Omelia (12-04-2009) |
don Roberto Rossi |
Testimoni della risurrezione Saulo di Tarso, (S. Paolo) si scontrò con la Chiesa di Cristo Risorto, la perseguitò, poi si convertì in testimone e missionario affermando: "Cristo morì, fu sepolto, è risuscitato, apparve...ultimo fra tutti apparve anche a me" (1 Cor. 153). Testimoniare e annunciare la resurrezione di Gesù è il compito della Chiesa e di ogni cristiano. "La verità della resurrezione di Gesù, poggia sulla testimonianza ininterrotta di uomini e di donne che, da quella mattina di Pasqua, l'hanno creduta e testimoniata, anche a costo della vita. Il compito della Chiesa è proprio quello di testimoniare che, dalla mattina di Pasqua ad oggi, dalle donne a noi, il grido di gioia: "Gesù è veramente Risorto!" è la verità più grande della storia umana. Questo spiega perché la Chiesa, con il conforto e la vigilanza del successore di Pietro, è così attenta - tanto da apparire perfino rigida - affinché il filo che congiunge i vescovi e i cristiani di oggi, all'esperienza delle donne e degli apostoli nella mattina di pasqua, non venga mai indebolito e interrotto. Questa testimonianza è credibile soltanto se i cristiani fondano la loro vita sulla resurrezione di Gesù, se dimostrano cioè con le loro scelte quotidiane che essi non vivono per le cose della terra ma per quelle di lassù (Col. 3,1-4), dove il Signore Risorto li attende per una vita che non finisce mai. Attenzione! Le cose di lassù sono quelle della terra, vissute nella prospettiva di lassù, cioè della resurrezione. Gesù è risorto! Gesù è vivo! E Gesù è il Figlio di Dio che, dal di dentro degli avvenimenti contorti della storia umana, sta portando avanti la colossale battaglia contro il peccato degli uomini e contro l'orgoglio di satana. Pensiamo alla storia di S. Paolo. E' inspiegabile senza la risurrezione di Gesù. Saulo era un persecutore di Cristo e dei cristiani; e lui stesso, con grande umiltà, lo riconosce scrivendo al discepolo Timoteo e dicendo: "Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù" (1 Tm 1,12-14). La storia di Saulo, diventato Paolo, ha veramente dell'incredibile: inizia con un assassinio (la lapidazione del giovane cristiano Stefano, approvata da Saulo) e termina con il martirio: cioè, con il dono della vita per Gesu, per gridare la fede in Gesù, per firmare con il sangue l'unica certezza che dominava incontrastata nell'anima di Paolo. E lui stesso dice qual è la sua certezza, quando, scrivendo ai Romani, afferma: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: 'Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello'. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. lo sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm. 8,35-39). Come è stato possibile questo cambiamento? Come è possibile che un feroce persecutore di Cristo diventi discepolo appassionato di Cristo fino a morire per Lui? Ci deve essere una causa ragionevole. Paolo ha incontrato Gesù, l'ha visto sulla via di Damasco, ha udito la sua voce perché Gesù è risorto! Rivolgendosi ai vivaci cristiani di Corinto, Paolo scrive: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni son morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me, come a un aborto. Infatti sono l'infimo degli apostoli e non sono degno neppure di essere chiammato apostolo, percvhè ho perseguitato la Chiesa di Dio. (1Cor. 15,3) E' la certezza della resurrezione di Gesù che ha messo le ali a Paolo. I suoi viaggi missionari nell'impero romano sono un'impresa da capogiro. Potremmo ripercorrere tutti i venti secoli del cristianesimo e quando troviamo fatti e persone umanamente inspiegabili siamo costretti a riconoscere che all'origine c'è sempre e soltanto una ragione: "Cristo è Risorto!". |