Omelia (01-03-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Come vivere questa Parola? L’espressione del Vangelo di Marco è sintetica. L’evangelista non si sofferma sui tipi di tentazione a cui è stato sottoposto il Maestro. Soltanto informa, a differenza di Matteo e Luca, che Satana è il tentatore. Prima di iniziare il suo ministero pubblico, e dopo il battesimo, Gesù si confronta con la prova, la lotta con il Male. Trascorse quaranta giorni nel deserto della Giudea, un territorio selvaggio, desolato, arido, con grotte scavate nei rilievi montagnosi, nelle quali trovavano riparo banditi, predoni e ribelli (cf Lc 10,30). La fame e la sete che si provano, stando in un posto del genere, sono tali, da far venire le allucinazioni. Ma su Gesù, vegliavano gli angeli, e lo servivano. Sì, Dio non abbandonò del tutto il suo diletto Figlio nella prova, perché ha visto in lui la determinazione a rimanerGli leale. In quel contesto, davanti alle fatiche e alle sofferenze che la circostanza imponeva, e soprattutto dopo un digiuno durato quaranta giorni e quaranta notti, Gesù ebbe fame. A quel punto il diavolo entrò in scena e, per la prima volta, tentò Gesù. Ma, leggendo il seguito del testo di Marco, si può scoprire che quella dei quaranta giorni nel deserto non è stata l’unica tentazione del Cristo. In tutta la sua vita, come ognuno di noi, ha dovuto scegliere tra una strada più facile, che non lo avrebbe certo condotto alla morte, e quella dolorosa di fare fino in fondo la volontà del Padre. Ha dovuto scegliere tra il comodo compromesso e la verità che l’ha portato passo passo verso la tragica soluzione finale. Proprio dentro questo messaggio esistenziale sta la buona notizia: Dio si è fatto uomo come noi, fuorché nel peccato. Non è venuto per dare una spiegazione al dolore e alla morte, che rimangono realtà sempre misteriose, ma è venuto a condividere con ciascuno di noi la sofferenza e la disfatta, ma anche la gioia e la speranza. Oggi, nel mio rientro al cuore, pregherò così: Custodiscimi, Signore! Custodiscimi e abbi misericordia di me! Le parole di un biblista Dio si è talmente avvicinato a noi da farsi uomo, nostro fratello: è entrato nella storia, coinvolto nella nostra avventura senza possibilità di pentimento. Dio non può più tirarsi indietro. Questa solidarietà di Dio nei nostri confronti è universale: Cristo ama ogni uomo, dichiara decadute tutte le barriere. È confrontandosi con questa lieta notizia che il cristiano deve rifare tutte le sue relazioni. È una lieta notizia vicina, a portata di mano, ma occorre allungare la mano per afferrarla: bisogna, appunto, convertirsi. Bruno Maggioni |