Omelia (10-04-2009) |
Omelie.org - autori vari |
COMMENTO ALLE LETTURE a cura di don Gianni Caliandro Non aggiungiamo tante parole a quelle della Scrittura, in questa liturgia che ci fa andare al cuore stesso della nostra fede cristiana, facendoci contemplare in un solo sguardo il mistero di Dio e quello di noi uomini. Guardiamo il crocifisso, allora, e aiutati da qualche breve parola prepariamoci al gesto dell’adorazione. Ci avvicineremo tra pochi minuti al legno della croce per baciarlo contemplando il Figlio, Colui che come tutti noi è stato messo alla prova dalla vita, e anzi ha affrontato la prova più difficile di tutte, quella della violenza ingiusta riversata su chi è innocente. Colui che piangendo ha supplicato il Padre con lacrime e grida, ma che si è mantenuto in un pieno abbandono a Lui, continuando a fidarsi e a sentirsi nelle sue mani, imparando ad attraversare anche la valle terribile della sofferenza inflitta ingiustamente con la forza che gli veniva dalla fiducia in Dio suo Padre (II lettura). Ci avvicineremo al legno santo contemplando lo Spirito, legame d’amore tra il Padre e il Figlio, che è stato donato dal Figlio mentre moriva e ha iniziato a creare anche sulla terra legami, cominciando ad attirare tutti verso il centro del mondo: ha legato i carnefici e la loro vittima che non li ha odiati e ha cercato di interrompere la catena della violenza; ha reso Giuseppe di Arimatea e Nicodemo coraggiosi e capaci di uscire dalla notte della vigliaccheria; e come ascolteremo nei prossimi giorni ha tenuto sveglia Maria Maddalena perché fosse capace di continuare a cercare senza lasciarsi scoraggiare dal buio in cui nulla era più certo; legherà di nuovo Pietro il traditore e Gesù il suo maestro sulle rive del lago di Tiberiade dove il discepolo si vedrà donata la possibilità di ricominciare e di ritrovare la dignità perduta; e ancora oggi sostiene i passi di ogni uomo e di ogni donna che stanno cercando un senso alla propria esistenza, aiutando ognuno a comprendere che questo senso è l’amore, il legame che vince ogni notte, ogni paura, ogni tradimento, e fa delle nostre esistenze un giardino in cui la vita può sempre ricominciare (III lettura). Mentre ci avviciniamo alla croce, però, non teniamo lo sguardo basso, proviamo ad alzare gli occhi in alto, vediamo fin dove riusciamo a vedere, fino a provare a contemplare il Padre che innalza il suo servo, quello ritenuto da tutti sfigurato e degno di disprezzo, perché tutti si rendano conto della violenza di cui sono capaci con i propri simili, aprano gli occhi su che cosa sono capaci di fare, magari proprio mentre si ritengono giusti e puliti, e così smettano di errare come un gregge sperduto nei sentieri della propria presunzione e finalmente comprendano di essere meritevoli di condanna come coloro che essi giudicano. E allora contemplando il mistero di Dio, Padre, Figlio, e Spirito Santo, noi oggi possiamo arrivare fin qui, fino a questa autoconsapevolezza di miseria e di condannabilità. Che cosa avverrà di questa nostra forse più lucida consapevolezza? Avverrà che, paradossalmente, invece di sprofondare nell’abisso dell’angoscia oggi potremo sentirci cercati e amati dal Padre che - senza tener conto di ciò che siamo e ci meritiamo - ci sta cercando, vuole donarci una via nuova rispetto a ciò che sappiamo fare noi, e ci dona questa via di salvezza proprio attraverso il suo servo innalzato sul legno della croce (I lettura). |