Omelia (01-03-2009) |
don Daniele Muraro |
Per me vivere è Cristo Con la celebrazione di mercoledì scorso e l’imposizione sul capo delle Ceneri la nostra comunità cristiana è entrata nel tempo forte della Quaresima. Per questo periodo la Diocesi di Verona propone un tema collegato all’anno paolino: "Per me il vivere è Cristo!". La frase viene dalla lettera ai Filippesi e la stessa espressione campeggia anche come motto sullo stemma episcopale del nostro Vescovo Giuseppe. Per san Paolo è un programma di vita: egli non antepone nulla all’amore di Cristo e il senso della sua esistenza è vivere per Gesù Cristo nell’attesa di vivere assieme a Lui per sempre. Da Gesù san Paolo si sente salvato, perdonato, riabilitato e promosso al compito di Apostolo. A Gesù san Paolo dedica riconoscente ogni minuto della sua esistenza. Gesù Cristo è il motivo e lo scopo di tutto quello che san Paolo fa. Egli vive per Gesù con tutta la sua persona, amandolo e servendolo con il cuore, con la mente e con tutte le forze. Come seconda lettura di questa domenica però non troviamo un passo tratto da una delle tredici lettere di san Paolo, ma un brano della prima lettera di san Pietro in cui si parla del battesimo. Il sacramento del battesimo viene messo in rapporto con l’arca che permise a Noè, alla moglie, ai tre figli e alle nuore di salvarsi, otto persone in tutto. Mentre le acque del diluvio minacciavano la terra, i contemporanei di Noè aveva rifiutato di credere. Nel libro della Genesi troviamo che Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio... Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Era una società che si stava distruggendo da sola e non teneva in nessun conto gli avvertimenti di Dio e l’esempio di Noè. Il male è sempre una possibilità nel cuore degli uomini e anche nella loro storia. Anche se noi cerchiamo di non fare del male a nessuno, dobbiamo constatare che è il male stesso che viene a cercarci, si insinua nelle situazioni all’apparenza più innocenti, si infiltra nel nostri pensieri e nei rapporti familiari o comunitari, pretende di corromperci. Gesù è stato tentato dal diavolo nel deserto, nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, se non che Gesù è risultato vincitore. Il racconto del Vangelo secondo Marco ci mostra Gesù in una situazioni simile a quella di Adamo nel giardino di Eden: "Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano." A differenza di Adamo però Gesù, pur subendo la tentazione da parte di Satana, la respinge. Dal combattimento con lo spirito del male egli esce a testa alta e subito dopo comincia la sua predicazione annunciando che il Regno di Dio è vicino, occorre convertirsi e credere a questa buona notizia. Il primo peccato, quello che apre la porta a tutti gli altri, è pensare e comportarsi senza tenere conto del Signore. Secondo il salmo l'empio insolente disprezza Dio e pensa: "Dio non se ne cura, Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla..." e poi quasi per rassicurarsi continua: "Io non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure". L’esperienza si incarica di dimostrare false queste aspettative; ma quando tutto crolla a chi ci si potrà aggrappare se si è rifiutato di ascoltare la voce del Signore e si è tralasciato in più di un’occasione di afferrare la sua mano misericordiosa? "Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" recita invece il versetto del Vangelo. La parola che esce dalla bocca di Dio, lo sappiamo per la nostra fede, è il suo Figlio Gesù, Parola eterna del Padre. Torniamo così al tema di questa Quaresima enunciato al principio: "Per me il vivere è Cristo!". Gesù è la persona che ha cambiato la vita a Paolo, perché gli ha permesso di liberarsi dal male che albergava nel suo cuore e che erompeva dalle sue mani. Gesù può cambiare la vita a ciascuno di noi se ci affidiamo a Lui. Egli non ci evita la tentazione. L’ha subita Lui in quanto uomo per mostrarci quanto è incerta la nostra condizione terrena. Gesù ha impiegato quaranta giorni per prepararsi alla riuscita finale e con questo ci avvisa che le insidie del maligno sono molto più astute di quanto noi possiamo immaginare. Però Gesù ha voluto essere tentato in profondità da satana proprio per non lasciarci soli nella prova, perché noi potessimo ricorrere a lui quando ci sentiamo in pericolo. Le tentazioni di Gesù nel deserto ci esortano a recuperare il senso del peccato, inteso come allontanamento da Dio e distacco dal suo progetto di amore per l’umanità. Anche da un punto di vista morale esiste una salute che va difesa e semmai recuperata, la sana distinzione fra il bene e il male, fra quello che giova all’anima e quello invece che la rovina. Il nostro battesimo, come abbiamo sentito nella seconda lettura, è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Cristo risorto è sempre pronto ad intercedere a nostro favore, ossia a scendere in campo per difenderci e farci trionfare. Il tempo di Quaresima che è iniziato ci mette davanti a questa alternativa: o continuare una vita mediocre in bilico fra slanci di far bene e limiti personali o una adesione piena e convinta a Gesù. È solo Gesù che può permetterci di realizzare pienamente la nostra vita. Se noi avremmo il coraggio di dire come san Paolo: "Per me il vivere è Cristo!" allora assieme a lui il vincitore del peccato e della morte spirituale sperimenteremo la forza che egli dà ai suoi amici. |