Omelia (12-04-2009)
don Daniele Muraro
La nostra vita è nascosta con Cristo

È tutta la Quaresima che meditiamo sul tema proposto dalla Diocesi, che è anche il motto sullo stemma del nostro Vescovo Giuseppe: "Per me il vivere è Cristo!".
Cristo ci dà fiducia nelle prove decisive, Egli è sapienza di Dio e potenza di Dio. Noi siamo creati in Lui per le buone opere e da Lui impariamo l'obbedienza, Lui che è stato umiliato ed esaltato. Sono questi gli argomenti che abbiamo meditato nelle varie Domeniche che ci hanno condotto a celebrare ora la Pasqua di Resurrezione.
Nella seconda lettura ritorna l’idea che Cristo è la nostra vita, con una aggiunta: "la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio", dice san Paolo scrivendo ai Colossesi.
Facciamo subito una precisazione: una vita nascosta non vuol dire vita doppia, ma vita non ancora pienamente rivelata. "Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato," continua infatti san Paolo "allora anche voi apparirete con lui nella gloria."
Cristo ha vinto il male, il peccato e la morte, ma questa vittoria non è ancora evidente. A qualcuno può sembrare che i vincitori sulla scena del mondo, quelli che si meritano di attirare l’attenzione e l’approvazione siano personaggi ben diversi da Gesù Cristo. Qualchedun altro con più argomenti può sostenere che, visto l’andazzo attuale, al mondo non ci siano vincitori, ma solo persone a cui le cose vanno meno peggio che alla maggioranza.
La rassegnazione al male tuttavia non è un sentimento cristiano. Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme, recatesi al sepolcro, di buon mattino, il giorno dopo il sabato, al momento del levar del sole, lo dimostrano.
Avevano comperato degli oli aromatici, volevano compiere un’opera di carità, restituire al corpo martoriato di Gesù un po’ della dignità che i suoi nemici avevano tentato di sottrargli. E vengono premiate. Arrivate sul posto esse trovano il sepolcro aperto. La pesante pietra che era servita da chiusura era già stata rotolata via.
Entrate, ricevono l’annuncio della resurrezione: "Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui." Chi ha parlato è un angelo seduto da una parte, che mostra vuoto il luogo dove fu deposto il corpo del Signore.
Anche alle donne però è richiesta la fede. La Pasqua incomincia con una assenza. Sembra proprio che con la resurrezione il Signore si nasconda. Egli non si farà più vedere a coloro che avevano rifiutato di credere in Lui. Le apparizioni dei quaranta giorni che precedono l’ascensione sono riservate a quelli che già da prima avevano aderito a Lui e lo avevano seguito.
Dio il quale aveva risuscitato Gesù al terzo giorno, "volle che si manifestasse, non a tutto il popolo," dice san Pietro nella seconda lettura "ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti."
Quando appare ai suoi che lo frequentavano in precedenza, il Risorto non viene subito riconosciuto. Maria Maddalena lo scambia per il custode del giardino dove si trova il sepolcro, i discepoli di Emmaus si rendono conto che quel misterioso compagno di viaggio tanto suadente altri non è se non il Signore Gesù solo dopo che Egli sparisce dalla loro vista, sul lago gli Apostoli prima eseguono gli ordini di buttare le reti e solo dopo il miracolo capiscono che: "È il Signore!"
La resurrezione di Cristo è un evento reale, ma nascosto, la cui evidenza ci sfugge. L’unica volta raccontata dalla Bibbia che il Signore si degnò di manifestarsi ad uno che non credeva in Lui, anzi lo perseguitava, quel tale restò cieco per tre giorni e dal nemico più acerrimo del Vangelo divenne l’Apostolo delle Genti: si tratta dell’Apostolo Paolo. Ma fu un’eccezione.
Viviamo nella fede e non ancora nella visione e san Paolo stesso scrivendo ai Galati sente il bisogno di fare la sua professione di fede: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me."
Non tutto si può vedere, cioè constatare materialmente. La morte in croce di Gesù di Nazaret fu uno spettacolo per tutta Gerusalemme; l’amore del Figlio di Dio che mi ha amato a ha dato se stesso per la mia salvezza è una verità che si rivela solo ad uno sguardo di fede che in cambio di questo amore offre riconoscenza e devozione.
Ecco che cosa significa che la nostra vita è nascosta con Cristo: se uno crede in Gesù la sua vita entra in una dimensione nuova, misteriosa, mai del tutto spiegabile a parole.
Forse uno può amare al posto del suo prossimo, caricandosi del peso che un tale amore comporta. Per esempio una madre adottiva può amare un bambino al posto della madre naturale, prendendo su di sé gli impegni che questo ruolo comporta. Di certo nessun uomo può emettere un atto di fede al posto di un altro uomo.
Davanti al Signore risorto ci si presenta ciascuno individualmente, non come massa. Una folla forzò la mano a Pilato per la condanna a morte. Chi rimane dentro a questa folla non potrà godere della presenza del Signore risorto. Bisogna uscire in luogo a parte, riservato e nascosto. Lì può avvenire l’incontro.
Quello che andiamo dicendo non significa che la fede non abbia un risvolto pubblico e che i cristiani non siano tenuti all’obbligo della testimonianza, ma la vittoria di Gesù è una vittoria spirituale, la sua risurrezione si sperimenta anzitutto come una rinascita interiore e solo in un secondo tempo se ne possono avere e fornire delle prove esterne.
Vita nascosta con Cristo vuol dire anche una esistenza difesa e garantita da Lui. Niente ci potrà togliere la sua amicizia, il suo perdono e la sua salvezza. Il mondo non potrà mai capire del tutto e perciò nemmeno potrà interferire o rovinare.
Questa è la vera Pasqua di resurrezione, il motivo di felicità adeguato alla festa che celebriamo e se anche all’esterno tutto sembra andare avanti come prima interiormente, nascostamente a motivo della resurrezione di Gesù noi siamo rinnovati e pieni di gioia.