Omelia (01-03-2009) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»; queste le parole di Gesù, che la Chiesa proclama all'inizio di un nuovo cammino quaresimale, un cammino è mai ripetitivo, né semplicemente " rituale", perché inoltrarsi nel Mistero della redenzione dell'uomo, operata dal Figlio di Dio, Gesù, il Cristo, è un cammino sempre nuovo, come nuove sono le giornate della nostra vita, e della nostra storia: la vita e la storia di uomini e donne, che hanno bisogno della salvezza che viene da Dio. Ed ecco che la liturgia eucaristica, oggi, ci mette sulle labbra, ed ancor più nel cuore, queste parole:" O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi, tuoi fedeli, di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo, e di testimoniarlo con una degna condotta di vita." Crescere nella conoscenza del mistero di Cristo, è anche crescere nella conoscenza del mistero dell'uomo, questa creatura splendida, che Dio ha fatto a sua immagine, la creatura amata più d'ogni altra, anche, quando con la disobbedienza, essa si mise in alternativa a Dio, accogliendo l'insidia del tentatore. In quel momento, ormai tanto lontano, eppur sempre presente nella vita di ognuno, Dio si rivolse al tentatore, maledicendolo, e assicurando la salvezza per l'uomo, che fosse tornato al suo Creatore:"...maledetto sii tu. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe, e la sua stirpe: essa ti schiaccerà la testa, e tu la assalirai al tallone." (Gn 3,15) E' il dramma dell'uomo, della sua libertà, della sua Storia, inquinata dal male, dal dolore e dalla morte; è la storia di tutti, ed è la storia di ognuno, uomo o donna che sia, in qualunque tempo egli viva, e a qualunque cultura appartenga. Ma, in questa tormentata e, spesso, angosciosa vicenda, nella " pienezza dei tempi", Dio è sceso, tra gli uomini, nella persona di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, e Figlio dell'Uomo, per condividere tutta la nostra storia, darle compimento e risanarla, riconciliandola definitivamente col Padre. E' questo il senso delle parole di Gesù, che, oggi, ancora una volta la Chiesa ci ripete:«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». In un tempo, ormai illuminato dalla presenza e dalla parola di Cristo, segno inconfondibile della presenza del Regno di Dio fra noi, si fa sempre più urgente la necessità di cambiar rotta, per camminare, decisamente, sulle orme di Cristo, affidati a lui, illuminati dalla grazia della sua parola: la verità che, mai, tradisce. Ed ecco il tempo liturgico della Quaresima, quaranta giorni di riflessione più profonda, di digiuno, ma non solo alimentare, e di preghiera più intensa, per inoltrarci nel mistero di Cristo che ci offre la redenzione, e per riconoscere, nella nostra vita, quelle zone aride, buie, malate che hanno bisogno di esser risanate, salvate, riconciliate, con Dio, con noi stessi e col prossimo, e presentarle a Lui, nostra Via e nostra Vita. Ricalcando l'esperienza di Cristo nel deserto, quell'esperienza di cui oggi il Vangelo ci parla, ogni uomo, come scriveva, tempo addietro, il Santo Padre Benedetto XVI, "compie un pellegrinaggio interiore verso Colui, che è la fonte della misericordia; un pellegrinaggio, in cui, Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. " Anche il Figlio di Dio, l'uomo Gesù, ha fatto l'esperienza del deserto, c'è di più, ha fatto l'esperienza della tentazione; è l'evangelista Marco a dircelo con poche, incisive parole:"lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana..." Gesù, dunque, fa esperienza del deserto, dell’ aspra solitudine che esso comporta, e, nella quale, si affaccia la tentazione, quella originaria, che è il rischio esaltante di una scelta fondamentale autonoma, da parte dell'uomo, che si pone come assoluta autodeterminazione; un meccanismo grandioso, ma carico di incognite, quelle proprie di una libertà vissuta senza riferimento a Dio, anzi, in alternativa a Lui: un rischio abissale, che porta, inevitabilmente, ad una profonda solitudine, col senso di angoscia che l'accompagna, e il rischio di deriva per l'intera esistenza. Ecco, il Figlio stesso di Dio, condotto dallo Spirito nel deserto, vive il medesimo dramma, che fu dei progenitori, e che fu anche del popolo eletto, durante l’estenuante marcia nel deserto; Gesù, nella solitudine, di fronte al Padre, sollecitato dalle proposte del tentatore, prende coscienza del suo destino di uomo, e della missione di Figlio; è, lui il Messia promesso, colui che dovrà riconciliare l’umanità al Padre, ma dovrà anche pagarne il prezzo, come ‘agnello ‘ del riscatto, ed accetta il progetto salvifico del Padre. Ora, vinto il demone della tentazione, egli è pronto all’annuncio della salvezza, ed anche il deserto si trasforma;è quel che si intravede in quella breve notazione di Marco, che scrive: "stava con le fiere e gli angeli lo servivano". Così, il deserto, da luogo aspro e inospitale, che evoca, angoscia, solitudine, fatica e lotta, diventa luogo di pace e di armonia, in quell’abitare con le fiere, non più minacciose, ma amiche, come nella splendida visione che, del regno messianico, aveva dato Isaia: "In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,... la sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;.... fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà....Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto, al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell’ àspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi....In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa. " (Is 11, 1.10 ) E’ l’altra immagine del deserto, che, per la presenza di Cristo, diviene luogo di ascolto, di incontro e di ritrovata familiarità con Dio; è un deserto fiorito, fecondo, felice, che evoca l’ armonia originaria, nell’ attesa di quella finale, quando vi saranno i cieli nuovi ed una nuova terra e, finalmente, Dio sarà tutto in tutti. Non è una aspirazione utopistica, ma il tempo 'nuovò, il tempo della misericordia e della redenzione inaugurato da Cristo; e, d’ora in poi, l’uomo sarà chiamato ad affidarsi, a Lui, a riporre in Lui la sua fiducia, accogliendo pienamente il dono della redenzione. E' questo il senso di un tempo forte di riflessione, un tempo in cui, se vogliamo veramente conoscere con maggior chiarezza il nostro mistero di uomini, alla luce del mistero del Figlio di Dio, fatto uomo per noi, dobbiamo anche fare 'deserto' in noi, nella nostra vita di ogni giorno, nelle nostre occupazioni e preoccupazioni, mettendo ordine nelle nostre priorità, e facendo maggior spazio a Dio, uno spazio interiore, che, escludendo tutto il superfluo, si apra all'accoglienza della sua Parola e della sua grazia, Parola e Grazia da contemplare, da godere, da approfondire, da amare, perché la nostra vita rifiorisca nella sequela del Cristo. E' questo il senso del digiuno, non semplicemente, né principalmente un astenersi da certi cibi, ma, astenersi da tutto ciò che distrae da Dio, e ingombra il nostro tempo, con pseudo valori ed interessi, che non recano frutto allo spirito. Un cammino non facile né semplice, sopratutto oggi, e lo sappiamo bene; ma, non per questo, impossibile, sopratutto se ci impegniamo nella preghiera, non una preghiera semplicemente 'dettà, ma la preghiera, spesso silenziosa, e profonda; la preghiera del cuore, che è desiderio di Dio, e che, a Lui, chiede luce e grazia, come il Salmista, oggi ci suggerisce: Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie.(Sl 24) E' l'invocazione che deve segnare ed accompagnare il nostro impegno quaresimale di conoscenza del mistero di Cristo, per testimoniarlo, poi, con una seria condotta di vita, che sia testimonianza credibile, e annuncio del Vangelo che, ancora e sempre, è l'unica via di salvezza. " Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, ci ricorda Paolo, giusto per gli ingiusti, per ricondurci a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito."; e dallo spirito del Cristo risorto, il Figlio di Dio, Redentore dell'uomo, anche noi desideriamo, e chiediamo di essere illuminati, vivificati, e guidati, nel tempo, e verso la meta ultima della piena comunione col Padre, nella Pasqua eterna che ci attende. sr Maria Giuseppina Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it |