Omelia (29-03-2009)
LaParrocchia.it
Vedere... ora... offerta

La pagina evangelica, che è la conclusione del libro dei segni, ci proietta già in un clima pasquale: Gesù è stato unto nella casa di Lazzaro, ha fatto il suo ingresso a Gerusalemme ed ora lo troviamo impegnato in un dialogo con le persone che sono convenute per la festa... ormai imminente.
Il racconto si apre con la segnalazione di una presenza:
...C'erano alcuni Greci. Il significato di questa sottolineatura è molteplice:
- Può significare la conversione di alcuni pagani al giudaismo, religione ufficiale, per cui si prende parte anche alle feste che la religione contempla nel suo calendario (diremmo liturgico).
- Altro significato è che queste persone non sono contente di osservare le regole imposte dal Giudaismo e vogliono compiere il salto qualitativo... dalla religione giudaica a Gesù.
- Altro elemento ancora, Giovanni si serve di questa immagine per dire come già all'interno della comunità cristiana i pagani sono sostanzialmente arrivati alla fede e presenta in questa maniera la chiamata universale alla salvezza.
In ogni caso è una presenza che impone una riflessione seria e severa. Anche oggi come allora, all'interno della comunità arriva, o si trova, gente che...
Vuole vedere Gesù...? Questo desiderio non deve essere sottovalutato né messo nel cassetto, ma deve condurre la chiesa intera ad una profonda e penetrante riflessione: alcuni ci chiedono legittimamente di essere testimoni di Gesù. Il desiderio dei Greci del vangelo è il desiderio di tanta umile gente che chiede alla chiesa, in ogni ordine e grado, di essere più coerente con il vangelo e di saperlo manifestare con la propria vita. È il grido di tante persone che vogliono credere seriamente in Gesù Cristo, ma vedono che la comunità non sempre è il riflesso fedele ed autentico della volontà di Dio. Molte volte tra i cristiani e il vangelo c'è una distanza molto profonda.
Forse per dirla con il card. Martini...la chiesa non è dove si trova la gente e la gente non è dove si trova la chiesa (cfr. lettera ai giovani mai pubblicata).
Dobbiamo prendere coscienza che le persone non si accontentano della figura di Gesù osannata dalla folla... l'ingresso trionfale in Gerusalemme non ciò che soddisfa', visto si come un momento di gloria, ma è destinato a passare... tramontare. C'è bisogno di qualcosa di serio... Cosa?
Non bisogna mai scoraggiarsi, perché il vangelo ci offre anche una possibile soluzione: Filippo e Andrea ricorrono a Gesù. Nelle parole di Gesù troviamo la possibile risposta alle nostre perplessità.
È venuta l'ora... paradossalmente è l'ora della croce...morte. Cosa ci vuole dire Gesù? Che forse come Chiesa, dobbiamo imparare a guardare/contemplare più spesso la croce e Colui che vi è appeso, perché la fede dell'intera comunità cristiana è fondata sul mistero pasquale che inizia con l'evento della croce.
È venuta l'ora in cui si è chiamati ad un ritorno radicale al vangelo... a metterlo al primo posto... a farlo diventare soggetto e oggetto delle nostre attività pastorali e a non girarci attorno.
È venuta l'ora in cui dobbiamo capire e interiorizzare che la fede non è manifestazione ludica o evento di piazza (vedi il giorno dell'ingresso), ma che è fondamentalmente legata ad una donazione continua della propria vita.
È venuta l'ora in cui, seguendo l'indicazione del vangelo, dobbiamo ristabilire il dialogo e la comunicazione con noi stessi, con le persone che ci circondano e con il mondo in cui viviamo. È necessario saper parlare la stessa lingua per non disperderci.
Se il chicco... non bisogna avere paura della "morte" di oggi, perché il sacrificio di oggi è il presupposto fondamentale di un futuro copioso. Il sacrificio della propria vita è necessario per un futuro copioso... il sangue dei martiri utile alla nostra fede.
La croce è l'ora della fede pensata...

Commento a cura di don Alessio De Stefano