Omelia (15-03-2009)
LaParrocchia.it
Il segno del tempio... per un rinnovamento

È questo un racconto che viene riportato da tutti e quattro gli evangelisti, con la differenza, rispetto ai sinottici, che Giovanni lo colloca all'inizio del ministero di Gesù, forse a voler sottolineare una rottura totale con il mondo e le tradizioni giudaiche. Il Gesto profetico compiuto da Gesù si colloca sulla scia dei profeti - Amos, Malachia, Isaia e altri - che nei confronti del culto avevano assunto una posizione critica o di purificazione. Per una buona parte dei profeti il culto andava purificato da tutte quelle forme di "tradizionalismi" che non rendevano limpido il rapporto con Jhwh.
Allora Gesù fece... È un gesto quello di Gesù che deve indurre a guardare al modo in cui si imposta il rapporto con Dio e come si vivono alcune liturgie. Certamente le liturgie devono essere purificate e liberate da tante scorie che sono presenti e che non permettono di vedere in modo chiaro la realtà Divina.
Vorrei proporre una sintesi ci ciò che Benedetto XVI ha detto nell'incontro avuto con il clero della Diocesi di Albano: "San Benedetto, nella sua "Regola", dice ai monaci, parlando della recita dei Salmi (ma che si può benissimo applicare al concetto di liturgia): "Mens concordet voci", la mente si accordi alla voce, alle parole. La Sacra Liturgia ci dà le parole; noi dobbiamo entrare in queste parole, trovare la concordia con questa realtà che ci precede. Così, è molto importante, per potersi sintonizzare bene. In altre parole, la "ars celebrandi" non intende invitare a una specie di teatro, di spettacolo, ma ad una interiorità che si fa sentire e diventa accettabile ed evidente per la gente che assiste. Solo se vedono che questa non è una "ars" esteriore, spettacolare - non si è attori! - ma è l'espressione del cammino del tuo cuore, che attira anche il loro cuore, allora la liturgia diventa bella, diventa comunione di tutti i presenti con il Signore. Quindi le parole devono essere pronunciate bene. Poi ci deve essere una adeguata preparazione. I chierichetti devono sapere che cosa fare, i lettori devono sapere realmente come pronunciare. E poi il coro, il canto, siano preparati, l'altare sia ornato bene. Tutto ciò fa parte - anche se si tratta di molte cose pratiche - di quella "ars celebrandi" che è l'arte di entrare in comunione con il Signore".
Il papa invita a "svuotare" la liturgia da tutto ciò che non permette un dialogo autentico e trasparente...in quanto la liturgia ha come fine ultimo il compito di ricuperare un rapporto che attraverso la "comunicazione liturgica" porta alla "comunione" semplice e comprensibile con la sfera divina.
Quale segno...? Si potrebbe dire: cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo vivere la liturgia? Il vangelo non tarda ad offrire la risposta: "parlava del tempio del suo corpo". È questo un indizio del modus vivendi liturgico.
La liturgia deve avere una valenza Cristologica, deve essere la via che porta all'incontro con Gesù Cristo... e sull'esempio di Gesù (nuovo tempio), che ha fatto della comunione con il Padre l'arma vincente della sua missione dandone dimostrazione pratica nei vangeli, divenire ponte che porta e inserisce nella comunione trinitaria. Questa dovrebbe essere l'impostazione e la vita della liturgia.
Ecco allora l'importanza di non trascurare, ma di preparare bene i vari momenti e partecipare "dall'inizio" a tutte le celebrazioni. Bisogna rompere con lo schema della validità della messa se arrivo... ma occorre riprendere il concetto se quella celebrazione ha soddisfatto oppure no le esigenze interiori.
Può essere, se si vuole, un semplice suggerimento e nient'altro. La "purificazione" inizia da una buona organizzazione del proprio tempo e della propria domenica.
A mò di curiosità... Nelle nozze di Cana Gesù fa riempire le Giare, nell'episodio odierno svuota il tempio... forse è da leggere un invito pressante a vivere con "spirito nuovo" da persone rinnovate la sacra liturgia.

Commento a cura di don Alessio De Stefano