Omelia (08-02-2009) |
padre Romeo Ballan |
Annuncio del Vangelo: risposta di Dio al dolore dell’uomo Riflessioni La vita è "un duro servizio sulla terra", afferma Giobbe (I lettura). Il personaggio e il libro appartengono, da sempre, alla letteratura mondiale. La storia di Giobbe, infatti, è una sfida permanente per tutti, perché induce necessariamente a riflettere sul problema del dolore e del male nel mondo, sul rapporto fra male fisico e male morale, sulla fede in Dio e la sua apparente distanza o addirittura impotenza di fronte al male, soprattutto davanti alla sofferenza delle persone innocenti. La vita umana sulla terra è, per Giobbe, un duro lavoro da schiavi (v. 1-2), tra "illusione e notti di affanno" (v. 3), senza speranza, perché "un soffio è la mia vita" (v. 7). Le tre letture di questa domenica sono una risposta di Dio al dolore umano. L’innegabile durezza della vita umana -descritta nella vicenda di Giobbe- trova spiragli di sollievo e speranza solo nella fede in Dio, il quale è sempre Padre della vita. Nel Vangelo odierno, Gesù mostra con gesti concreti quale è la risposta di Dio di fronte al dolore umano: risposta di vicinanza, solidarietà, condivisione, missione. Lo vediamo nei quattro momenti di questa giornata di Gesù. 1. Guarisce la suocera di Pietro. Osserviamo i dettagli della scena: i discepoli ne parlano a Gesù, lo pregano; Egli si avvicina (si fa prossimo), la prende per mano, la solleva (Marco usa il verbo greco ‘egeiro’, proprio della risurrezione), la cura nel corpo e nello spirito, "ed ella li serviva" (v. 31). La salute recuperata è in vista del servizio da rendere. Tutta la scena sfocia nel servizio agli altri, perché il servizio è l’espressione più alta della vita! 2. Gesù guarisce "molti che erano affetti da varie malattie", scaccia demoni, ecc., ma non vuole pubblicità (v. 34). Queste scene, che si ripetono spesso nei Vangeli, invitano a riflettere su come Dio reagisce davanti al dolore: ascolta i lamenti, si fa vicino, soffre, si commuove, piange, interviene, risolve alcuni casi... Ma non elimina tutto il male dal mondo, anzi Gesù stesso ne sarà vittima innocente. Perché? Perché c’è il male nel mondo? Finché siamo sulla terra, le risposte, anche quelle della fede, saranno solo parziali. Non ci resta che guardare il Crocifisso, fidarsi di Dio Padre. Lui sa perché! 3. Dopo una giornata faticosa, Gesù si concede solo poche ore di riposo, si alza presto e si ritira in un luogo deserto a pregare (v. 35). Al mattino del sabato Gesù aveva già pregato nella sinagoga (v. 29) con la comunità; ora prega da solo. Sente il bisogno intimo di parlare con suo Padre, capirne la volontà, per essergli fedele. Per amore! Nella preghiera, Gesù, il missionario del Padre, capisce sempre meglio qual è la sua missione e come portarla a compimento. 4. Tutti cercano Gesù, se lo vogliono accaparrare. Egli non cede a queste richieste interessate e risponde mostrando l’universalità della sua missione: "Andiamocene altrove... perché io predichi anche là" (v. 38). La missione di Gesù, e quella della Chiesa, è sempre un andare oltre, andare avanti, superare frontiere, senza limitarsi alle richieste di alcuni pochi, senza istallarsi nelle posizioni acquisite, né accontentarsi dei risultati. Perché la missione ha come campo naturale il mondo intero. Nel Vangelo di oggi appaiono almeno sei volte gli aggettivi: tutti, molti... È vero che il dolore è retaggio per tutta la famiglia umana, ma ancor più certa e universale è la salvezza di Dio per tutti! L’apostolo Paolo (II lettura) l’aveva capito bene e fece dell’annuncio del Vangelo ai pagani la ragione della sua vita. Ne sentiva l’urgenza e il dovere: "Guai a me se non annuncio il Vangelo!" (v. 16). Egli predica nella più piena gratuità, si fa "servo di tutti", "tutto per tutti" (v. 19.22), ha come unica passione il Vangelo da annunciare (v. 23). Ricordando il fatto della conversione di Paolo (celebrata recentemente), si costata che sulla strada di Damasco non è nato soltanto il cristiano Paolo, ma anche il Paolo missionario, anzi il più grande apostolo delle genti pagane. Dopo secoli, la testimonianza di Paolo ci raggiunge e ci stimola: il Battesimo fa di ogni cristiano un missionario. Per tutta la vita! Ognuno, secondo la sua condizione, diviene uomo/donna della carità, della missione. (*) L’annuncio del Vangelo ai popoli è un servizio squisito di carità; è la risposta più completa al dolore e ai bisogni dell’uomo. Anzi è il miglior servizio integrale che, come cristiani, possiamo offrire al mondo. Parola del Papa (*) "Tutta l'attività della Chiesa è espressione di un amore che cerca il bene integrale dell'uomo: cerca la sua evangelizzazione mediante la Parola e i Sacramenti, impresa tante volte eroica nelle sue realizzazioni storiche; e cerca la sua promozione nei vari ambiti della vita e dell'attività umana. Amore è pertanto il servizio che la Chiesa svolge per venire costantemente incontro alle sofferenze e ai bisogni, anche materiali, degli uomini". Benedetto XVI Enciclica Deus Caritas est (25.12.2005), n. 19) Sui passi dei Missionari - 8/2: S. Giuseppina Bakhita, religiosa canossiana (Darfur-Sudan 1869-1947 a Schio, Vicenza). - 9/2: S. Michele Febres Cordero (1854-1910), ecuadoriano, dei Fratelli delle Scuole Cristiane. - 10/2: B. Luigi Stepinac (1898-1960), arcivescovo di Zagabria (Croazia), difensore della fede, libertà religiosa e dignità umana sotto il regime comunista in Iugoslavia. - 10/2: Memoria della morte del Papa Pio XI (Achille Ratti, +1939), che diede un grande impulso all’attività missionaria, con numerose iniziative e importanti documenti. - 11/2: Madonna di Lourdes (apparizioni nel 1858). – XVII Giornata Mondiale del Malato, con il tema (2009): "Educare alla Salute, educare alla Vita". - 11/2: Anniversario della creazione dello Stato della Città del Vaticano (1929). - 12/2: S. Saturnino, sacerdote, e 48 laici nordafricani martiri (+304, ad Abitine, Cartagine), che dichiararono davanti al proconsole romano: "Senza la domenica non possiamo vivere". - 14/2: SS. Cirillo, monaco (+Roma 869), e Metodio, vescovo (+885), due fratelli, nati a Salonicco; divennero evangelizzatori dei popoli slavi e danubiani. Sono com-patroni d’Europa. |