Omelia (05-04-2009)
don Roberto Rossi
L'amore e la croce

L'ulivo è stato sempre sacro: i vincitori delle Olimpiadi venivano incoronati con un ramo di ulivo; Noè, dopo il lento abbassarsi delle acque, fece uscire la colomba che al suo ritorno portava nel becco un ramoscello di ulivo, segno che dal grembo della terra rispuntava la vita, ma soprattutto che Dio donava all'uomo la sua pace, la sua benedizione.

Con rami di ulivo agitati da mani di gente entusiasta, fu festeggiato Gesù al suo ingresso a Gerusalemme; così l'ulivo diventa segno della accoglienza festosa a Gesù, allora a Gerusalemme, ora in casa nostra, nella nostra vita. Portarsi a casa i ramoscelli, offrirli ai vicini, agli altri, è segno di accoglienza, di amicizia, è augurio di pace. Moltiplichiamo i gesti di umanità, di stima, miglioriamo i rapporti. La palma non è un portafortuna, è un simbolo che ci fa pensare a cose grandi, che ha in sé significati di grande spessore: accoglienza, pace, armonia, utilità.

Il racconto della passione, non ha bisogno di commento. Va solo contemplato, pregato, vissuto. Tutto resta incomprensibile, se non si coglie in esso la violenta passione di Dio che cerca l'uomo, in un amore disposto ad amare sino alla fine, costi quel che costi, fino a dare la vita. Non si può cogliere il mistero della croce, se non si vede lì, nel non senso di una morte infame, il mistero dell'amore di Dio.
L'amore infatti porta fuori di sè, dilata l'animo e si fa carico di tutto: Dio, sulla croce di Cristo, raggiunge il punto più lontano da sé, abbraccia l'universo e si fa carico di tutto il mondo. Sulla Croce si manifesta pienamente chi è Dio: il Dio diverso, il Dio amore in tutta la sua passione d'amore, di quell'amore che lo colloca infinitamente al di sopra di ogni nostra immaginazione.
La croce è la rivelazione suprema di Dio che è amore, un amore che salva, mentre siamo peccatori. Dato il male del mondo, la croce si pone quindi come il luogo inevitabile d'incontro tra Dio che cerca l'uomo e l'uomo che cerca Dio; è l'incrociarsi di due passioni: dell'uomo che nella sua disperata ricerca si trova inchiodato sulla croce, prigioniero del male, di Dio che nella sua volontà di portare la salvezza si trova ugualmente inchiodato sulla croce, prigioniero dell'amore. Dio, infatti, vuole ricreare l'uomo, ferito dal peccato, con l'amore. Se il crocifisso svelasse soltanto il peccato, ci condannerebbe alla disperazione. Il Crocifisso, invece, mentre svela il peccato annuncia l'amore. Infatti, è nel momento della sua morte che avviene la massima rivelazione di un pagano: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".
E' l'apice di tutto il Vangelo di Marco, riassume in sè e risolve tutta la contrarietà della croce: Il nostro Dio è l'uomo crocifisso, Gesù. "Ecco il nostro Dio", annuncia il Vangelo. Non conosciamo, non riconosciamo altro Dio che questi crocifisso. Questo è scandalo per ogni persona religiosa e follia per ogni persona di buon senso, dice Paolo (1Cor 1,23). Marco accentua volutamente questo scandalo e questa follia, facendo riconoscere Gesù nella sua realtà solo sulla croce, non prima. Solo lì possiamo riconoscere che Gesù è il nostro unico Signore.
Chi lo segue solo fino all'ultima cena e non lo riconosce sulla croce, non è cristiano. Questo è il grande mistero da capire, la rivelazione sconvolgente che ha scandalizzato e colto di sorpresa anche i primi discepoli, così come è colto di sorpresa ognuno di noi, di fronte al mistero della croce, al dolore e alla sofferenza. Solo vedendo morire Gesù "in quel modo", proprio così, avviene la proclamazione di fede del cristiano. Giovanni nel suo Vangelo ci fa comprendere questa stessa verità in un altro modo. Lo dice attraverso le ultime parole di Gesù: "Tutto è compiuto". Sarà che Gesù dice: "Finalmente è terminata questa agonia, è terminato il mio compito, me ne posso tornare in Paradiso ed essere finalmente felice?" No, Gesù desidera dirci: "Ho compiuto l'amore, ho detto tutto l'amore che potevo, l'ho messo dentro la storia degli uomini. Da questo momento il fuoco dell'amore, il fuoco dello Spirito scorre nelle vene degli uomini". Gli uomini diventano finalmente capaci di essere strumenti di perdono, strumenti di amore, strumenti di gioia, strumenti di pace. Anche gli uomini diventano capaci di lasciarsi crocifiggere per amore del proprio popolo, sull'esempio di Gesù.