Omelia (11-05-2003) |
padre Paul Devreux |
IV Domenica di Pasqua. Gv 10, 11-18 Gv.10,11-18. Gesù ha il potere di offrire la sua vita e di riprenderla, ogni volta che lo ritiene opportuno, cioè ogni volta che ritiene che uno di noi ne ha bisogno. Quindi se è vero che Gesù è morto e risorto una volta per tutte, per salvare tutta l'umanità, è anche vero che riattualizza, rivive questo percorso della Passione ogni volta che celebriamo l'eucaristia, e ogni volta che in me scatta il bisogno di ucciderlo, più o meno velatamente. Come e quando uccido il Signore? Per esempio quando rifiuto un fratello, un parente; quando decido di chiudere i ponti con qualcuno, fratturando il corpo di Cristo che siamo noi. Poi Gesù risuscita per rendersi nuovamente disponibile al mio prossimo attacco omicida o per quando direttamente rifiuto o critico il Signore perché non accetto il suo operato nella mia vita, o in quella di qualcuno che mi sta a cuore. Fatto sta che in me, ogni tanto scatta il bisogno di fare del male, e chi cerca di mettersi in mezzo per cercare di limitare il male che faccio agli altri e a me stesso è Gesù, sempre pronto ad essere il capo espiatorio, e a risuscitare per provare a porre rimedio ai danni che faccio, per rilanciare la vita e la speranza, lì dove io l'ho distrutta. Questo è il buon pastore che dà la vita per le sue pecore e che il Padre ama tanto. Donami signore di vederti ogni volta che ti rimetto in croce, e ogni volta che rifiuto di collaborare a questo tuo ministero, da buon mercenario. |