Omelia (19-04-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giovanni 20,27-28 Dalla Parola del giorno Gesù disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani: stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!" Come vivere questa Parola? Tommaso: uno di quelli che alla fede, decisamente oppongono resistenza! Quando gli altri gli dicono: c"Abbiamo visto il Signore", decisamente, quasi a mo’ di sfida, risponde: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". E il Signore raccoglie la sfida di questo incredulo ma di buona coscienza. È così condiscendente che gli fa fare l’esperienza del toccare davvero le sue piaghe gloriose. Allora a Tommaso si aprono gli occhi del cuore, sperimenta ciò che, parlando a Nicodemo, Gesù chiama il "rinascere dall’Alto", "rinascere dallo Spirito". È a questo punto che dalle profondità del cuore di Tommaso fiorisce una delle più intense preghiere che è anche piena proclamazione di fede, riconoscimento della persona umano-divina del Verbo in Gesù di Nazareth: è adorazione a Lui solo. "Signore mio e Dio mio!". E immediatamente dopo, Gesù consegna proprio a Tommaso l’ultima beatitudine del Vangelo, che riguarda la fede: "Beati quelli che crederanno senza vedere!". Oggi, nella mia pausa contemplativa, prenderò coscienza che oggi più che mai deve rinascere la fede. Prego con fiduciosa speranza: Signore, fammi rinascere dallo Spirito Santo a un rapporto vero, personale, coinvolgente, d’immensa fiducia in te. La voce di una santa Non vi è fede più grande e viva di quella di credere che Dio fa sempre mirabilmente i nostri interessi anche quando sconvolge i nostri piani. Sr Maria Romero |