Omelia (05-04-2009)
don Ezio Stermieri
Chi è Gesù?

C'è una domanda che attraversa tutto il Vangelo di Marco: chi è Gesù e che trova nel racconto della passione che abbiamo ora ascoltato la risposta. Sotto la Croce con il centurione romano e dunque con chiunque si sia messo in cammino dietro a Gesù, possiamo anche noi affermare: veramente quest'uomo era figlio di Dio. Già nella prima riga del suo racconto, essenziale, stringato Marco aveva dato ragione del suo lavoro: Gesù Cristo è il "Vangelo", la "buona notizia" che, convertendoci a Lui, saremmo giunti sul ponte di salvezza che avrebbe ricongiunto la nostra umanità con Dio. La Croce risulta così il punto di saldatura che Dio ha conficcato nella storia per entrare nella vita nuova, per celebrare il passaggio, la Pasqua del nostro riscatto. La sua parola da ascoltare, il suo il battesimo nello Spirito da ricevere, è Lui il missionario di Dio e sul suo esempio diventiamo vincitori in ogni tentazione. La sua parola che ri-crea l'uomo perché parola che ha in sé l'autorità di Dio che guarisce, placa la natura avversa, restituisce alla comunità umana, perdona ogni peccato di presunzione di camminare da soli, instaura il rapporto autentico con Dio. Nella sua umanità che Marco descrive con una regia fatta di primi piani: gli occhi, le mani, i suoi passi, la forza che emana rileva i tratti di Colui che è venuto a farci sua famiglia, non teme neanche il diavolo in persona e gli ordina di tacere, di uscire dall'uomo, parla da Dio del Regno che è venuto ad instaurare. Davanti a Lui non si può restare neutrali perché il suo comportamento rivela il cuore di Dio che nutre l'umanità affamata non solo di pane materiale ma di quel senso che solo chi ha creato l'uomo può soddisfare. Davanti c'è un uomo ma si pone come superiore alle tradizioni umane e come Dio allarga i confini e gli orizzonti del piano di salvezza fino a raggiungere ogni uomo e tutto l'uomo. Ora, sulla Croce rivela il perché della sua venuta: reca con sé tutta la nostra umanità e compie l'atto decisivo di salvezza: attraversa il nostro morire e uniti a Lui entriamo nella vita di risorti: riscattati dal male, dalla legge della istintività che ci rende "fiere", dalla morte. Ma ora, sotto la Croce, una domanda si pone, non più chi è Gesù ma: chi sono io? Che cosa è la Chiesa che ci fai suoi? Il racconto della passione è l'elenco di tentazioni di definirci a prescindere da Lui, definizioni ondulanti come la folla che prima l'acclama e poi grida la sua crocifissione; siamo tutti un po' Pietro nel quale la paura di dirsi suo discepolo lo porta al tradimento e un po' Giuda che lo considera meno di una mensilità di un operaio. Un po' Pilato che non vorrebbe avere a che fare con Lui e un po' Erode, curioso di miracoli e sensazioni. Un po' curiosi, un po' intermittenti e forse mai ci siamo definiti a partire da Lui. La nostra umanità dalla sua, dal pensiero così lucido e lungimirante, dalla psicologia così spessa emotivamente ed affettivamente, dall'etica così forte e determinata, dalla autorevolezza così trascinante e responsabile. E neanche il centro della nostra esistenza non si è mai pensato a partire dalla verità che ci ha portato: sono, siamo figli di Dio. È di qui che deve ripartire la nuova consapevolezza di chi siamo e di che cosa siamo chiamati ad essere come suo popolo, suo corpo, sua chiesa, suoi discepoli. Non possiamo ritornare alle nostre case senza essere passati su di Lui, il ponte che unisce cielo e terra e che ci fa tutt'uno nella nostra materialità, corporeità e spiritualità. Sì, facciamo Pasqua. È Cristo la nostra Pasqua, il nostro passaggio, guardando a Lui comprendiamo noi stessi: veramente quest'uomo era ed è, sono, figlio di Dio.