Omelia (12-04-2009)
padre Ermes Ronchi
Chi ha conosciuto l’amore crederà

Pasqua è il tema più arduo e più bello di tutta la Bibbia. Arduo perché va contro o­gni evidenza e ogni logica, bello perché la vita si riaccende di vita, se credo. Pasqua non porta solo la «salvezza», che è il tirarci fuori dal­la perdizione, dalle acque che ci minacciano, ma la «redenzione», che è molto di più, che è trasfor­mare la debolezza in forza, la ma­ledizione in benedizione, la croce in gloria, il tradimento di Pietro in atto di fede, il mio difetto in ener­gia nuova, la fuga in una corsa tre­pida.
Maria corse da Simone e dall’altro discepolo, che Gesù amava... cor­revano insieme Pietro e Giovanni.
Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Che bisogno c’era di correre? Tutto ciò che riguarda Ge­sù non sopporta mediocrità, me­rita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in tumulto, perché hanno ansia di lu­ce, e la vita ha fretta di rotolare via i macigni dall’imboccatura del cuore.
L’altro discepolo, quello che Gesù amava, corse più veloce. Giovanni arriva prima di Pietro, arriva per primo a capire il significato della risurrezione, e a credere in essa. L’amato ha «intelletto d’amore» (Dante), l’intelligenza del cuore. Un detto medievale afferma: i sa­pienti camminano, i giusti corro­no, solo gli innamorati volano.
Chi ama o è amato capisce di più, ca­pisce prima, capisce più a fondo.
Vide i teli posati là.
Giovanni en­trò, vide e credette. Anche di Pie­tro è detto che vide, ma non che credette. Giovanni crede perché i segni sono eloquenti solo per il cuore che sa leggerli. Giovanni ha il cuore pronto a bruciare la di­stanza tra Gerusalemme e il giar­dino, tra i segni e il loro significa­to, tra i teli posati là e il corpo as­sente. È pronto perché amato: «ti vedrò nell’amore avuto e dato./ Ma se altro è il tuo cielo,/ non ti vedrò Signore» (C.Cremonesi).
Il primo segno di Pasqua è il se­polcro vuoto, il corpo assente. Nel­la storia umana manca un corpo per chiudere in pareggio il conto degli uccisi. Manca un corpo alla contabilità della morte, i suoi con­ti sono in perdita. Manca un cor­po al bilancio della violenza, il suo bilancio è in deficit. Pasqua solle­va la nostra terra, questo pianeta di tombe,
verso un mondo nuovo, dove il male non vince, dove il car­nefice non ha ragione della sua vit­tima in eterno, dove le piaghe del­la vita possono distillare guarigio­ne. Pasqua: «Il buon profumo di Cristo è odore di vita per la vita» ( 2 Cor 2,16).