Omelia (19-04-2009)
don Roberto Seregni
Il Risorto e la comunità

Il sepolcro di Cristo è vuoto, così lo hanno trovato le donne. Ma quello stesso giorno, un altro sepolcro, non conosce lo svuotamento della resurrezione. I discepoli sono lì, a porte chiuse, sprangati nella delusione e immobilizzati dalla paura. E proprio qui, nella tomba che i discepoli si sono scavati, si fa presente il Risorto.
Provo ad immaginare i loro volti: la gioia, l’incredulità, lo stupore. Forse si aspettavano una bella ramanzina del Rabbì, forse temevano di leggere sul Suo volto la delusione per il poco coraggio dimostrato, per l’assenza nel momento più duro e per il tradimento dell’ amicizia. Ma Gesù – il grande Gesù! – non porta rancore: annuncia la pace e dona lo Spirito per la remissione dei peccati. Mi piace tantissimo questo passaggio: le nostre chiusure e le nostre paure non fermano il Risorto! La Sua luce entra nelle nostre tenebre, il Suo amore è più forte delle nostre piccolezze, la Sua presenza riempie la nostra solitudine! Il Risorto va a incrociare i suoi nel loro sepolcro e li invita al cambiamento, al grande passaggio della Pasqua: dalla paura alla gioia, dal sepolcro alla strada, dalla delusione al coraggio.
Ma quel giorno Tommaso non era con i discepoli e non si fida delle loro parole. Vuole vedere e toccare. L’annuncio dei suoi compagni è preciso: "Abbiamo visto il Signore!" (Gv 20,25) e richiama alla memoria il primo incontro con Gesù: "Abbiamo trovato il Messia" (Gv 1,41). Ora i discepoli sanno che il Messia è il Signore, l’hanno visto e ascoltato. Anche Tommaso vuole fare questa esperienza del risorto, ma quando l’ottavo giorno Lui si fa nuovamente in mezzo a loro, Tommaso non ha bisogno di toccare le ferite e mettere le dita nei buchi dei chiodi.
Mi piace sottolineare che questa visione consentita all’apostolo dubbioso, avviene dentro la comunità, insieme con gli altri fratelli discepoli. Gesù non va a fargli visita in privato! Solo la comunità è il luogo dell’incontro con il Risorto. Ma non una comunità ideale e perfetta, bensì quella in cui lo Spirito ti fa crescere e vivere. Con quei catechisti che non sono mai contenti, con il parroco che si dimentica gli appuntamenti, con il sacrestano troppo preciso, con il gruppo giovani troppo rumoroso, con i chierichetti che bevono il vin santo in sacrestia... Solo lì, nella tua comunità, con tutte le sue ammaccature e le sue bellezze, puoi fare l’esperienza del Signore Risorto.

Buona settimana
don Roberto
robertoseregni@libero.it

P.S. Visita il sito www.oratoriotirano.wordpress.com, tra i "Ritagli dello Spirito" potrai trovare testi e preghiere per la tua meditazione personale e per la catechesi.