Omelia (22-02-1998)
mons. Antonio Riboldi
Amate i vostri nemici

Mentre dono ai miei amici di Internet i 'pensieri del cuore', sono anch'io con il fiato sospeso per quanto potrebbe accadere in Iraq e non solo lì.
E' il mondo intero che si affida alla volontà di pace di quanti sono interessati in questo dramma dell'umanità, ossia a Saddam Hussein e a Bill Clinton. E' come sentire i primi ruggiti di un terremoto che potrebbe investire l'intera umanità dalle conseguenze incalcolabili...come se già adesso anche senza la questione del Golfo, non avesse il mondo problemi gravissimi da risolvere: dall'Africa all'Asia, alla stessa Europa.
Quelle continue apparizioni di preparativi di guerra sempre più sofisticati e devastanti che la TV ci dona, quel sapere di essere domani possibili vittime di una guerra batteriologica che infrange una atmosfera già altamente rovinata, davvero ci inquieta.
Riuscirà a prevalere il bene comune di tutti al disopra degli interessi di parte o meglio degli egoismi di parte? Ci sono tante contraddizioni in questo dramma del Golfo, che mostrano chiaramente come l'uomo, oltre che non guardare in faccia alla pace di tutti per una manata di interessi tante volte 'sporchi', metta davvero in discussione l'esistenza di quella 'buona volontà' che fa fiorire la pace.
Se mi fosse possibile, da questo sito di Internet, che è una voce nel mondo, vorrei dire ai responsabili della terra che in questi momenti stanno decidendo la nostra sorte: "Ascoltate la voce di miliardi di uomini che vogliono serenità e non guerra. Vogliono essere confortati dal canto dell'amore. Gli uomini della terra, soprattutto i 'poveri della terra' chiedono che non si obbedisca alla superbia della potenza affidata alle armi, ma ad un amore alla vita, una vita più degna. Chiede che si convertano le enormi spese delle armi, tanto simili ad una immensa falce della morte, in tanto pane e benessere. L'odio, la sete di vendetta, il solo sentirsi nemici, sono la cattiva coscienza che non genera né pace, né vita. Non abbiate paura di cedere alla pace, è una resa che torna in grande onore. La potenza di una nazione o di un uomo non sta nella potenza del fare del male, ma nella capacità di fare del bene. Come fu con Gesù, la potenza dell'odio dei suoi crocifissori, di fronte alla crocifissione di un Dio che dava la vita per amore, si rivelò alla fine la più grande sconfitta e la Sua morte la grande vittoria che giunge fino a noi. Io prego per questo".
E' davvero un mistero il cuore dell'uomo. Può amare fino a dare la vita e può non conoscere limiti nel fare il male, arrivando ad ogni violenza. Le cronache di questi giorni hanno parlato tanto del ragazzo di 14 anni assassinato impietosamente dalla camorra. Omicidi da brivido. Ho voluto visitare di persona l'ambiente di S. Giovanni a Teduccio e Barra dove viveva il ragazzo. C'è un quartiere che addirittura viene chiamato Bronx. Due file di innominabili e disumani casermoni di otto piani che sembrano due 'mostri che si affrontano' e dove non arriva mai il sole.
Lì tutto parla di violenza. E la gente esce di giorno, raramente, per godere un poco di sole (ha paura, anche perché l'ambiente fa paura), nel tentativo di difendersi dalla violenza, scegliendo la propria tranquillità senza pensare che esiste solo una tranquillità comune, per cui combattere ogni giorno.
E lì, in tanta gente, la vendetta, l'odio, è onore. Su tutto questo brillano come 'parole divine' per gli uomini che davvero vogliono la pace e la serenità, quelle sconvolgenti di Gesù, che leggiamo domenica nel Vangelo: "A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra: a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da a chiunque ti chiede...Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Lc. 6,27-30).
Se fossero ascoltate a Bagdad e a New York, scoppierebbe una grande pace, ma se fossero ascoltate anche da noi, dalla famiglia, sia nei rapporti personali che in quelli comunitari, questo mondo diverrebbe Regno dei Cieli.