Omelia (05-04-2009)
don Giovanni Berti
Il bacio che fa soffrire più di una lancia

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Nella Cappella dei Scrovegni affrescata da Giotto a Padova, sono rappresentate diverse scene della vita di Gesù e in particolare della sua passione e morte. Tra queste, una scena è dedicata al famoso bacio di Giuda. Con quel bacio, racconta il vangelo, Giuda da’ il segnale giusto a coloro che devono arrestare il Maestro.
Mi ha sempre impressionato questo piccolo dettaglio del racconto, che non a caso, è inserito dagli evangelisti nella narrazione della passione di Gesù. Proprio con un bacio, un gesto che solitamente indica amore, intimità, vicinanza... proprio con un bacio Giuda segna il suo definitivo distacco da Gesù. Con quel bacio l’amicizia è definitivamente rovinata e sepolta.
La rappresentazione fatta da Giotto a Padova è molto suggestiva. Al centro del riquadro i volti di Giuda e di Gesù si sfiorano, e il discepolo traditore abbraccia il maestro, avvolgendolo completamente con il suo mantello giallo, quasi a farlo scomparire. Gesù non fa nulla per tirarsi indietro, anzi, guarda fisso Giuda con un volto sereno proprio dell’amico che si fida e si lascia toccare e avvolgere senza paura.
Allargando la visuale attorno all’abbraccio e al bacio, si vede una scena piena di violenza. Ci sono i soldati, scuri sullo sfondo, le lance, i bastoni. Ci sono i nemici di Gesù pronti a catturarlo con un volto che bene esprime giudizio e odio. E’ impressionante anche vedere, dietro Gesù, gli apostoli, gli altri amici di Gesù, che cedono alla violenza, e Pietro (con l’aureola di santità in testa!!!) che con un coltello taglia l’orecchio del personaggio che ha davanti.
Tutto attorno a Gesù è un crescendo di violenza e morte.
Solo Gesù appare calmo, arreso a quel che gli sta succedendo. La violenza fatta di grida, lance, bastoni e coltelli rappresenta bene la violenza nascosta nella falsità dei gesti di Giuda. L’abbraccio apparentemente amichevole e il bacio traditore sono la violenza che più fa soffrire il maestro e l’amico Gesù.

Ho ripensato allora a quanti gesti falsi riempiono la mia vita.
Guardo la televisione o leggo il giornale e vedo immagini di violenza fisica concreta e a volte molto cruda. Mi sento pacificamente a posto perché io non sono lì e io non uso una tale violenza.
Nella mia vita credo di non aver mai veramente picchiato qualcuno, e forse l’unica violenza che ho usato è quella verbale, ma nemmeno troppo. Non sono un mafioso, non sono un terrorista, non ho mai rubato o ucciso nessuno.
Ma il bacio di Giuda mi mette un po’ a disagio. E mi interroga.
Davvero non ho mai ferito nessuno con la falsità di gesti e segni di amore e amicizia?
Ho davvero mai tradito la confidenza di qualcuno? Posso sentirmi davvero a posto, pensando di non aver mai usato l’amicizia di qualcuno per raggiungere qualche scopo per poi disfarmi "dell’amico" perché non mi serve più?
In questa Settimana Santa, che si apre con il lungo racconto della Passione di Gesù, voglio davvero verificare la mia vita e trovare la mia collocazione tra i vari personaggi.
Posso essere Giuda che con un falso gesto d’amore tradisce l’amico che sta dando la vita anche per lui.
Posso essere anche Pietro, che è condizionato dalla violenza che gli sta attorno, e non riuscendo a star fermo diventa pure lui violento.
Posso essere anche Gesù, che fedele al patto d’amore con i suoi, non si tira indietro e si lascia anche tradire pur di non tradire lui stesso.
Ed è davvero straordinario che uno dei gesti più intimi che Gesù ha nel Vangelo sia proprio con il suo traditore.
Questa fedeltà assoluta del Maestro al patto di amore mi da’ speranza perché mi fa vedere la possibilità che anch’io, pur vivendo in un mondo di violenza esterna e interiore che mi condiziona, posso rimanere fedele e fermo nell’amore, proprio come ha fatto Gesù.


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