Omelia (08-02-2009) |
don Giovanni Berti |
Uscire per incontrare e guarire Clicca qui per la vignetta della settimana. La scorsa settimana con il gruppo dei giovani della parrocchia, ho visto il film "Cuore Sacro" di Ferzan Ozpetek. Il film narra di una giovane donna, Irene Ravelli, imprenditrice di fama nazionale, che improvvisamente si trova a scontrarsi con un mondo che non conosce e che da sempre è rimasto fuori dal suo mondo fatto di strategie imprenditoriali e profitti in crescita: il mondo della povertà e della sofferenza. Il regista nel film evidenzia questa incomunicabilità tra i due mondi, quello di Irene, la protagonista, e quello dei poveri, barboni, malati di mente e anziani, collocando il primo in un ambientazione fatta di cortili chiusi e di vetrate interne mai aperte verso esterno, cioè il mondo dove vivono gli altri, il mondo vero. Irene, un giorno si imbatte in una ragazzina, piccola ladra, che le apre gli occhi su quella realtà di povertà e di solitudine che era rimasta esclusa fino ad allora dalla sua attenzione di affarista. In breve Irene si ritrova a conoscere famiglie di poveri anziani che non riescono ad arrivare alla fine del mese e hanno bisogno di qualcuno che porti loro la borsa della spesa. Incontra anche barboni che la malattia mentale li ha trascinati a vivere sui cartoni dei vicoli. Conosce e tocca con mano tante povertà che mettono in profonda crisi la sua stabilità interiore e la sua visione del mondo e di se stessa. Il film prosegue narrando la profonda trasformazione interiore di Irene che prende forma concreta nell’operare per i poveri fino a dare tutto quello che possiede, finendo persino ad esser considerata pazza e internata in un manicomio. Il film affronta il tema della carità da un punto di vista più laico che religioso. La religione, nella visione del regista, sembra quasi un ostacolo per la carità vera, ma è davvero interessante il messaggio del film secondo il quale solo attraverso il contatto reale e concreto con la sofferenza delle persone si riesce a cambiare e ad operare il vero bene per se e per il mondo. Finché Irene rimane nella sua realtà chiusa e perfetta, la carità è solo un optional passeggero e una "decorazione" di facciata. Ma quando tocca la sofferenza e da questa sofferenza è toccata, allora tutto cambia, e cambiano anche le priorità e le scelte quotidiane. Mi colpisce sempre nel Vangelo il fatto che Gesù si immerge nelle povertà e sofferenze delle persone del suo tempo. E in questa "immersione" nella concretezza della vita, Gesù coinvolge anche i suoi discepoli che gli portano le sofferenze e fanno da portavoce. Ogni tanto Gesù si sottrae da questa folla in cerca di guarigione, e nella narrazione evangelica diverse volte ci è presentato in preghiera in luoghi deserti. Come uomo (quindi anche come noi...) Gesù ha bisogno ogni tanto di ritrovare le motivazioni profonde della sua azione. Ha bisogno di non perder di vista la direzione della sua vocazione. Lui è qui non per risolvere da solo tutti i problemi che incontra, non gli basterebbe una vita di 100 anni! Ma è qui per predicare e iniziare un modo nuovo di vivere la vita e le relazioni. Saranno i suoi discepoli dopo di lui, e quindi anche noi oggi, a continuare il suo stile di vita. Clicca qui per lasciare un commento. |