Omelia (26-04-2009)
don Stefano Varnavà


Il discorso della resurrezione continua: Gesù cerca, o meglio incomincia, (perché ci metterà 40 giorni, il tempo in cui rimarrà su questa terra) a catechizzare i Suoi apostoli per far comprendere loro cosa sia la Vita eterna.

Vita eterna dove si contempla anche un corpo.

C'è sempre stata nella Chiesa una duplice corrente, ma ha prevalso la corrente di origine manichea che mette nella materia il male e nello spirito il bene, dimenticando che Satana pur essendo spirito fa il male.

Non si può dire che nella materia c'è il bene e nello spirito il male; si possono compiere delle cose meravigliose, o pessime, sia col corpo che con lo spirito, perché al di sotto del corpo e dello spirito c'è l'anima. A volte sono molto più grossi i difetti, o i vizi, dello spirito che quelli del corpo, anche se questi ultimi è più facile stimmatizzarli perché maggiormente evidenti.

Generalmente i difetti dello spirito vengono ignorati in quanto si rivelano solo "ogni tanto", ma sono i più deprecabili.

La superbia, la voglia di prepotenza..., il credersi "un padreterno"...: poche volte 'saltano fuori" ma sono deleteri oltre che indicativi. Bisognerebbe fare attenzione a questi, invece... guardiamo e mettiamo sempre maggiormente in evidenza "l'esterno", sia nel bene che nel male.

La resurrezione, come Gesù cerca di farla capire, è qualche cosa che contempla anche il corpo. Un corpo che viene ristrutturato con una materia che non è più quella che possediamo ora (che ha una fase di crescita e poi di decadenza), ma con una materia che è Luce di Dio, che è energia pura: con una materia che si autorigenera in continuazione. Un corpo quindi destinato ad essere eterno, un corpo che non subisce più le "necessità". Come ci viene proposto da Gesù (per esempio) il mangiare diviene una "piacevolezza" e non una necessità.

Il nostro corpo terreno per non ammalarsi deve nutrirsi anche se i dottori adesso lo proibiscono (poveretti noi!!). Molte persone l'ultima parte della loro vita la passano con desideri di particolari cibi o bevande, desideri che rimangono insoddisfatti per la proibizione dei dottori, e così vivono l'ultima parte della loro vita in modo mortificato e piena di rimpianti... Questo con il corpo risorto non potrà affatto succedere perché, ad esempio, ci sarà il piacere ma non la necessità del mangiare.

Vi stupirete del mio discorso, ma il "fatto" del mangiare viene proposto esplicitamente da Gesù in questo Vangelo, anche se generalmente è un discorso che viene sorvolato perché tratta di "cibo", quindi un discorso che fa paura specialmente a certi monaci e alla spiritualità che hanno inventato, non tenendo conto che Gesù quando c'era da digiunare digiunava, ma se doveva partecipare a un banchetto partecipava.

"Perché i Tuoi discepoli non fanno il digiuno come lo facciamo noi?", chiedono i Farisei i quali digiunavano e si spargevano la testa con la cenere. Gesù che da loro, contrapposto a Giovanni Battista, viene giudicato un "mangione e un beone", risponde: "E' venuto il Battista che digiunava e non gli avete creduto, arrivo Io che mangio e bevo normalmente e non mi credete: cosa volete?".

I segni devono essere capiti e interpretati, ma per poterlo fare occorre una testa "pulita": Chi ha la testa "maligna" interpreta sempre male quello che fanno gli altri.

Uno dei dolori di Gesù è stato quello di essere stato, durante la sua vita terrena, mal interpretato: si comportava in un modo e lo giudicavano in un altro, faceva delle cose bellisime e veniva accusato di essere un diavolo...

Gesù dice: "Guadate le Mie mani e i Miei piedi: sono proprio Io; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che Io ho".

Noi che siamo abituati a pensare che un corpo "vero" non può volare, rimaniamo stupiti di fronte a certe manifestazioni di alcuni Santi che "riescono" a volare. Santa Caterina da Siena (per esempio) nella notte di Natale, sotto gli occhi stupiti del frate Domenicano, sacerdote che ben la conosceva e la consigliava, durante la S.Messa, al momento della consacrazione, in fondo alla Chiesa, cantando una "ninna nanna" e cullando un immaginario bambino, si alzava da terra (lievitazione)...

Attenzione ai segni. Ci sono dei segni concomitanti: Caterina che si alza e canta la "ninna nanna" è concomitante il segno della consacrazione. E attenzione anche ai nostri modi di ragionare: c'era un sacerdote che dopo aver sposato due giovani allibisce perché questi e gli invitati, per colpa di un "temporalone", iniziano il rinfresco in Chiesa mangiando pasticcini e bevendo vino. Il prete arrabbiato cammina su e giù per la sacrestia pensando al "sacrilegio" finché qualcuno gli dice: "Ma Gesù alle nozze di Cana non ha partecipato anche Lui al rinfresco?". "Sì, certo, ma alle nozze di Cana non c'era il SS. Sacramento come invece c'è qui da noi!". E il SS.Sacramento non è presenza di Gesù?

Per alcuni il SS. Sacramento diventa "qualche cosa" di escludente qualsiasi altro segno, sia pure un segno di amore, un segno di gioia... Ma chi l'ha detto? L'Eucarestia è il segno della presenza di Gesù, ma ci sono tantissimi altri segni della presenza di Gesù tra noi. E' questo che bisogna comprendere.

Gesù risorge e dice: "GuardateMi e toccateMI: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che Io ho". Carne e ossa...

Cari monaci, cari teologi, se quando dite: "Questo è il Mio sangue, questo è il Mio corpo" volete veramente dire che Gesù è presente col Suo corpo e col Suo sangue, state dicendo anche che Gesù è risorto in carne e ossa.

"Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: avete qui qualche cosa da mangiare? Gli offrirono una porzione di pesce arrostito. Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro". Questo ci deve far comprendere che non bisogna svalorizzare il corpo, perché dove c'è un corpo c'è anche uno spirito.

E' inutile fare la "campagna" sull'aborto dicendo che dove c'è l'inizio fisiologico di una vita (e per certa gente solo fisiologica) c'è anche uno spirito e c'è anche un'anima, e poi non applicare questa condizione a tutto quello cui deve essere applicata.

"Gli offrirono una porzione di pesce arrostito. Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro": piacevolezza di mangiare senza però più la necessarietà. Quella necessarietà (dice la Bibbia) che spinge l'operaio a lavorare: infatti quando uno ha fame..., (è vero che ora risolvono il problema della fame andando a rubare o facendo i profughi...).

Tutto questo discorso ci deve far capire quale sarà la futura libertà del nostro corpo che più non soggiacerà alle medicine, al cibo, alle malattie: questa è la resurrezione.

Il nostro corpo si risvilupperà nell'altra vita con tutte le sue sensazioni.

E' inutile dire che alla fine della vita la persona "si fissa" e rimane tale per tutta l'eternità: queste sono stupidaggini, anche se dette da teologi, perché il Vangelo dice diversamente. A noi deve interessare solo quello che dice il Vangelo e non quello che dicono i teologi, i frati, le monache, perché il Vangelo è la "Magna Carta".

L'esperienza, per gli apostoli, della resurrezione significò innanzitutto sentire vivo e palpitante il Cristo; sentirlo vivo non solo fisicamente, ma sentirlo vivo come motore della storia, come Colui del Quale ormai non si poteva fare a meno, come Colui che reggeva le loro vite, perché (alle loro vite) dava carica e speranza.

Il Gesù della storia non è solo il Gesù della storia, ma è un nostro contemporaneo.

Gesù risorto è un mio contemporaneo, è una persona come tutti voi. Io posso dirmi contemporaneo a Lui nella misura in cui i Suoi insegnamenti e il modo con cui Lui ha visto il mondo, diventano mia mentalità; nella misura in cui io faccio esperienza su me stesso delle norme e dei suggerimenti che Lui ha dato circa la vita nel discorso della montagna (e non la catechesi come ce la insegnano certe persone).

Nella misura in cui sento nella mia vita il discorso della montagna, Cristo mi è contemporaneo.

Cristo è veramente risorto: è vivo!

Noi cristiani dobbiamo vivere questa esperienza della vitalità di Cristo, della Sua capacità di diventare la struttura portante della nostra giornata, del nostro modo di pensare, del nostro modo di fare.

I Santi sentivano il Cristo con una vivezza tale per cui praticare le virtù per loro diventava un bisogno, una necessità. Praticavano le virtù non per essere "virtuosi" o per fare delle cose strane, ma perché per loro diventava l'unico mezzo per entrare e rimanere in rapporto con Lui; le virtù poi, venivano applicate in un modo piuttosto che in un altro a secondo delle persone.

San Francesco diceva: "Io non posso fare diversamente da quello che faccio perché questo è l'unico modo per sentirmi una cosa sola con il mio Cristo, con il mio Gesù". Santa Caterina lo ha detto in un'altra maniera, altri Santi in un'altra ancora, ma... il punto di riferimento era il medesimo.

Quando una vita religiosa non sente più vivo in se stessa Gesù, quando non lo sente più come un contemporaneo ma solo come personaggio della storia, anche se studiato benissimo con tutti i riferimenti e le testimonianze storiche, cioè un "mito", è una vita religiosa finita perché Gesù non è più la figura portante.

La vita può essere piena di S.Messe, di Comunioni, di pratiche religiose... ma è vuota se manca dell'esperienza religiosa fondamentale che è quella di sentire dentro di sè il Cristo risorto.

Quando Gesù è presente in noi come risorto, tutto ciò che fa riferimento a Lui acquista un altro aspetto. Parliamo della Sindone: avete sentito quello che è successo in questi giorni a Torino? Io mi sono sempre meravigliato, andando a Torino, nel vedere quell' "ufficietto", con la documentazione della Sindone voluto dal Cardinal Saldarini...: prima di lui chi ha fatto qualcosa?

C'è un teologo col quale ho parlato che addirittura dice: "Tutte sciocchezzuole da medioevo". Un teologo della facoltà di Torino: io mi sono scandalizzato nel sentir parlare così un prete, quindi non mi meraviglio se ogni tanto succede questa lotta sotterranea tra il diavolo e la Sindone: il fuoco! Fuoco che ogni tanto arriva: è arrivato anche a Chambery...

Il fuoco è una presenza negativa enorme: quel tale che ha cercato di salvare la Sindone ha detto: "Io ho cercato di spezzare quel vetro a prova di ladri, a prova di proiettili..., ma solo una forza dal "di dentro" lo ha fatto crollare".

Proprio come è stata una forza dal "di dentro" che ha agito nella resurrezione di Cristo. E' con la forza e il calore che si è sprigionato dal corpo di Cristo nel momento della resurrezione che si è impressa la Sua Immagine su quel lenzuolo. Non ci sono altre spiegazioni: nessuno ha dipinto il lenzuolo. Quando recentemente, durante degli esperimenti, quel fisico russo ha riproposto la stessa situazione dell'incendio di Chambery a un lino del 100 d.C., la presenza del calore, data dall'incendio, ha alterato tutti i componenti, cosa che non è successa al lenzuolo della Sindone. Esperimento che ha messo a tacere tutti gli altri.

La Sindone è un segno: chi crede, crede; chi non crede, non crede!

I segni ci devono far riflettere: qualsiasi tipo di segno, anche quelli a carattere contrario. Pensate che nell'inverno del 1983 a Torino, si organizzò una specie di carnevale esoterico sponsorizzato dal Comune: 8 febbraio 1983. Questa è l'intervista dell'organizzatore rilasciata a Messori: "Si tenterà di evocare gli spiriti più oscuri e malefici della città, ovunque, tranne in un solo luogo: piazza dello Statuto, luogo centrale della magia nera, ombelico maledetto di Torino. Anzi per tutto il carnevale girate alla larga da quel posto". Ebbene al 13 febbraio, quando ormai da 5 giorni il settimanale con l'intervista era in edicola, al cinema Statuto, a due passi dalla piazza omonima, ci sono 64 morti: 32 uomini e 32 donne, tutti giovani. I vigili del fuoco li ritrovano intatti; il fuoco ha solo annerito i loro visi come per una tragica mascherata. Al cinema Statuto stavano vedendo il film francese: "La capra" che in gergo parigino significa la "iella", la disgrazia. A questo punto, con decreto del Comune si sospese il carnevale esoterico.

Usiamo il segno della Sindone, il segno del Volto di Gesù (di cui ci sono anche le medaglie) perché è importante per la fede e per tenerci lontano dalle disgrazie.