Omelia (15-02-1998) |
mons. Antonio Riboldi |
Regole di Cristo per un mondo nuovo Siamo tutti d'accordo che viviamo in un mondo che ha bisogno di un profondo cambiamento perché, così come vanno, le cose proprio non ci danno speranza. Abbiamo esultato e giustamente per la liberazione di Soffiantini, ma quanta disumana tragedia vi è dietro un sequestro! Ed abbiamo il cuore che fa male pensando a tutti gli altri sequestrati di cui non sappiamo neppure il nome e che fine abbiano fatto. Così come assistiamo agli appelli accorati per la liberazione di Alessandra Sgarella, scomparsa letteralmente due mesi fa e di cui non si sa più nulla. Ripugna alla coscienza vederci 'merce' da contrattare, come fossimo 'cose' di tanto o poco valore. Sfugge forse alla coscienza che l'uomo, ogni uomo, ha un valore 'infinito' per il semplice fatto che è 'creatura di Dio', 'a Lui appartiene' e quindi calcolarne il valore è quasi come calcolare il valore di Dio. Ho conosciuto da vicino il dolore di alcune famiglie di sequestrati. Un dolore che salva dalla pazzia perché sostenuto dalla continua speranza che alla fine il proprio caro riapparirà. E per farlo tornare a casa – appunto per il grande valore che ha un proprio caro – non esitano a fare qualunque sacrificio. Se da una parte nei sequestri, si evidenzia fino a che punto l'uomo può essere davvero denudato del suo immenso, intoccabile valore (e ciò ci fa capire fin dove può giungere la cattiveria), dall'altra, sia pure pagando, viene una stupenda testimonianza cristiana dell'amore che giunge 'a dare la vita'. E' davvero una meschinità d'uomo essere costretti ora a fuggire, braccati dalle forze dell'ordine, magari, come è successo, per godere di ricchezze che sono 'sangue di uomo'! E' stata invece una lezione di fede e grande cuore quella di Soffiantini che pur avendo subito ogni genere di umiliazioni e sofferenze, con una serenità che solo la fede può dare afferma: "Non serbo rancore per i miei sequestratori: li perdono". Ho avuto modo in qualche sequestro di contattare un sequestratore telefonicamente. Sollecitato a trovare l'angolo buono del cuore e quindi liberare l'ostaggio, in una telefonata breve, ma che conteneva il dramma dell'uomo che recita una parte non sua, ebbe a dirmi: "Non posso liberare: se sapessero che le sto telefonando mi ucciderebbero". "Ma che vita è la sua?" gli dissi: "Da inferno! Per quattro soldi che ti rubano tutto". E finì con un grande singhiozzo, dando l'impressione di scappare, non so se dalla cabina telefonica per non essere sorpreso o da se stesso. E' difficile che i sequestratori sappiano cosa sia Internet, pagati per vivere da bestie dove regna malvagità ed ignoranza. Ma Internet arriva nelle lussuose case delle 'menti dei sequestri', che non conoscono la brutalità del vivere con i sequestrati. Loro gestiscono "l'affare"! E' a loro che mi rivolgo, chiedendo se si può essere di onore, o semplicemente 'uomini' che sanno coltivare i grandi valori, come la vita, la libertà, la solidarietà, il rispetto, l'amore, considerando l'uomo come una merce di scambio. Questo atto lo fece Giuda con Gesù, ma quando capì il suo ignobile gesto, si impiccò. Chiedo, pensando come ogni uomo sta a cuore a Dio che è Padre, che 'restituiate' chi avete rapito, in questo caso Alessandra, lasciandovi prendere il cuore dal rimorso di Giuda per non impiccarvi con i vostri reati. Ma questo è uno dei tanti fatti che ci fanno capire come gli uomini abbiano bisogno di una vera 'conversione interiore', ossia di riacquistare quella grandezza di creature di Dio, da cui prendono splendore, grandezza e valore. E Gesù per ottenere questa conversione, nel grande discorso della montagna, che è la carta di identità del cristiano e quindi dell'uomo, ci dice oggi: "Beati voi poveri di spirito, perché vostro è il Regno dei cieli. Beati voi che ora piangete, perché riderete...Ma guai a voi ricchi...guai a voi che ora siete sazi perché avrete fame. Guai a voi. che ora ridete, perché piangerete".(Lc. 6,20-26) |