Omelia (28-04-2009) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Stefano modello di fede autentica. Nel battesimo, dove ha operato la Pasqua di Gesù, abbiamo ricevuto una grazia, che deve crescere. Aumenterà il distacco dal peccato, la liberazione interiore, e così potremo ereditare i beni promessi, cioè la vita eterna, alla quale Dio ci ha aperto l’ingresso proprio a partire dal lavacro battesimale che ci ha resi suoi figli. Il mistero di questa verità lo esprime oggi diacono Stefano nella prima lettura. Con la lucidità e la forza, che gli provengono dallo Spirito Santo, egli esprime un giudizio rigoroso e pertinente su quanti hanno messo a morte Gesù. La chiusura del cuore e il tradimento del resto hanno accompagnato tutta la storia del Popolo di Dio. Il santo diacono non teme la reazione dei suoi, con tutte le conseguenze, inclusa la lapidazione e la morte: sostenuto dalla fede e dalla visione di Gesù risorto, rinnova in sé la passione e l’atteggiamento di perdono del Crocifisso ("non sanno quel che fanno). Noi, forti dello Spirito Santo e soprattutto dell’Eucaristia, di cui la manna non fu che un anticipo, un’allusione del vero pane del cielo, possiamo affrontare lo stesso combattimento spirituale. Questi è Gesù, e viene dato dal Padre, come fonte di vita per gli uomini. Il grande prodigio, che la fede sa cogliere e ammirare, è Lui. |