Omelia (19-04-2009)
Totustuus


SCHEMA RIASSUNTIVO
Tema: I tre gradi della Divina Misericordia.
Obiettivo: Far conoscere i tre mezzi per diffondere la Divina Misericordia.


1. Le opere di misericordia.
a) Di qualsiasi genere essa sia.
b) Tutte le opere di misericordia: Dar da mangiare e da bere, vestire, alloggiare, visitare, seppellire.

2. La parola misericordiosa.
a) "Se non potrò con l'azione lo farò con la parola", ha detto la Kowalska.
b) Parlar bene degli altri.
c) Predicare la Divina Misericordia.

3. La preghiera.
a) "Se non posso dimostrare la mia misericordia né con l'azione, né con la parola, posso sempre
farlo con la preghiera. La preghiera la estenderò anche là dove non posso arrivare fisicamente", ha
scritto la Kowalska.


LA BIBBIA
«Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia, egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per sua eredità che non si corrompe» (1Pt 1,4-5)


LA CATECHESI E IL MAGISTERO
«Durante il Giubileo del 2000, l'amato Servo di Dio Giovanni Paolo II stabilì che in tutta la Chiesa la Domenica dopo Pasqua, oltre che Domenica in Albis, fosse denominata anche Domenica della Divina Misericordia. Questo avvenne in concomitanza con la canonizzazione di Faustina Kowalska, umile Suora polacca, nata nel 1905 e morta nel 1938, zelante messaggera di Gesù Misericordioso» (Benedetto XVI, Regina Caeli, Castel Gandolfo, Domenica della Divina Misericordia, 30 marzo 2008).

«La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio, il volto con il quale Egli si è rivelato nell'antica Alleanza e pienamente in Gesù Cristo, incarnazione dell'Amore creatore e redentore. Questo amore di misericordia illumina anche il volto della Chiesa, e si manifesta sia mediante i Sacramenti, in particolare quello della Riconciliazione, sia con le opere di carità, comunitarie e individuali» (Benedetto XVI, Regina Caeli, Castel Gandolfo, Domenica della Divina Misericordia, 30 marzo 2008).


I PADRI
«Venite, dunque, e benediciamo Dio che ha spezzato le forze del nemico e sulla rovina dell'avversario ha innalzato per noi il grande trofeo della croce. Evviva, è l'acclamazione festosa dei vincitori contro i vinti. Poiché, dunque, è stato sbaragliato l'esercito nemico e lo stesso suo comandante è caduto, è stato distrutto e annientato, diciamo che Dio è un signore grande e un gran re sopra tutta la terra, che ha colmato il cielo della sua benevolenza e ci ha condotti a questa danza dello spirito per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, al quale sia gloria in tutti i secoli. Amen» (San Gregorio di Nissa, Oratio IV, in Pascha).

«"A chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,23). Mi piace osservare a quale vertice di gloria siano tratti quegli stessi discepoli che erano stati invitati a caricarsi un immenso fardello di umiltà. Eccoli, infatti, non solo sicuri di sé, ma con la potestà di legare e sciogliere gli altrui legami. Hanno il potere di esercitare il giudizio supremo, sì da potere, al posto di Dio, ad uno ritenere le colpe e ad un altro rimetterle. Era conveniente che così venissero da Dio esaltati coloro che per lui avevano accettato di umiliarsi tanto!» (San Gregorio Magno, Hom. in Ev., 26, 2-6).


PENSIERI E FRASI
«È notevole che tanto in questa "scena di riconoscimento" (cfr. Lc 24,36-43) come nelle altre due del cap. 20 di Giovanni, (...) Gesù indica «le mani e i piedi» o «le mani e il costato» come elemento di riconoscimento; cioè, membra che non sono elemento normale di riconoscimento. Il mezzo normale di riconoscimento è il volto. Se in questa scena si utilizzano gli elementi di riconoscimento che non sono quelli normali, dev'essere perché in essi c'è qualcosa di speciale che permetta di riconoscere l'identità. Questo "qualcosa di speciale" non possono essere altro che le piaghe. La "teologia delle piaghe» dà a queste, inevitabilmente, un significato di garanzia di continuità tra il crocifisso e il risorto che permette di affermare mostrando la realtà del suo corpo: "che io sono lo stesso"» (dr. Candido Pozo, Teologia dell'aldilà).

«Preghiera per diventare misericordiosi:
Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c'è di bello nell'anima del mio prossimo e gli sia di aiuto.
Aiutami a far sì che il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo.
Aiutami, o Signore, a far sì che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono.
Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni, in modo che io sappia fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più pesanti e più penosi.
Aiutami a far sì che i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza. Il mio vero riposo sta nella disponibilità verso il prossimo.
Aiutami, Signore, a far sì che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo. A nessuno rifiuterò il mio cuore. Mi comporterò sinceramente anche con coloro di cui so che abuseranno della mia bontà, mentre io mi rifugerò nel Misericordiosissimo Cuore di Gesù. Non parlerò delle mie sofferenze. Alberghi in me la Tua Misericordia, o mio Signore» (Faustina Kowalska, Diario, 163).


ANEDDOTI
Una pia tradizione narra che insieme ai pastori che andarono a Betlemme si trovavano anche Adamo ed Eva. Avevano tanto atteso il Salvatore! Erano entrambi angosciati e si domandavano preoccupati: "Quale dono possiamo offrire al Bambino Gesù che possa piacergli?". Si prostrarono come per chiedere la più grande pietà. Quando Maria li invitò ad avvicinarsi, entrambi avevano gli occhi pieni di lacrime. Ciononostante, Adamo si avvicinò e trasse fuori dalla sua pelliccia un bel frutto, già morso: il frutto del bene e del male del paradiso perduto. Adamo parlò così: "Perdona, Signore, ma non abbiamo altra cosa da offrirti, se non il nostro peccato". Maria lo prese dalle mani di Adamo e lo pose ai piedi del Bambino. Quando Maria accompagnò Adamo ed Eva all'uscita erano già uomini nuovi. La misericordia trasformante di Cristo li aveva rinnovati.