Omelia (01-03-2009)
don Ezio Stermieri
Là dove l'uomo non è più capace

I quaranta giorni che ci guidano alla Pasqua: il Passaggio di Cristo nella nostra vita, datore dello Spirito che ci libera dal male, dalla legge che uccide la responsabilità dell'essere uomini e dalla morte si aprono con una grande icona che Marco eleva allo sguardo di chi si mette al seguito di Gesù e con una decisiva parola.
L'icona raffigura Cristo sospinto dallo Spirito nel deserto dove rimane quaranta giorni prima di dare inizio alla sua missione e in quel luogo dell'essenzialità, della fame e sete di Dio indispensabile è portato al nocciolo il suo compito: unire terra e cielo, la natura con la sua selvaticità diventa alleata dell'Uomo nuovo e di chi lo segue e il Cielo con i suoi angeli che lo servono indicano la sua signoria e confermano che anche per chi segue Gesù, il Cielo non è più chiuso. Dio è alleato, è all'opera con noi perché non abbia più a mancare l'indispensabile per vivere e dar compimento alla vita, in pace. La scritta detta la condizione del mondo nuovo dove Dio passa in Cristo e fa alleanza: "Convertitevi e credete al Vangelo".
Di domenica in domenica riscopriremo questa bella notizia, questo evangelo di salvezza e il libro della Genesi (prima lettura) ci mostra il primo atto del disegno di Dio per il possibile ritorno: "Quanto a me, dice il Signore, stabilisco la mia alleanza con voi". Anche oggi, come ai tempi di Noè, l'umanità corre il rischio di annegare nel suo stesso progresso, di morire proprio a causa della sua scienza, di rimanere strozzata dalle sue stesse leggi, di morire in modo disumano proprio mentre vota la propria eutanasia. "Come ai tempi di Noè", dirà Gesù, dove la società affondava nel suo materialismo, affarismo, edonismo e nel suo pensiero di nichilista. Ieri come oggi, ecco la bella notizia, Dio non è stanco dell'uomo; un segno, un arcobaleno, questa volta Cristo, ricongiunge Cielo e Terra perché su di lui passiamo dalla zattera alla deriva su cui navighiamo, toccare terra, una terra nuova. Dio assicura di non distruggere l'uomo, o meglio di impedire che si autodistrugga se l'uomo pone termine alla tentazione di distruggere Dio, come fosse un fantasma del suo pensiero, una decadenza del suo sentimento, una prepotenza della sua libertà, un ostacolo al suo progresso, un impedimento alla sua coscienza. Il passaggio, la Pasqua è l'uomo Gesù. Nel deserto viva è la sintesi di ogni uomo mentre domina rispettando la natura e mentre accoglie l'aiuto che viene dal cielo attraverso gli "angeli" della Parola, della grazia, della carità, della coscienza. Per questo ci ricorda S. Paolo: "Cristo è morto, ha dato la vita, lui giusto per gli ingiusti per ricondurci a Dio". E perché non ci sentiamo un "resto" sparuto, degli aborigeni ignari che l'uomo ha fatto progressi e passi da gigante nella sua autonomia da Dio, ci viene ricordato che Cristo e il suo Vangelo non è per pochi intimi: è per tutti, anche per chi rifiuta di credere. Ogni uomo è portato prima o poi al bivio della propria libertà dove tragicamente può liberarsi di Dio ma può anche liberamente decidersi per lui, consapevole che ogni umanesimo contro Dio diventa prima o poi un sistema di potere contro l'uomo e in favore di quella parte della vita in cui l'uomo può rendere per una ricchezza che ahimè! tarda ad essere distribuita. Essere cristiani è esser stati immersi nell'acqua che poteva presagire la fine ma uniti a Cristo essere passati a quella vita nuova di alleanza che ancora una volta la Pasqua porta con sé.