perché ci è piovuto addosso un certo numero di anni. Si diventa vecchi perché si sono abbandonati i propri ideali. Gli anni solcano la pelle, ma rinunciare al proprio ideale arriva fino a solcare anche l'anima. Le preoccupazioni, i dolori, i timori, la disperazione sono nemici che lentamente ci piegano verso la terra e ci fanno diventare polvere prima della morte". Preoccupazione vuol dire occuparsi in maniera eccessiva. dare importanza eccessiva a cose che non hanno importanza. Il dolore è la stessa cosa. Noi permettiamo a certe realtà di entrare in noi e di devastare il nostro spirito, mentre dovremmo lasciarli al di fuori di noi. Ci vuole un po' di superiorità, un po' di analisi dal di sopra: saperci vedere dall'alto e non prenderci troppo sul serio. I timori dovrebbero essere superati con la speranza e la fiducia nel Signore, perché Lui è al di sopra di tutto. La disperazione poi non dovrebbe neanche esserci per noi cristiani che abbiamo la speranza in Qualcuno che è più grande del diavolo e della natura". Infatti tutte queste cose ci piegano verso la terra e ci fanno diventare polvere prima della morte. Continua Mac Arthur: "Giovane è colui che è capace di stupore e di meraviglia come il bambino insaziabile che si domanda: "E poi? -oppure- Perché?". "E poi?, Perché?" sono quei "cavalli" su cui i bambini fanno fare delle maratone agli adulti; e se anche noi in tante circostanze avessimo il coraggio di dire: "E poi?, perché?". Sempre Mac Arthur: "Il bambino sfida gli avvenimenti e trova gioia nel gioco della vita. Voi siete giovani quanto lo è la vostra fede, vecchi come il vostro dubbio. Siete giovani come la vostra fiducia in voi stessi, giovani come la vostra speranza; vecchi quanto il vostro abbattimento. Rimarrete giovani finché vi conserverete ricettivi". C'è molta gente che non sa ricevere più niente, che è diventata come un pezzo di legno... E conclude Mac Arthur:"Ricettivi a ciò che è bello, buono e grande. ricettivi ai messaggi della natura dell'uomo, dell'infinito". |