Omelia (24-02-2009)
a cura dei Carmelitani
Commento Marco 9,30-37

1) Preghiera

Il tuo aiuto, Padre misericordioso,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere
ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...




2) Lettura del Vangelo

Dal Vangelo secondo Marco 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?" Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti".
E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".



3) Riflessione

Il vangelo di oggi narra il secondo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Come nel primo annuncio (Mc 8,27-38), i discepoli sono spaventati ed hanno paura. Non capiscono la parola sulla croce, perché non sono capaci di capire né di accettare un Messia che diventa servo dei fratelli. Loro continuano a sognare un Messia glorioso e mostrano, oltre a ciò, un’enorme incoerenza. Quando Gesù annuncia la sua Passione e Morte, loro discutono su chi di loro sia il più grande. Gesù vuole servire, loro pensano solo a comandare! L’ambizione li conduce ad autopromuoversi a fianco di Gesù. Fino ad oggi, questo stesso desiderio di auto-promozione appare nelle nostre comunità.
• Sia al tempo di Gesù come al tempo di Marco, c’era un "lievito" di ideologia dominante. Anche oggi, l’ideologia delle propagande del commercio, del consumismo, delle telenovela influisce profondamente sul modo di pensare e di agire della gente. Al tempo di Marco, non sempre le comunità erano capaci di mantenere un atteggiamento critico dinanzi all’invasione dell’ideologia dell’impero romano. Ed oggi?
• Marco 9,30-32: L’annuncio della Croce. Gesù attraversa la Galilea, ma non vuole che la gente lo sappia, poiché è occupato con la formazione dei discepoli e parla con loro della Croce. Dice che secondo la profezia di Isaia (Is 53,1-10), il Figlio dell’Uomo deve essere consegnato e condannato a morte. Ciò indica l’orientamento di Gesù verso la Bibbia, sia nella realizzazione della propria missione, che nella formazione data ai discepoli. Traeva il suo insegnamento dalle profezie. Come nel primo annuncio (Mc 8,32), i discepoli lo ascoltano, ma non capiscono ciò che dice sulla croce. Ma non chiedono chiarimenti. Hanno paura che emerga la loro ignoranza!
• Marco 9,33-34: La mentalità di competitività. Giungendo a casa, Gesù chiede: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?" Loro non rispondevano. E’ il silenzio di chi si sente colpevole, "per la via, infatti, avevano discusso tra loro chi fosse il più grande". Gesù è un buon pedagogo. Non interviene subito. Sa attendere il momento opportuno per combattere contro l’influsso dell’ideologia nei suoi formandi. La mentalità di competitività e di prestigio, che caratterizzava la società dell’Impero Romano, si stava già infiltrando nella piccola comunità che stava nascendo! Ecco il contrasto, l’incoerenza: Gesù si preoccupa di essere il Messia Servo e loro solo pensano a chi è il più grande. Gesù cerca di scendere, loro di salire!
• Marco 9,35-37: Servire, invece di comandare. La risposta di Gesù è un riassunto della testimonianza di vita che lui stesso stava dando fin dall’inizio: Se uno vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti! Poiché l’ultimo non vince un premio né ottiene una ricompensa. E’ un servo inutile (cf. Lc 17,10). Il potere deve essere usato non per salire e dominare, ma per scendere e servire. Ecco il punto su cui Gesù insiste maggiormente e di cui rende maggiore testimonianza (cf. Mc 10,45; Mt 20,28; Gv 13,1-16). Poi Gesù mette in mezzo a loro un bambino. Una persona che solo pensa a salire e dominare, non presterebbe tanta attenzione ai piccoli e ai bambini. Ma Gesù rovescia tutto! Dice: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma Colui che mi ha mandato". Lui si identifica con i piccoli. Chi accoglie i piccoli in nome di Gesù, accoglie Dio stesso!
Una persona non è santa e rinnovata per il semplice fatto di "seguire Gesù". In mezzo ai discepoli, e sempre di nuovo, il "lievito di Erode e dei farisei" (Mc 8,15) si faceva notare. Nell’episodio del vangelo di oggi, Gesù appare come un maestro che forma i suoi seguaci. "Seguire" era un termine che formava parte del sistema educativo del tempo. Si usava per indicare la relazione tra discepolo e maestro. La relazione maestro-discepolo è diversa da quella di professore-alunno. Gli alunni assistono alle classi del professore su una determinata materia. I discepoli "seguono" il maestro e vivono con lui, ventiquattro ore al giorno. In questa "convivenza" di tre anni con Gesù, i discepoli e le discepole riceveranno la loro formazione. Il vangelo di domani ci darà un altro esempio assai concreto di come Gesù formava i suoi discepoli.



4) Per un confronto personale

• Gesù vuole scendere e servire. I discepoli vogliono salire e dominare. E io? Qual è la motivazione più profonda del mio "io" sconosciuto?
• Seguire Gesù e stare con lui, ventiquattro ore al giorno, e lasciare che il suo modo di vivere diventi il mio modo di vivere e di convivere. Sta avvenendo questo in me?




5) Preghiera finale

Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia rupe e mio redentore.
(Sal 18)