Omelia (19-04-2009) |
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Il Vangelo di questa seconda domenica di Pasqua continua ad accompagnarci alla scoperta del grande dono della Risurrezione. Domenica scorsa abbiamo scoperto l’enorme regalo che Dio Padre ci offre attraverso Gesù: la sicura certezza che nessuna paura può essere più forte dell’amore! Non importa quante e quanto grandi siano le nostre paure: la forza d’amore di Dio è più grande di ogni timore! Non significa che non avremo mai più paura, ma vuol dire che nessuna paura potrà schiacciarci, bloccarci, pesarci addosso come una pietra pesantissima: la forza di Gesù Risorto ci rende liberi di fronte a qualsiasi paura! Ebbene, il Vangelo di oggi prosegue lo stesso discorso, perché per tre volte, nel racconto dell’evangelista Giovanni, il nostro Maestro e Signore ripete lo stesso stupendo augurio: "Pace a voi!" Che cosa significa questo saluto? Pace non è solo l’assenza della guerra. Pace non è solo non litigare, non farci i dispetti, non mettere il muso, non essere permalosi. Pace non è solo il silenzio e la tranquillità, senza voci e senza chiasso intorno. La pace che Gesù dona ai suoi discepoli, è il contrario della paura! Gustiamo questa pace quando nel nostro cuore c’è la calma, la serenità. Quando dentro di noi non c’è alcun timore, nessuna preoccupazione, nessuna ansia! Quando ci sentiamo perfettamente al sicuro, certi che nulla di brutto o di male ci potrà colpire. È una sensazione profonda, che ci avvolge completamente; è un dono che nessun altro può fare, solo Dio. È una condizione che tutti ricerchiamo, che ci fa sentire perfettamente bene, ma purtroppo non c’è nessuna invenzione o medicina o trucco per riuscire a vivere in questa pace! Solo l’amore di Dio che ci abbraccia, ce la può regalare! Ora, proviamo a pensare quanto bisogno avevano i poveri Apostoli, di provare un pochino di sollievo, di gustare un sorso di pace! Il brano dell’evangelista Giovanni che abbiamo appena ascoltato, sta raccontando la sera del primo giorno dopo il sabato: quindi, anche se noi stiamo leggendo questa pagina dopo una settimana dalla Pasqua, il Vangelo sta ancora parlando di quello stesso giorno. Le donne avevano trovato il sepolcro vuoto quella stessa mattina, sono trascorse solo poche ore dall’incontro con il misterioso messaggero vestito di bianco. Ormai è scesa la sera e i discepoli sono riuniti assieme, anche se manca Tommaso. Certo, le donne andate al sepolcro avevano detto subito che Gesù era risorto, e anche Pietro e Giovanni erano andati a controllare, trovando la tomba vuota. Però gli Apostoli ancora non credono fino in fondo che il loro Maestro sia vivo. Nel loro cuore c’è ancora molta paura: per questo se ne stanno nascosti, con le porte ben chiuse. Ma il Signore Risorto e Vivente, non si lascia fermare da una porta chiusa a chiave! Entra nella stanza senza neppure aprire la porta e saluta i suoi amici con questo saluto dolcissimo: "Pace a voi!" Gesù sta dicendo: basta avere paura! Avete in voi la pace vera, che vuol dire vivere senza timori! Quindi basta restare rintanati qui dentro: c’è un mondo intero che aspetta la buona notizia! Insomma, gli Apostoli ricevono sì, il dono di quella pace meravigliosa che il mondo non sa costruire in nessun modo, ma non è un regalo per restare tranquilli e rilassati! È un dono che impegna, che spinge ad andare, che chiede di muoversi. E questo riguarda anche noi, sapete? Perché la Pasqua è una festa bellissima, ma anche molto impegnativa. Domenica scorsa il giovane messaggero seduto nel sepolcro, aveva affidato alle donne, e quindi anche a noi, un incarico molto preciso: andate a dire a tutti che Gesù è risorto. Andate a dire a tutti che la paura non può vincere. Andate a dire a tutti che l’amore è più forte. Stavolta è il Maestro Risorto in persona ad affidare ai suoi discepoli, e quindi a ciascuno di noi, un nuovo impegno: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Oh, guardiamo bene che paragone usa Gesù: dice che la missione che ci sta affidando oggi è come quella che il Padre ha affidato a lui! Ci considera suoi pari, ci consegna un incarico che ha lo stesso valore del suo. E qual è questo incarico? Cos’è che dobbiamo fare? Dobbiamo andare e portare il perdono, donare il perdono. Sì, certo, lo so bene: solo ai sacerdoti, nel sacramento della Riconciliazione, è dato il dono di cancellare i peccati che ci sgualciscono l’anima. Ma tutti, proprio tutti noi, che crediamo in Gesù, siamo chiamati a perdonare. Mica facile, perdonare, proprio no. E per giunta il Maestro e Signore ci dice che dobbiamo portare questo perdono a tutti, senza tralasciare nessuno, senza trascurare nessuno. Non so com’è per voi, ma questa missione che Gesù propone, a me spaventa un po’. Certamente, ogni volta che riusciamo ad offrire il perdono, quello è il modo più semplice per assomigliare a Dio. Ma perdonare è molto difficile: quando il cuore sanguina per una ferita che ci è stata fatta o quando ci sentiamo pieni di rabbia e di risentimento per un’incomprensione, un’ingiustizia, una crudeltà che ci è stata rivolta, allora è proprio difficile perdonare! Non solo: è difficile persino comprendere chi è capace di perdonare! Molte volte, una persona che sceglie di perdonare, che sceglie di non vendicarsi, non viene capita. Chi perdona, viene considerato un debole, un vigliacco o a volte perfino stupidotto. Eppure, perdonare non significa esser stupidi o fifoni. Per perdonare davvero, quello che occorre è l’amore! Amare come ha amato Gesù, che perfino sulla croce trova la forza per perdonare proprio coloro che lo hanno inchiodato e ucciso! Il nostro Maestro e Signore sa bene tutto questo, sa che perdonare è una missione faticosa ed impegnativa, e non ci manda da soli; anzi, ci dà l’aiuto di un compagno di strada specialissimo: lo Spirito Santo! Ci regala, cioè, la stessa forza del suo amore! Da soli non ce la faremmo mai a perdonare e nemmeno a chiedere perdono. Ma con l’aiuto dello Spirito Santo tutto diventa possibile! È lui che sa riempirci il cuore di quella pace che il Signore Risorto ha offerto ai suoi discepoli. È lo Spirito Santo il solo che può renderci capaci di amare come Gesù, quindi capaci di perdonare come ha fatto lui. Allora, quella che comincia oggi è una settimana veramente impegnativa: siamo inviati dal Maestro Risorto, a portare ovunque il perdono, invitando tutti a perdonare, cominciando a farlo noi per primi, perdonando il male che riceviamo. Le occasioni per perdonare non ci mancheranno di certo! Parole sgarbate a cui rispondere con dolcezza; gesti bruschi da non ricambiare, usando invece cortesia e gentilezza. Dispetti, di cui non vendicarsi. Prese in giro, che faremo finta di non sentire, chiedendo allo Spirito Santo di toccare il cuore di chi fa il male. E poi tante altre situazioni che ognuno di noi incontrerà in questa settimana. Perciò, ogni mattina, cominciando la nostra giornata, dopo aver fatto il segno della croce, questa settimana ricordiamoci il dono meraviglioso che ci offre il Maestro Risorto: "Pace a voi!". Con la sua pace nel cuore, tutto sarà più facile, più leggero. Anche il cammino del perdono. Commento a cura di Daniela De Simeis |