Omelia (05-05-2009) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giovanni 10,27 Dalla Parola del giorno "Le mie pecore ascoltano la mia voce: io le conosco ed esse seguono me." Come vivere questa Parola? Siamo ancora dentro la simbologia, ricca e profonda, del pastore. E ritorna un verbo che è pregnante nel suo significato: il verbo conoscere e, subito dopo, il ‘seguire’. Ma che significa, per noi oggi, ascoltare la voce del pastore? Chiaramente Gesù allude non tanto all’emissione della voce quanto al suo contenuto che è la Parola: la sua Parola che ancor oggi, tramite la Sacra Scrittura (e specialmente il vangelo) ci raggiunge e ci penetra. Dio ci penetra in rapporto al verbo che sta prima: ASCOLTANO. E si tratta proprio di quell’esercizio antichissimo e vitale che è quello della Lectio Divina. Ti metti quieto, in un angolo appartato e silenzioso, invochi lo Spirito e poi ascolti la Parola che vieni leggendo. Ed è come dire: non permetti che scivoli via, ma mediante l’ascolto attento e irrorato dallo Spirito Santo, la lasci penetrare nel cuore. È lì dove avviene quel processo di conoscenza che non è tanto esercizio della mente ma, appunto, del cuore. Lasciando che la Parola penetri in te, tu conosci il Signore, conosci il tuo cuore (come dice S.Gregorio Magno) e il Signore ti conosce nel senso che lo lasci libero di penetrarti, di provocarti, di possederti. La ‘sequela’, cioè la vita modellata dalla sua Parola, viene subito dopo. Il mio esercizio contemplativo, oggi, è proprio questo stare un poco in ascolto. Devo proprio trovare il tempo per entrare in questa quiete che, tra l’altro, mi giova a tutti i livelli: anche a quello psico-fisico. Ascolto la Parola di vita che Gesù, nel vangelo, pronuncia oggi per me. La respiro, la vivo. Signore, concedimi un cuore che, fuori dallo stordimento di tante voci, sa ascoltare la tua voce. La voce di un dottore della Chiesa Nutri la tua anima con la lettura biblica: essa ti preparerà un banchetto spirituale. S. Agostino |