Omelia (15-03-2009) |
Marco Pedron |
Un tempo da purificare Con questa domenica noi lasciamo il vangelo di Mc e per tre domeniche seguiremo quello di Gv. E’ la festa di Pasqua, la festa per eccellenza per gli Ebrei. Tutti sono invitati in pellegrinaggio nel tempio di Gerusalemme. C’è tanta gente che si ritrova e come spesso accade in tali circostanze, fiorisce il commercio. C’era una legge del Dt dove Dio diceva agli Israeliti, riferendosi ai loro pellegrinaggi al tempio di Gerusalemme: "Non comparirete davanti a me con le mani vuote", come a dire che dovevano portarGli, sacrificarGli qualcosa. Il termine sacrificio vuol dire, ed è un’idea di tutte le religioni: "Mi tolgo qualcosa e lo offro a Dio". Talvolta lo si brucia, talvolta lo si dona come offerta in denaro, talvolta se è un animale lo si uccide. Lo sottraggo alla mia attività, al mio benessere al mio utilizzo e lo dono a Dio come segno del mio amore, della mia gratitudine; segno che per me Lui è l’Assoluto, il Grande e che tutto viene da Lui. Ecco allora che capiamo questo giro di animali e di persone, che era legale, naturale, necessario. Il senso, allora, è molto profondo. Ma il rischio è che diventi un semplice gesto formale. Un’azione che uno compie ma che non ha nessun coinvolgimento interno, dell’individuo, dell’anima. Poi ci sono i cambiavalute, per gli Ebrei che venivano da lontano; le monete con le raffigurazioni pagane dell’imperatore o degli dei dovevano essere cambiate con le monete ebraiche perché solo così era possibile versare la tassa in denaro al Tempio. Questo episodio è raccontato da tutti gli evangelisti ed è un episodio insolito e strano nella vita di Gesù. Gesù è assalito dalla rabbia, dalla "passione di Dio", e inizia a menar colpi a destra e a sinistra. Se non fosse riportato nel vangelo non potremo credere che Gesù abbia agito così. Non dimentichiamo infatti che tutto ciò contro cui Gesù si scaglia era religioso, legale, ammesso per motivi rituali; gli animali e le offerte erano i sacrifici per propiziarsi Dio. Gesù, agendo così, si scaglia contro la religione del tempo e del tempio, contro quel tipo di legalità. Gesù non ha accettato una religione disumana, della formalità, del sopruso e dell’ingiustizia. Diceva: "Qui Dio non c’è. Qui si parla di Dio, su Dio, per Dio, ma non con Dio. Qui Dio non c’è". E invita anche noi a non accettare a-criticamente una proposta solo perché è religiosa o etichettata col nome "Dio". Quando noi pensiamo a Gesù spesso ce lo immaginiamo buono, remissivo, pacifico, dolce e tenero, ma Gesù non fu solo così. Guardate come Gesù si comporta con i sacerdoti, i discendenti della famiglia di Levi, quelli che comandano, quelli che sfruttano il potere a loro vantaggio. Nel vangelo di oggi Gesù li svergogna pubblicamente, scacciando i mercanti e i cambiavalute che, con il permesso interessato di lorsignori (il pizzo è sempre esistito!) trafficavano nel tempio. E osservate chi nel vangelo di oggi alza la voce contro Gesù: non è la gente a cui Gesù ha scacciato gli animali e rovesciato i banchi, ma i Giudei. Sono loro, le autorità ebraiche e i membri del sinedrio, i diretti interessati come dirigenti del mercato, proprio loro e solo loro che si oppongono alla protesta di Gesù. E siccome gli spazi del tempio appartenevano alla casata del sommo sacerdote Anna, da cui più tardi verrà anche il sommo sacerdote Caifa', immaginate la felicità di Caifa quando si ritroverà davanti Gesù nel processo per condannarlo a morte. Poteva vendicarsi! E così fu! Con i farisei, quelli puri, i separati (lett. fariseo vuol dire separato), quelli che non vogliono mischiarsi con coloro i quali non rispettano la legge, ma che impongono una regola infarcita di obblighi che soffoca la gente, Gesù è immediato e diretto. Gesù sarà furente con loro perché predicano bene ma razzolano male: opprimono e rapinano le vedove (Lc 20,47) e abbandonano persino i genitori anziani con la scusa falsamente devota di aver offerto i loro beni al tempio (Mt 15,1-6). Con gli scribi Gesù sarà ferocissimo: conoscono benissimo la Bibbia ma non la mettono in pratica (Mt 23,1-9). Con i sadducei, i nobili, i ricchi del tempo, Gesù spiattella loro in faccia che entreranno nel regno di Dio quando un cammello passerà per la cruna di un ago (Lc 18,24-25) e a loro dedica la parabola del riccone condannato al fuoco dell’inferno (Lc 16,19-31). Ma neppure con la folla, con la gente comune sarà tenero, quando si accorgerà che lo segue solo per mangiare a sbafo (Gv 6,26). Fu un uomo tranquillo Gesù? Fu un uomo di pace? Si, ma non come intendiamo noi. Gesù dice nel vangelo: "Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada" (Mt 10,34). La nostra pace è: "Lascia stare, pazienza, è sempre stato così; la nostra forza è la preghiera: preghiamo per chi opprime e che Iddio cambi loro il cuore; non si può far niente di fronte a certe cose; da che mondo è mondo è sempre stato così; meglio starsene fuori, ci vuole così poco per andarci in mezzo". Questa è la pace dei cimiteri, della paura e del compromesso. La pace di Gesù è costruire il mondo come Lui l’ha pensato: giusto, bello e ospitale per tutti i suoi figli. La sua pace non rassomiglia nemmeno lontanamente a quella di chi non vuole fastidi e rogne, e perciò non si impiccia degli affari degli altri, cioè non vede, non sente, non parla, non c’era, perché quando sta bene lui degli altri proprio non gli interessa niente! Gesù qui è aggressivo. Lo so che non ci piace, perché noi stessi temiamo la nostra aggressività, ma è così. Aggressività è una parola latina (ag-gredi) che vuol dire "avvicinarsi, andare verso qualcuno, avvicinarsi ad un altro, entrare in relazione". Noi tendiamo ad andare verso gli altri: ne abbiamo bisogno e li cerchiamo. Nel nostro avvicinarsi verso gli altri, abbiamo imparato nei millenni, che ci dobbiamo difendere. Quando un animale si avvicinava ad un altro animale (o un uomo ad un altro uomo) ha imparato che poteva essere attaccato e allora usava la sua aggressività per difendersi, per non morire, per vivere. L’aggressività è un’energia essenziale della vita: senza non possiamo vivere. E’ la forza con la quale entriamo in relazione quando incontriamo le persone. Tutti abbiamo quest’energia e guai se non ci fosse. Se poi nella vita siamo stati feriti o abbiamo subito ingiustizie o traumi, allora la nostra carica aggressiva aumenta, diventa più forte, cova e può essere pericolosa. Tutti siamo aggressivi: il punto non è esserlo o no, ma cosa ne facciamo della nostra aggressività. C’è un’aggressività malsana, che distrugge perché non è né riconosciuta né gestita. C’è una donna che critica tutti e sempre, rigorosamente alle spalle. La chiamano "la vipera": quando parla ti avvelena. C’è tanta rabbia, tanto odio in quella donna. Chi critica gli altri è sempre uno frustrato che pensa: "Forse io non sarò un granché, ma nemmeno tu". C’è un uomo che quando entra in conflitto si ritira su se stesso e non parla più, può stare così per giorni, settimane. Quanta aggressività (inespressa) ma agita (con il silenzio) c’è? Infatti, stargli vicino è impossibile! Quando vado dal mio medico e ho la laring-ite, la bronch-ite, l’ot-ite, la faring-ite, lui mi dice: "Malattie con –ite? Con chi sei arrabbiato?". E mi ricorda che la rabbia non espressa, l’aggressività tenuta dentro provoca, a suo dire, bruciori allo stomaco e al fegato, colite, ulcere, infiammazioni, ecc. C’è una donna che è sempre ammalata: ne ha sempre una. Così in casa tutti devono stare ai suoi ordini (figli e marito) e si fa sempre quello che vuole e decide lei. Mi sa che sta facendo la vittima! Mi sa che c’è molta aggressività dietro. C’è chi la rabbia la scarica riempiendosi di cibo o chi fumando "come un turco". C’è chi la scarica facendo sempre battutine o chi insinuando sempre qualcosa. C’è la madre che urla sempre o quella a cui non si può dire niente. C’è il padre padrone e quello che picchia. C’è lo sguardo di chi ti uccide. C’è tanta aggressività (malsana) in giro perché la gente è frustrata, competitiva, e scarica addosso agli altri il fatto che non lei riesce a vivere, a indirizzare la propria forza per realizzarsi. Ma c’è un’aggressività sana che mi serve vivere. Se Gesù non l’avesse usata, farisei e scribi lo avrebbero schiacciato. Io ne ho bisogno per non farmi mettere i piedi in testa, per non farmi pestare, per difendere le mie cose preziose, per non farmi invadere dagli altri o per non farmi gestire né manipolare. Quando arrivano i venditori porta a porta (ti vendono le candele, i tappeti antiscivolo, le vesti della Prima comunione; asciugamani, santini...a me vendono i santini!?, calzetti), o se non vendono cercano solo soldi e ti raccontano le storie più incredibili, o propongono tele2, infostrada, l’enel, il gas, (tutti insomma hanno qualcosa da offrirti) bisogna essere aggressivi e dire: "No, grazie". E se insistono bisogna dirlo in maniera più forte. Un giorno una persona influente disse: "Tu la devi smettere di fare queste cose". Io presi paura e mi ci volle tutta la mia aggressività per non cedere. Mi dovetti dire: "No, io ci credo e vado avanti". La mia aggressività mi serve per appassionarmi. Quando faccio un incontro e desidero che vada bene, sono puntiglioso nel prepararlo e cerco mille modalità perché riesca; sto usando la mia aggressività. Di fronte a certe cose che si vedono in giro, si può stare zitti? Non bisogna alzare la voce? Posso far finta di niente? Come rimanere neutrale, indifferente? A non scendere in piazza? Mi serve la mia aggressività. Per realizzare i miei progetti, per essere fedele alla mia strada, per non tradire me stesso, mi serve energia, forza e decisione: mi serve tutta la mia aggressività per andare verso tutto questo. Io ho bisogno della mia forza vitale per essere deciso in ciò che voglio, per andare fino in fondo, per vivere con intensità, per non farmi distrarre e per non cedere alle paure inevitabili del percorso. Ho bisogno, come Gesù, di tutta la mia forza vitale per amare, per incontrare, per appassionarmi ad una causa, alle storie e alle anime di molte persone, per non tirarmi indietro quando si fa dura (Gesù dice Lc 9,51 era lett. "incazzato, fermo, arrabbiato, deciso" ad andare a Gerusalemme). Per non cedere quando incontro opposizione, per battermi in ciò che credo, per entrare in conflitto e rimanerci senza indietreggiare quando c’è un’ingiustizia, per non fare neppure un passo indietro perché su certe cose non si può cedere neanche di un millimetro, per smascherare la falsità e l’ipocrisia, per rischiare in prima persona, per accettare l’inevitabile maldicenza e l’odio conseguente per chi vive esposto, per tutto questo mi serve la mia aggressività. Se non avessi questa forza, come potrei andare avanti? Il gesto di Gesù ha un senso molto profondo, tanto è vero che la sua frase "Distruggete questo tempio in tre giorni e lo farò risorgere" sarà utilizzata durante il processo di Gesù per farlo condannare. Mentre i Giudei pensano al tempio costruito in quarantasei anni (che sarà comunque distrutto), Gesù parla del tempio del suo corpo, di se stesso. Questa era una bestemmia per gli Ebrei perché il tempio era il centro della vita religiosa, sociale e politica. Ogni giorno al tempio veniva ammazzato alle nove del mattino e alle tre del pomeriggio un agnello. E' il culto dato a Dio attraverso le cose. Dio lo si ama offrendogli qualcosa, una preghiera, un’ offerta, un sacrificio. Ma Gesù tronca questo tipo di rapporto fondato sul sangue e sulla macellazione degli animali: perché il vero agnello sarebbe morto proprio alle tre del pomeriggio. Gesù morirà alle tre del pomeriggio perché è Lui il nuovo culto, il nuovo tempio. Gesù è il luogo di Dio. Non si va più al tempio per in-graziarsi Dio, ma si va da Gesù per rin-graziare Dio. Dio lo si ama non offrendogli più delle cose, dei beni, delle offerte, ma se stessi, la propria vita e la propria persona. Il vero culto non è più il tempio, ma l’uomo. E’ una frase che significa la rottura di un vecchio sistema di fare culto a Dio e di fare religiosità. Di qui la relativizzazione di tutti i luoghi di culto: "Va in chiesa, dà le tue offerte, fa’ i tuoi sacrifici, i tuoi digiuni, ma ricordati che il vero culto passa solo attraverso il cambiamento del tuo cuore e la tua vita". Qui il vangelo pone una grande domanda: chi comanda a casa tua? Sei tu il tuo proprietario? Una volta c’era una canzone che diceva: "E qui comando io, e questa è casa mia". E’ proprio vero? Sei tu che guidi la tua anima, il tuo cuore? E se non sei tu, come puoi accettare di vivere da schiavo? Non è che devi fare una bella pulizia, una purificazione di tutti i tuoi venditori? Le persone spesso vendono l’anima. "Si vendono" come i venditori del tempio o come i cambiavalute. Un uomo mi ha detto: "Sa padre vorrei così tanto stare con i miei figli ma devo sempre lavorare". Ha un’azienda che gestisce lui! "Stai vendendo la tua anima, la gioia di gustare dei tuoi figli per il lavoro". Se viene Gesù, lui fa piazza pulita, del tuo lavoro, di te o dei tuoi figli. Non puoi vivere così! Ci sono persone che non provano più niente, non si entusiasmano, non stanno male più per niente, niente le scuote, niente le fa salire alle stelle, niente le commuove. Sono morte dentro. Hanno venduto la loro anima. Hanno perso la cosa più importante che avevano. C’è una persona che dice: "Io padre non credo più a niente. Ne ho passate troppe nella vita. Non ho più speranza, non ho più niente. Vado avanti solo perché sono in vita". Ha venduto la speranza, ha venduto la Forza che aveva dentro, e adesso c’è solo disperazione. E quelle persone che vendono il proprio corpo per apparire in tv, per essere famosi, notati? E quelle persone che vendono la propria dignità per salire in alto, per "fare soldi"? E quelle persone che vendono la propria libertà? Un uomo, ogni domenica sera (ha cinquant’anni!), deve andare a mangiare con sua madre perché altrimenti lei si offende (donna che sta benissimo). E non si fanno eccezioni! Ma a chi hai venduto la tua vita? E quell’uomo che ha picchiato sua moglie perché non gli dava i soldi per andare al casinò? E tutti coloro che per l’approvazione, il successo, la potenza, la gloria (pensate a Saranno Famosi, La Fattoria, Il grande Fratello), la vittoria (lo sport), vendono il proprio cuore, la propria dignità, la propria anima, lo stupore della vita; rinunciano alla propria persona, al proprio pensiero, alla propria originalità, a seguire la loro unica strada, a ciò che sono per essere conformati, per non essere tagliati fuori, per essere come tutti; rinunciano ad osare, a cambiare, a credere che ci sia un sogno su di loro; rinunciano a lottare per una causa giusta, rinunciano alla grandezza dell’anima (il mare e il cielo sono niente di fronte a ciò che si può vivere nell’anima): non sono poverini? Non si sono s-venduti? Nella Bibbia si dice: "Non sei né caldo né freddo, per questo ti vomito". Non sei diventato te stesso, non hai sviluppato ciò che sei, hai venduto quello che eri, hai perso tutto quello che avevi. Mi fai vomitare! Chi comanda a casa tua? E se non comandi tu, a chi ti sei venduto? Di chi sei schiavo? C’è un'unica alternativa: o tu sei tempio di mercato o tu sei tempio di Dio. Nel vangelo si dice: "Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta " (Lc 21,5-6). Cioè: ciò che non viene purificato, è destinato a morire. Se non ripuliremo la nostra vita, il nostro corpo, da tutti i venditori e i cambiavalute, saremo distrutti. Si impadroniranno della nostra fantasia, creatività, vitalità, tenerezza, amore, gioia, pienezza spiritualità; tutto ciò sarà venduto per i soldi e per l’apparenza, e noi saremo distrutti. Non è una maledizione, è un dato di fatto. Come il tempio di Gerusalemme non ha saputo purificarsi, cacciare gli impostori, ed è stato distrutto, così se tu non scacci dalla tua vita i tuoi impostori interni, i tuoi tiranni, i tuoi venditori di false certezze, ebbene questi ti porteranno alla rovina e alla distruzione. Ma anche ogni società che non sa cacciare, s-velare, ri-conoscere i suoi impostori e cacciarli è destinata inevitabilmente a morire. Questa è la grande scelta: scegli se essere tempio di Dio o tempio di mercato. Nel tempio di Dio non tutto si può svendere, non si può scendere a compromessi su tutto; ci sono cose sulle quali la mia coscienza non si può piegare, non può chiudere gli occhi. Nel tempio di Dio su certi valori non posso piegarmi, costi quel che costi. Nel tempio di Dio l’uomo vive. Nel tempio del mercato "tutto è possibile", si può accomodare tutto, basta non sentire, non vedere, far finta di niente, basta che ci sia un ritorno; ci sono le lobbies, i favori, il clientelismo. Nel tempio del mercato l’uomo muore. E quante persone sono come un bel tempio, ma dentro c’è solo mercato, interesse, impostura. Ed è per questo che Gesù chiude questo vangelo con questa frase: "Gesù non si confidava perché conosceva tutti e sapeva quello che c’è in ogni uomo (Gv 2,25)". Come a dire: "Sii prudente, perché chi è tempio di mercato si maschera, si ri-veste da tempio di Dio". I falsi dei, gli idoli, le imposture indossano sempre l’abito della virtù, (altrimenti come farebbero ad essere accettati!): "per il tuo bene"; "lo faccio per te"; la pace preventiva, la guerra per il bene dell’umanità; si rivestono di idoli come il patriottismo, il successo, l’attaccamento al lavoro. Ogni tempio di mercato si maschera da tempio di Dio. Non farti ingannare! E se il tempio fosse la mia vita? Bisogna buttare all’aria tutto? Bisogna rovesciare i banconi? A volte sì. Ci serve molta forza per fare questo, molta passione, molta decisione. E se il tempio fosse la mia famiglia? Bisogna rovesciare tutto? A volte sì. E se il tempio fosse il mio lavoro? La mia vita? Bisogna rovesciare tutto? A volte sì. E se il tempio fosse questo mondo, con tutti i suoi venditori di false immagini, false illusioni, false felicità, di paci con le guerre; questo mondo che distrugge il mondo in cui abita? Bisogna buttare all’aria tutto? Bisogna compiere una svolta radicale? A volte sì. E se il tempio fosse questo mondo politico con tutti i suoi cambiavalute, questa gente del compromesso, del "tutto è conciliabile", del tutto è possibile, del "se è legale è morale", del "se lo si può fare, va bene", del "carro del vincitore"? E se una cosa è legale, è anche giusta? La tortura, la schiavitù e altre nefandezze simili sono state ammesse fino a pochi anni fa. Ma perché erano ammesse, erano anche giuste? Perché sia possibile con amici o con furberie, impossessarsi di denaro altrui, è giusto? E la tua coscienza? Tu hai una coscienza: dove la lasci? Non l’ascolti? E’ andato molto di moda il temine "mani pulite". E il cuore? E le intenzioni? E la tua coscienza è pulita? Puoi giustificarti dicendo "lo fan tutti, perché non dovrei farlo io"?. Ci vuole molto coraggio per rendersi conto che così, che questo mondo è autodistruttivo, e che ci porta verso la fine. Ci vuole molta passione per la vita per cambiare la propria vita. Ci vuole molto amore per buttare fuori i mercanti dal proprio tempio. Purificare, vuol dire fare puro, nuovo, vero, scacciare gli impostori. Se il tempio non si purificherà verrà distrutto. Sia la mia vita, sia la mia anima, sia questo mio mondo, sia il mio matrimonio, sia quel che sia, ciò che non riceve purificazione, verità, verrà inesorabilmente distrutto. Pensiero della Settimana Ipocrisie: 1. Ci sono, tra gli uomini, assassini che non hanno ancora versato sangue, ladri che non hanno rubato niente, e bugiardi che finora hanno detto la verità. 2. Alcuni che si farebbero scrupolo di rubare i tuoi averi, non vedono tuttavia niente di male nel corrompere i tuoi pensieri. 3.Com’è stupido chi cerca di rattoppare l’odio degli occhi col sorriso delle labbra. |