Omelia (24-03-2009)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Giovanni 5,6-8

Dalla Parola del giorno
Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita...Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina".

Come vivere questa Parola?
Ancora una volta, Gesù si propone come colui che guarisce. Sana dalle malattie fisiche, ma ancor più, può liberare dal peccato. Presso la piscina di Betzata, a Gerusalemme, incontra sofferenti, malati, che attendono il muoversi dell’acqua per gettarsi nella grande vasca e ottenere la salute.
Tra tutti, Gesù si rivolge a un povero uomo che da 38 anni attende invano un aiuto per essere gettato nella piscina al tempo giusto. È paralitico, ha bisogno di qualcuno che gli presti le sue braccia e lo sollevi affinché gli sia permesso quel movimento che gli potrebbe ridare vita.
Ancora una volta, Gesù si rivolge al più povero, all’abbandonato, a chi non ha nessuno che si curi di lui. Ancora una volta, lo stile del Maestro non è impositivo. Chiede all’uomo: "Vuoi guarire?". Potrebbe sembrare una domanda superflua e invece è la richiesta di una volontà di salvezza che supera la guarigione fisica e allude alla integrità della vita.
Il Vangelo continua a parlare in tutte le epoche storiche, anche nella nostra. Continua ad essere attuale per uomini e donne di ogni tempo, anche per noi. Quante volte ci siamo sentiti paralizzati di fronte alle difficoltà, a un quotidiano che si ripete con le sue violenze e con le sue preoccupazioni. Anche noi, spesso, ci siamo ritrovati soli, senza nessuno che ci tendesse una mano. Oppure, noi stessi non abbiamo aiutato chi ci chiedeva soccorso, ci sarebbe stato contento anche solo di una parola, di un sorriso. Abbiamo lasciato sull’orlo della piscina della vita chi avrebbe potuto, con un piccolo movimento delle nostre braccia, ricominciare a nuotare e soprattutto avrebbe potuto riacquistare speranza e forza.

Oggi, nella preghiera, chiederò a Gesù di guarirmi dalle mie malattie dell’anima e di aiutarmi a tendere una mano a chi aspetta da me un gesto di solidarietà.

La voce di un religioso
Ci sono sofferenze che non sono croci che salvano, ma pesi insopportabili che schiacciano; ci sono sofferenze che stroncano e spingono alla ribellione. Queste sofferenze sono un male, uno scandalo, come il peccato.
R Voillaume