Omelia (29-03-2009) |
don Roberto Rossi |
Portare molto frutto Il messaggio fondamentale di questa giornata è l'avvenuta riconciliazione nostra con Dio. Nel sangue di Gesù Cristo, che muore sulla croce, Dio conclude con l'umanità peccatrice una nuova ed eterna alleanza. Ciò è invito urgente per ognuno di noi a restituire amore per amore, pur nei nostri limiti. Già il profeta Geremia propone il superamento dell'antico patto del Sinai, parlando di una nuova alleanza che Dio stipulerà col suo popolo e che verrà inscritta nel cuore di ogni vero adoratore del suo Nome. Il dono della nuova alleanza, ci dice la lettera agli Ebrei, si è fatto persona in Gesù Cristo, che con la sua morte e risurrezione è divenuto «causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono». La liturgia ci invita ancora a riflettere sulla decisione di Gesù di parlare ai discepoli della "sua ora": è l'ora della croce e della gloria pasquale, attraverso la quale il germe della vita divina sarà seminato nei nostri cuori. E Gesù ne parla con la piccola parabola del seme che muore e che in questa maniera porta molto frutto. "Vogliamo vedere Gesù" Gesù si presenta e si fa conoscere: "Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Ecco la vera identità del Figlio di Dio, Messia e Salvatore: Egli è il chicco di grano che, staccatosi dalla spiga, si prepara a marcire e morire perché nasca una nuova vita, una nuova spiga carica di altri grani. Con un riferimento naturale Gesù, profeticamente, rivela il culmine e il senso ultimo della sua missione. Egli è la Vita ed è venuto perché tutti abbiano la vita piena e abbondante. Ma perché questo accada occorre cadere nella terra, e Lui lo ha fatto, lasciando il seno del Padre; occorre marcire e morire, e lo farà sulla Croce; solo così nascerà altra vita, e questa pienezza si compirà nella Risurrezione. E' questa la sorprendente ed profonda logica di Dio che Gesù ha pienamente incarnato e reso visibile in una vita interamente donata, dove la morte in croce è stata solo l'avvenimento culmine. Se entriamo in questa logica di Dio si apre ai nostri occhi, come uno squarcio di luce, che il dare tutto, l'uscire da se stessi per accogliere l'altro, è la vita di Dio, che noi stessi viviamo e che diventa vita abbondante per tanti altri. Marcire e morire è disponibilità a dare tutto senza trattenere niente, a dimenticare se stessi, ad amare nella gratuità senza aspettarsi nulla in cambio, a rinunciare ai propri interessi e alle proprie sicurezze... essere seme che muore, essere dono pieno di sé. Gesù dice: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia (perde) la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna". Cadere in terra e morire, non è dunque solo la via per portare frutto, ma anche per "salvare la propria vita", cioè per continuare a vivere! Che cosa succede al chicco di grano che rifiuta di cadere in terra? O viene qualche uccello e lo becca, o inaridisce e ammuffisce in un angolo umido, oppure viene ridotto in farina, mangiato e tutto finisce lì. In ogni caso, il chicco, come tale, non ha seguito. Se invece viene seminato, rispunterà, conoscerà il tepore della primavera e il sole dell'estate. Conoscerà una nuova vita, porterà molto frutto. E' quello che desideriamo per la nostra esistenza e il Signore ci dà la grazia e la forza per questo. Semina, semina: l'importante è seminare, poco, molto, tutto, il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché risplenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio per sollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo, la tua fede, il tuo amore. Semina la tua pace per vedere sorgere un nuovo orizzonte. Semina le più piccole cose, i nonnulla. Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra. |