Omelia (12-04-2009) |
padre Romeo Ballan |
Credere nel Risorto esige impegnarsi per l’uomo Riflessioni Il messaggio missionario della feste pasquali è evidente: Pasqua è il passaggio dell’uomo-Dio dalla morte alla vita; è l’annuncio di un Dio che muore in croce e che risorge, perché tutti i popoli abbiano vita in abbondanza (cf Gv 10,10)! Pasqua è la chiave di lettura del mistero più tremendo: il mistero della morte e della vita. L’avventura del Dio-in-carne-umana culmina sul Calvario e trova luce nel sepolcro vuoto: perché Cristo è risorto! Una vita nuova è cominciata in Lui; un nuovo modo di vivere, di sperare ed amare è iniziato anche in tutti coloro che credono in Lui. Da allora, è nato un nuovo modo di rapportarsi: con Dio, tra gli esseri umani, con il cosmo, con le forze del bene e quelle del male... Nuovi rapporti, nuovo stile di vita, nuove certezze, nuovi metodi e strategie... Il mondo non può essere lo stesso, come se Cristo non fosse risorto... Che cosa è cambiato? Cosa può, anzi, deve cambiare? E chi sarà l’operatore di queste trasformazioni? Con quale forza? Su quali basi? Con quali criteri? Tutte queste domande hanno una sola risposta: una vita migliore è possibile per colui che crede in Cristo, morto e risorto. Dall’esperienza di vita nuova in Cristo nasce anche l’impegno missionario dell’annuncio e della condivisione. La missione universale a tutti i popoli nasce dalla Pasqua. Infatti, Gesù fa l’invio degli apostoli alle genti e al mondo intero, nelle apparizioni dopo la risurrezione: Mt 28, Mc 16, Lc 24, Gv 20. Dall’esperienza gioiosa di adesione al Risorto nasce il servizio gioioso ai fratelli; nasce e si rafforza l’impegno della Missione. Credere nella risurrezione di Cristo è impegnarsi per la risurrezione dell'uomo. Due cristiani rinomati del nostro tempo, il patriarca Atenagora e Olivier Clément, ambedue impegnati sul fronte della fraternità e dell’ecumenismo, dialogano sul senso e le conseguenze della fede nella risurrezione di Gesù per la vita del mondo e per la Missione della Chiesa. La seguente pagina raccoglie alcune battute dei loro dialoghi. «- I grandi problemi, i problemi tragici che si pongono all'umanità odierna, come collegarli al miracolo della risurrezione? - Un terzo dell'umanità ha fame. Alla fame dei corpi si unisce quella delle anime: due terzi della popolazione del globo non hanno ancora imparato a conoscere il nome di Cristo. Nei paesi che si dicono cristiani, regna una massima divergenza tra il Vangelo da una parte, il modo di vivere dei cristiani dall'altra, e le ricerche e tendenze della società da un'altra ancora. Come collegare tutto ciò alla risurrezione? Ma è di un'evidenza lampante! I sedicenti cristiani non vivono la risurrezione, non sono dei risorti! Hanno perduto lo Spirito del Vangelo. Hanno fatto della Chiesa una macchina, della teologia una pseudo-scienza, del cristianesimo una vaga morale. Ritroviamo, riviviamo la teologia rovente di san Paolo: «Come Cristo è risorto dai morti, così noi, i battezzati, dobbiamo condurre una vita nuova» (cf Rom 6,4). Se coloro che credono nel Risorto portano in sé questa potenza di vita, allora si potranno trovare soluzioni ai problemi che angosciano oggi gli uomini... Si tratta innanzitutto di formare l'uomo interiore, di renderlo capace di un'adorazione creatrice. Abbiamo bisogno di uomini che facciano l'esperienza, nello Spirito Santo, della risurrezione di Cristo come illuminazione del cosmo e senso della storia. Da quella forza interiore scaturirà uno slancio che darà senso ai valori umanitari, alle grandi idee sociali... È tutto qui: inaugurare in sé una vita nuova, rivestirsi l'anima di un abito di festa. Allora avremo le mani colme di doni fraterni per chi soffre sia della fame del corpo che di quella dell'anima». «- Ma dove trovarlo, il Risorto, per entrare in comunione con Lui in modo che fiumi d'acqua viva possano scaturire da noi, come dice il Vangelo? - Cristo è dappertutto. Dalla risurrezione in poi, tutta la vicenda umana si svolge in Lui, lo cerca, lo celebra, lo combatte, lo nega, lo ritrova. La sua presenza segreta, la rivelazione che ci porta, sono diventate il fermento dell'intera esistenza umana. Ricordate il cap. 25 di Matteo: «Ho avuto fame, e mi avete dato da mangiare... Ogni qualvolta avete fatto questo a uno di questi minimi tra i miei fratelli, lo avete fatto a me...»? Commentando questo passo, san Giovanni Crisostomo ci dice che il povero è il sacramento del Cristo, che Cristo s'incarna nel povero. Cristo è presente ogni volta che si verifica un vero incontro, ogni volta che un po' d'amore si manifesta, ogni volta che la giustizia o la verità sono servite con disinteresse, ogni volta che la bellezza dilata il cuore dell'uomo». (ATENAGORA, patriarca di Costantinopoli, in O. Clément Dialoghi con Atenagora, Brescia 1995, pp. 151-155 Sui passi dei Missionari - 12/4: S. Zeno, di origine nordafricana, vescovo di Verona (+372 ca.), combatté il paganesimo, l’arianesimo e altre eresie, e "condusse la città al battesimo di Cristo". (A Verona si celebra il 21.5). - 12/4: S. Teresa di Gesù (Juana Fernàndez Solar, 1900-1920), di Los Andes, in Cile, monaca carmelitana, morta a 20 anni di tifo. - 13/4: B. Scubilion (Jean Bernard) Rousseau (1797-1867), religioso francese dei Fratelli delle Scuole Cristiane, missionario, "catechista degli schiavi" nell’isola della Réunion (Oc. Indiano). - 15/4: B. Damiano di Veuster (1840-1889), della Congregazione dei Sacri Cuori (Picpus), apostolo dei lebbrosi, morto di lebbra a Molokai (Isole Hawaii, Oceano Pacifico). Sarà canonizzato l’11.10.2009. - 15/4: Ricordo del presidente nordamericano Abramo Lincoln, promotore dell’integrazione razziale e difensore dell’emancipazione degli schiavi, assassinato nel 1865. - 16/4: S. Maria Bernardetta Soubirous (1844-1879), che all’età di 14 anni fu depositaria delle apparizioni della Madonna Immacolata a Lourdes (1858). - 17/4: Beata Caterina Tekakwitha (1656-1680), vergine, indigena del Quebec (Canada); è la prima beata ‘pellerossa’ d’America a salire agli onori degli altari (1980). - 18/4: Ricordo dell’apertura della I Conferenza afroasiatica a Bandung (Indonesia, 1955), per l’indipendenza e l’identità dei Paesi del Terzo Mondo. Ritorneremo il 26 aprile, III Domenica di Pasqua. A tutti: "Buona Pasqua missionaria!" |