Omelia (08-04-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Matteo 26,15 Dalla Parola del giorno "Gli fissarono trenta monete d’argento." Come vivere questa Parola? Matteo registra questo particolare evocativo di altri significativi passi biblici, orientando così in una lettura più approfondita del triste episodio. È per venti sicli d’argento che Giuseppe è venduto schiavo dai fratelli: il mercanteggiato, allora, è l’intimo, l’amico, colui che ha voluto abolire ogni distanza per farsi nostro fratello. Si percepisce l’amarezza espressa anche nel Salmo: "Anche l’amico in cui confidavo, che con me divideva il pane, contro di me alza il piede" (41,10). E ancora, il profeta Zaccaria annota che trenta sicli d’argento vengono pesati quale paga per il pastore buono, figura di YHWH che si prende cura del suo popolo. Una nota, amaramente ironica, sottolinea il gesto: "Porta al fonditore questa grandiosa somma con cui sono stato valutato!" (Zc 11,13), cioè il prezzo di uno schiavo. L’uomo svende così il suo Dio! No, non è Giuda: è l’uomo di ieri e di oggi. Sono io! Mi ripugna ammetterlo, forse mi ribello. Eppure ogni volta che lascio spazio ai miei comodi, a ciò che più mi conviene, alle mie tendenze sregolate, ogni volta che metto avanti a Dio il mammona del denaro, del successo, del piacere, dell’ego, io ‘svendo Dio’. Lo valuto quanto uno schiavo. Il vangelo della passione non può essere letto con un atteggiamento lacrimevole nei riguardi di Gesù e di indignazione nei riguardi di Giuda. Sono io che sono chiamato in causa. Io che mi devo interrogare su quanto vale per me il Signore. Io che devo convertire il mio cuore lasciando risuonare in me quell’accorato: "Amico!" con cui Gesù mi raggiunge nell’ora del Getzemani. È la via obbligata da percorrere perché la resurrezione abbia senso per me, perché anch’io risorga, nuova creatura segnata dal trionfo dell’amore. Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascio che quei trenta denari mi brucino tra le mani. È il prezzo del mio accomodarmi nella mediocrità e nel compromesso. Ma non cedo allo scoraggiamento: mi apro anzi con gioia ad accogliere quel richiamo: "amico!" che mi risuona dentro.. Grazie, Gesù, perché continui ad offrirmi la tua amicizia, a chiamarmi amico, dandomi la possibilità di riprendere la strada dell’amore e dell’intimità con te. La voce di un studioso Purtroppo la storia dell’umanità fino al tempo presente è soprattutto la storia dell’adorazione degli idoli, dai primitivi idoli di argilla e di legno, fino ai moderni idoli dello Stato, del capo, della produzione e del consumo, santificati dalle benedizioni di un Dio idolizzato E. Fromm |