Omelia (25-02-2009)
Antonio Pinizzotto
Quaresima: "Dono" di Grazia

Carissimi fratelli e sorelle,
in questo santo giorno, con la divina Liturgia che stiamo celebrando e con il tradizionale rito dell’imposizione delle ceneri accogliamo la Quaresima, itinerario che ci conduce alla celebrazione annuale della Pasqua del Signore, festa della nostra fede.
Come il re Davide riconosciamo umilmente il nostro peccato (cfr. Sal 50), tutto ciò che ci allontana da Dio, dai fratelli, dai noi stessi... in sostanza, dal bene, per tornare al Signore come creature nuove, rigenerate dalla carità, dalla preghiera, dal digiuno e da tutto ciò da cui attingiamo per far emergere il bello che Dio ha posto nella nostra esistenza, nella nostra storia.
Vogliamo guardare, anzitutto, alla Quaresima come "dono di grazia": sì, proprio "dono" di quel Dio infinitamente misericordioso, che continua a non stancarsi di noi, ad amarci come e più di sempre, che continua a non guardare alle nostre insufficienze, più o meno grandi, elargendo copiosamente il suo perdono.
Dunque, se la Quaresima è "dono", non possiamo ancora immaginarla come un tempo "triste", strettamente penitenziale, cupo... Siamo chiamati a guardare alla Quaresima con profonda gioia, con sentimenti positivi, andando a riscoprire ed a valorizzare quel Dio che ci è Padre e che viene incontro a noi per stringerci forte nel Suo abbraccio. Allora la Quaresima, non sarà tanto il tempo per guardare ai nostri limiti, ma sarà soprattutto il tempo per guardare a Dio ed, in particolare, al Suo Figlio Gesù, il nostro Salvatore, il Crocifisso Risorto, fondamento della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Ci aiuta a capire bene questo l’autore della Lettera agli Ebrei: «Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,1-2). Sì, un obiettivo fondamentale che dobbiamo perseguire in questo santo tempo è quello di allontanare il peccato tenendo fisso il nostro sguardo su Gesù!
Guardare a Gesù, ascoltare attentamente la Sua Parola, accogliere nel profondo del nostro cuore i Suoi insegnamenti e viverli nel nostro quotidiano, imitare i Suoi gesti... è certamente raggiungere appieno gli obiettivi della Quaresima – non la "solita Quaresima", fatta di sterili pratiche, di tradizioni che forse ci fanno respirare l’aria di un tempo ma che probabilmente non ci aiutano più a migliorare, a migliorarci! – .
La Liturgia della Parola e la ricchezza dei segni liturgici ci aiutano ad entrare nel cuore di questo "dono" che il Signore ci fa: mi riferisco, in particolare, alla Prima Lettura che è stata proclamata, in cui il profeta Gioele ci presenta una traccia di "celebrazione penitenziale", un rito di espiazione serio, lungi da ogni ipocrisia, ed una preghiera tanto semplice quanto ricca del bisogno di salvezza: «Perdona, Signore, al tuo popolo» (Gl 2,17).
Vogliamo "allenarci" in questo tempo santo a fare in modo che nessuna Parola che il Signore dona ci scivoli addosso senza neppure sfiorarci. Tenere lo sguardo fisso su Gesù è liberaci dalle nostre tante, inutili parole per mettere al centro "La" Parola, l’unica Parola di verità e di vita, l’unica Parola che dà senso al nostro essere ed al nostro agire. Quanta superficialità riscontriamo in noi, nelle persone che ci stanno accanto, nel mondo e persino nella Chiesa dinanzi alla Parola di Dio! Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo permetterlo!!! Mi sovviene un’espressione tanto forte, tanto stimolante, tanto graffiante dell’amato Servo di Dio il vescovo don Tonino Bello: «Siamo un popolo biblicamente denutrito, spiritualmente anemico e pastoralmente sbandato»! Probabilmente è il caso di mettere in discussione tutto ciò che siamo e facciamo, la nostra vita personale e relazionale, il vissuto dei contesti in cui viviamo e operiamo, non ultimo quello della Comunità cristiana, in cui il nostro agire pastorale forse non è più dei migliori, perché incapace di aprirsi alla "novità" del Vangelo, di volgere il proprio sguardo su orizzonti nuovi in cui luci ed ombre si aspettano il nostro coraggioso impegno, la nostra chiara testimonianza.
Tuttavia, corriamo un grande rischio, quello che il mettere in discussione un po’ tutti questi aspetti ed altri ancora vada a riempire un salotto televisivo o qualche pagina di una rivista, oppure che diventi oggetto di contesa persino all’interno delle nostre Comunità cristiane, lì dove tutti hanno soluzioni facili e pronte da consegnare ma dove nessuno è disponibile a sporcarsi le mani, a mettersi in gioco, rischiando un po’: non è questo quello che il Signore ci chiede, non è questo quello che Lui si aspetta da noi! Amati fratelli e sorelle nel Signore, abbiamo il coraggio di ri-portare al centro della nostra vita ed in ogni parte del mondo la Parola del Signore, Parola che guarisce e risana, Parola che scuote e dà vigore alle nostre membra sofferenti; rimettiamo un po’ in ordine, con carità e rispetto, con fiducia e con speranza, il nostro mondo con la "potenza" della Parola di Dio che suscita l’Amore vero e la riconciliazione con Dio, con i fratelli, con noi stessi. Con coraggio chiediamo al Padre che susciti in noi «la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore» (Am 8,11).
Ho sempre in mente il bellissimo "sogno" di Luca, che ritroviamo negli Atti degli Apostoli, che è e dovrebbe essere il programma "primo" ed unico di ogni Comunità cristiana, diversamente da quelli che siamo bravi a stilare, riempiendo le nostre scrivanie di carte, di parole, di chiacchiere inutili: «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). Non mi pare ci sia di meglio!
Guardando a Gesù, riaffiora anche il nostro rapporto con il "prossimo"; è questo un altro piccolo aspetto che desidero sottolineare all’inizio della Quaresima. Pellegrini come e con Gesù nel deserto, siamo invitati a riscoprire ciò che è davvero importante per noi e ciò che invece può essere tranquillamente trascurato. In quest’opera di discernimento, non possiamo non riconoscere che soli non andiamo da nessuna parte, che la solitudine è il preludio della morte; dunque, i familiari, gli amici e tutti i fratelli che abbiamo accanto sono "dono" del Signore, anche se qualcuno può sembrarci un dono "scomodo", perché ci da fastidio, non la pensa come noi, ci da occasione di soffrire... L’apostolo Giovanni, nella sua Prima Lettera, ci ricorda un "particolare" molto importante, che non possiamo trascurare: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20). Se prestiamo attenzione alla nostra esperienza di vita quotidiana, ci accorgiamo come nessuno sia al nostro fianco "per caso": tutto è "dono" di Dio, tutto è "dono di grazia"! E noi non possiamo permetterci di sciupare nulla di quanto sgorga dal Cuore di Dio per noi! Anche se fossimo i più grandi eroi di questo mondo e/o del tempo in cui viviamo, dobbiamo avere l’umiltà ed il coraggio di riconoscere che siamo solo dei "servi inutili" (cfr. Lc 17,10): noi non siamo in alcun modo più grandi e/o più importanti di niente e di nessuno! Solo e soltanto agl’occhi di Dio dobbiamo "pre-occuparci" di essere grandi e importanti! Impariamo a far nostra l’intelligenza di saper riconoscere nel fratello che abbiamo accanto, chiunque esso sia, di qualunque razza, nazione, cultura e religione, la presenza del Signore Dio, quella "presenza" da cui non dobbiamo pretendere nulla se non la certezza che Dio è al nostro fianco, che non ci abbandona, che non ci lascia soli. Quanto a noi, viviamo con serenità e senza ipocrisia il nostro rapporto con il prossimo, senza lasciarci sopraffare dall’invidia, dalla gelosia, dall’orgoglio, dalla prepotenza... e, soprattutto, da quel mormorare che distrugge la nostra bellezza di cristiani, mortificando la dignità a cui il Signore ci chiama. Ha affermato il cardinale Francis Arinze in proposito: «Mormorare è l’ultimo rifugio del codardo». – Che grande verità!!!
Adesso ci accosteremo per ricevere le ceneri, che richiamano la serietà della vita, sia che rinviino alla penitenza per il peccato, sia che evochino la nostra finitudine. Nessuno ci costringerà a vivere questo momento, perché è un momento molto serio: ricevere le ceneri vuol dire che abbiamo davvero il desiderio di convertirci, di tornare al Signore, di vivere appieno la fedeltà al Vangelo! Non possiamo essere ipocriti anche in questo!!! I testi della Scrittura appena proclamati, specialmente la pagina evangelica, sono un invito ad una "scelta fondamentale", che si concretizza nel gesto che stiamo per compiere, sulla base della fiducia e della Misericordia di Dio. Al centro, infatti, non stanno le opere penitenziali del credente, ma l’annuncio dell’Amore di Dio, «che vede nel segreto» (Mt 6,18).
Accogliere il Vangelo e convertirsi significa "trasformazione interiore", prima e più che "esteriore". Preghiera, penitenza e carità saranno frutti autentici di un cuore convertito solo se scaturiranno dal profondo dell’essere e se costituiranno la "verità" del nostro essere, più che del nostro "apparire".
Il rito dell’imposizione delle ceneri è un gesto pasquale: l’ulivo è simbolo di Cristo. La cenere che da esso abbiamo ricavato può essere considerata come la Sua essenza. L’imposizione delle ceneri diventa, allora, l’augurio ad incorporare sempre di più nella nostra vita quella pasquale del Signore risorto.
«Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). La Liturgia e noi tutti vogliamo fare nostre queste parole dell’apostolo Paolo, vogliamo scolpirle nel nostro cuore e portarle, attraverso la nostra vita, a tutti coloro che avviciniamo.
Queste parole siano anche e soprattutto l’augurio che ci scambiamo in questo giorno santo, in cui il Signore spalanca ancora le sue braccia e ci invita a tornare a Lui. Anche noi, spalanchiamo le porte del nostro cuore – fossero anche sigillate come la pietra del sepolcro: anche quella è stata ribaltata! – con la forza che lo Spirito ci dona, certi dell’intercessione dei Santi in Cristo.
Ci aiuti la Vergine Madre a far violenza a noi stessi ed alle strutture di peccato che ci tengono prigionieri perché, seguendo Cristo sulla via della croce, celebriamo con la gioia che non ha fine la Sua e la nostra Pasqua.
Affidiamo al Signore i desideri più profondi del nostro cuore:

Padre della Misericordia, grande è il nostro peccato
ma immenso è il Tuo Amore per noi!

Nella sobrietà e nella solennità di questa Liturgia
ci inviti a riscoprire la bellezza delle origini,
della Pasqua del Tuo Figlio, che ci aperto la via della salvezza.
Tanti sono i messaggi che dalla Tua Parola oggi accogliamo;
tutti ci invitano a lasciarci alle spalle il peccato,
tutto ciò che ha mortificato e annullato la Tua bellezza in noi,
tutto ciò che ha cancellato il Tuo Amore
nel nostro rapporto con Te, con i fratelli, con tutti i fratelli e, persino, con noi stessi.
Fa’ che sappiamo accogliere davvero,
senza più alcuna esitazione, il Tuo invito alla conversione;
le ceneri, poste sul nostro capo, siano il segno del nostro impegno concreto
a vincere il male che ci circonda con la potenza del Tuo Amore.
Distruggi la nostra ipocrisia, scuotici dalle nostre sordità;
aumenta la nostra fede, dona forza alla speranza, rinsalda la carità,
vinci con la Tua Misericordia i nostri effimeri desideri di potere e di successo,
guarisci dalle piaghe della droga, del sesso e dell’alcool
i giovani che cercano la felicità, ma trovano solo dei paradisi artificiali
che presto svaniscono nel nulla e annullano le loro stesse vite.
L’elemosina, la preghiera, il digiuno da tutto ciò che sfigura la veste del nostro Battesimo
aiutino a guarire la nostra società, la nostra gente,
le nostre città, i nostri quartieri, le nostre famiglie
da ogni male che vi alberga,
perché tutti insieme, con il cuore purificato,
camminiamo verso la Pasqua del Tuo Figlio,
epifania del Tuo supremo atto di Amore.
Il tuo Spirito ci guidi a Te, eterno Amore, Vita senza fine,
Luce senz’alba né tramonto, Gioia inesauribile,
per gustare la salvezza che Tu ci ottieni nell’offerta del Tuo Cristo.
Padre della Misericordia, grande è il nostro peccato
ma immenso è il Tuo Amore per noi!

Ascolta ed esaudisci la nostra supplica,
accogli il nostro pianto e il nostro cuore lacerato
e donaci ancora, senza limiti, il Tuo perdono,
per essere "con" Te ed "in" Te una cosa sola.
Amen.

Buona Quaresima a tutti!