Omelia (08-03-2009) |
Omelie.org (bambini) |
Dalla scorsa settimana abbiamo incominciato il nostro viaggio nella Quaresima, che sarà tutto all’insegna della parola alleanza. Il primo passo di questo cammino è stato appunto Domenica scorsa, con il brano dal libro di Genesi che racconta cosa succede dopo il Diluvio, al tempo di Noè. Ci siamo soffermati a riflettere sul patto d’amore che il Signore Dio stringe con tutte le creature che lui stesso ha creato. Un legame di fiducia, che possiamo contemplare ogni volta che guardiamo l’arcobaleno dopo un temporale. Anche oggi il patto di alleanza tra Dio e le persone di ogni tempo, occupa un posto importantissimo nella Parola di Dio, ma prima di soffermarci su questo aspetto delle letture di oggi, non possiamo fare a meno di mettere una accanto all’altra la prima lettura e il Vangelo, perché hanno dei richiami, sembra che il Vangelo voglia far venire in mente, a chi legge, l’episodio raccontato nella prima lettura! Ci avete fatto caso? Tutti e due i racconti cominciano con qualcuno che sale su un monte: Abramo, nel racconto tratto dal libro di Genesi, sale sul monte Moria, portando con sé il giovane figlio Isacco. Nel Vangelo, Marco ci racconta che Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e sale sul monte Tabor. Abramo sale su quell’altura, nel territorio di Moria, per obbedire a uno strano comando di Dio: uccidere il proprio figlio! Veramente sembra una cosa assurda! Ma come? Uccidere il proprio figlio? E poi, Abramo! Proprio lui che da sempre sognava solo di avere un figlio e invece era tanto triste perché stava diventando vecchio senza aver avuto figli; il Signore Dio gli promette una discendenza, un figlio suo e questa promessa si avvera: nasce Isacco. Immaginiamoci la gioia di Abramo, che vede coronato il sogno di tutta la sua vita! Ed ecco che improvvisamente arriva da parte di Dio una richiesta veramente strana, inimmaginabile: il Signore chiede ad Abramo di andare sul monte e uccidere Isacco! Abramo resta senza fiato, ma poi decide di fidarsi di Dio: non è possibile che il Signore voglia davvero una cosa così crudele, non è possibile che il Dio dell’Universo venga meno alla sua parola! Abramo decide di fidarsi, convinto che qualcosa succederà. E infatti qualcosa accade: perché quando è sul monte, quando tutto è pronto per uccidere Isacco, un angelo ferma la mano di Abramo e gli dice: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio" Ah, ora sì che riconosciamo l’agire di Dio! Non ha permesso che venisse fatto alcun male ad Isacco, ha solo voluto vedere se Abramo si fidava di lui così tanto, ma così tanto, da accettare persino una richiesta così inspiegabile! In questo primo racconto abbiamo sentito risuonare con forza la parola figlio: quella è la più grande ricchezza di Abramo, suo figlio! Quello è ciò che Dio gli chiede: il figlio! E questo è anche ciò che Dio restituisce in modo nuovo ad Abramo: ecco tuo figlio, che ami, non lo uccidere, non gli fare alcun male! Continuerà a vivere e a darti gioia: è tuo figlio da ora e per sempre! Anche nel brano del Vangelo sentiamo risuonare con forza la parola figlio: stavolta è Dio Padre in persona che parla di Gesù! "Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!" Sono parole piene di amore, di tenerezza, che raggiungono il cuore del figlio proprio quando si avvicina il momento della croce, della morte. Mentre un angelo ferma la mano di Abramo prima che faccia il più piccolo male a suo figlio, qui sul monte Tabor la voce di Dio arriva come una carezza a rendere più forte il cuore del Figlio Gesù, quando ormai non mancano molti giorni al momento della sofferenza, della croce, della morte. Ed è bellissimo che il Padre Buono gli voglia far sentire tutto il suo amore, tutta la sua partecipazione al dolore che sta per giungere. Torneremo a parlare della Croce, più avanti nel nostro cammino di Quaresima: per ora vogliamo concentrare di nuovo l’attenzione sulla nuova alleanza che nel racconto di Genesi, Dio stringe con Abramo. Se la settimana scorsa era un’alleanza che si rivolgeva a tutte le creature, stavolta è un patto moto più personale, stavolta è un legame di amore e di fiducia tra Dio e tutte le generazioni che verranno dopo di Abramo: ci siamo dentro anche noi! Ascoltiamo bene: "io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; ...Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce". La benedizione che il Signore Dio rivolge ad Abramo è come una pioggia di amore che scorre da questo nostro padre nella fede, fino a noi! È una benedizione che parte dall’anziano patriarca e raggiunge tutte le generazioni future e tutte le nazioni della terra! La sua obbedienza, la sua fiducia in Dio, diventano una cascata di benedizione che raggiunge anche noi! È stupendo sapere che c’è questo fiume di amore e di grazia che attraversa i secoli e i millenni senza mai esaurirsi! Tutti quelli che scelgono di fidarsi di Dio, di vivere obbedendo alla Sua parola, entrano nella corrente della benedizione che ha ricevuto Abramo! Non siamo suoi parenti perché abbiamo con lui dei legami di sangue, ma siamo suoi parenti nella fiducia verso il Signore Dio! Quell’alleanza che era cominciata dopo il diluvio, rivolta a tutte le creature uscite dalla fantasia d’amore di Dio, ora diventa un’alleanza personale! Come dicevamo domenica scorsa, essere alleati vuol dire stare sullo stesso piano, avere la stessa dignità. Nella benedizione che il Signore Dio pronuncia verso Abramo e verso la sua discendenza, ascoltiamo proprio questo: nel momento in cui ci fidiamo di Dio come si è fidato Abramo, il Padre Buono ci dice che anche Lui non ha limiti a fidarsi di noi. E il nostro impegno di fiducia e di obbedienza, diventa il canale in cui fare scorrere tutta la benedizione che il Signore Dio ha pronta per noi, da sempre! A me questa cosa ha sempre entusiasmato, ma non è così facile da capire. Mi ricordo, per esempio di una sera, qualche anno fa', nella mia parrocchia, durante la Quaresima: c’erano i "Dopocena con la Parola di Dio" e ci trovavamo nelle case per riflettere insieme, tra giovani e adulti, su un brano della Scrittura. Di solito, sceglievamo di riflettere sulle letture che poi avremmo ascoltato la domenica successiva, a Messa. Così, per la seconda domenica di Quaresima, c’erano appunto le letture di oggi, proprio le stesse. Mi ricordo che c’era un signore, Gerardo si chiamava... non era proprio giovanissimo, ma neppure anziano... Era piuttosto alto, con dei simpatici baffi. Partecipava sempre con molta attenzione, ma di rado interveniva. Invece, quella sera, prese la parola con un tono anche un po’ arrabbiato, quasi risentito e disse: "Ma Abramo parlava con Dio come tra amici, sapeva esattamente che cosa il Signore gli chiedeva, per questo si è fidato di Lui! Ha obbedito a una richiesta precisa che Dio gli ha rivolto ed è stato ricompensato per questo!... Ma noi? Per noi non è così! Mica gli parliamo faccia a faccia! Come facciamo sapere cosa vuole da noi, Dio? Come possiamo obbedirgli?" Uhmm... un’obiezione interessante! Subito diedi un’occhiata a don Andrea, il sacerdote che ci guidava nei "Dopocena con la Parola di Dio". Ascoltò con calma e poi rispose: "Vedi, Gerardo... è vero che non sentiamo con le orecchie la voce di Dio, come quando ci parla un amico, però è anche vero che abbiamo molti modi per sapere che cosa vuole da noi e quindi obbedirgli! Per esempio: non è un caso che alla prima lettura di oggi corrisponda proprio il Vangelo che ci racconta la trasfigurazione di Gesù sul Tabor! Abbiamo fatto caso alle parole precise del Padre Buono, rivolte a noi? Dice: "Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo". Ascoltatelo! Per sapere qual è la volontà di Dio, quali sono i suoi desideri, per sapere che cosa si aspetta da noi, non serve ascoltare la sua voce nella notte, com’è accaduto ad Abramo, ma basta ascoltare e vivere le parole di Gesù!" Non so se Gerardo si convinse, quella sera: mi intimidiva un po’ e non gliel’ho mai chiesto. Però le parole di don Andrea mi aiutarono molto a comprendere meglio questo mistero di alleanza. Di fronte al patto di amore e di fiducia che Dio ci propone, il nostro impegno è tutto qui: ascoltare e far diventare vita quello che Gesù ci ha detto! Basta questo! Avere testa e cuore attenti per ascoltare tutto quello che il Maestro e Signore ci ha insegnato con la sua vita e con le sue Parole. E poi provare a viverlo! Lo so, lo so che molti di voi staranno pensando: "Ma questa cosa ce la siamo detta tante volte!" Verissimo! È proprio questo il bello! Che non dobbiamo incominciare sempre daccapo a fare chissà che cosa di nuovo: basta vivere bene questa sola cosa, e non occorre di più! Allora, in questa seconda settimana di Quaresima, vi propongo di ritagliarci 5 minuti al giorno. 5 solo 5: un tempo davvero molto breve! Ma prendere ogni giorno almeno 5 minuti per restare in silenzio e ripensare alle parole di Gesù. Proviamo a ripensare a quale, delle tante parole che abbiamo ascoltato mille volte nel Vangelo, si è conservata nella nostra memoria e nel nostro cuore! Proviamo a pensare a quali parole di Gesù ci dà gioia riascoltare, anche molte volte. Proviamo a pensare a quali parole di Gesù ci danno più fastidio, ci fanno sentire a disagio, ci fanno stare scomodi, perché richiedono un impegno maggiore da parte nostra... Sfruttiamo al meglio questa settimana per ascoltare nella mente e nel cuore le parole di Gesù, sapendo che questo è il modo più vero per vivere fino in fondo l’alleanza che Dio ci propone e per accogliere la sua infinita benedizione, iniziata con Abramo e mai finita! Commento a cura di Daniela De Simeis |