Omelia (03-05-2009)
mons. Antonio Riboldi
Io sono il Buon Pastore

Vorrei ricordare a tutti noi che maggio è il mese in modo particolare dedicato alla devozione di Maria, la Mamma celeste che Gesù ci donò - estrema delicatezza. del Suo Cuore - prima di morire sulla croce: 'Donna, ecco tuo figlio?'.
Tutti noi per natura abbiamo un privilegiato amore per le nostre mamme.
‘Mia mamma’ è sempre stata un grande punto di riferimento nella mia vita, come fosse un angelo che vegliava con tenerezza e preghiera sui miei non facili passi di sacerdote e vescovo. Una mamma davvero testimone vivente e quindi credibile come guida nel cammino della fede e nella generosità nel donarsi fino in fondo. Quanto mi voleva bene!
E se questa era mia mamma, e spero le vostre, come deve essere profondo e grande l'amore della Mammari Gesù che seppe discretamente condividere tutto di Suo Figlio, fino alla morte in croce: 'Maria stava sotto la croce' racconta il Vangelo.
E lo è ancora oggi, per tutti noi, nella nostra vita segnata dalla volontà del Padre, ma che a volte necessita di chi sappia essere nostra guida credibile.
La Chiesa dialoga con Maria, contemplando la vita di Gesù, nei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, del S. Rosario.
Recitandolo con fede è come rivivere con Maria, dal vero, la vita del nostro Maestro e quindi camminare con Lui verso il Padre... il Paradiso.
È grande, incredibilmente totale, l'amore della Mamma per noi. Basta partecipare a qualche pellegrinaggio a Lourdes o Fatima o in altri santuari mariani, per vedere quanta fiducia la gente ha in Lei. Commovente e tanto bello, come un profondo respiro del cuore, in un mondo che spesso... 'ti toglie il respirò!
Da piccolo - ma erano altri tempi che concedevano tanti spazi alla preghiera - era un vero momento di amore e fede, un sentirsi vicini al Cielo, quando ci si riuniva in famiglia, ponendo termine alla giornata con la recita del S. Rosario.
Momenti oggi devastati dal rumore del mondo, dalla TV, da tante distrazioni, spesso inutili se non dannose. E non si sente più, in molti, la bellezza del Cielo che si piega su di noi, per avvolgerci nell'Amore. Ecco perché è un segno di speranza, anche solo vedere come ancora tanti uomini, donne, giovani, portino con sé, sempre, come una compagnia stupenda, il S. Rosario!

OGGI È LA FESTA DEL BUON PASTORE, una parabola in cui Gesù delinea il rapporto che passa tra noi e Lui. Noi docili e fragili, come le pecore che hanno bisogno di una guida e di una cura totale;
Lui nella veste di guida umile, ma ferma, come è quella del pastore, che ama le 'sue pecore', a differenza dei mercenari, per i quali sono solo 'merce', a cui non importa la sorte delle pecore! Oggi viene messa ín luce la figura dei pastori: il papa, í vescovi e i sacerdoti.
Nessuno di noi, che siamo 'pastori', siamo tali per nostra scelta, ma è Dio che, guardando le masse 'ha compassioné e così - non se ne capisce la ragione - ci sceglie ad uno ad uno, pur conoscendo la nostra debolezza.
Confesso che tante volte, di fronte alle terribili situazioni in cui l'obbedienza - sempre 'scelta di Dio' - ha voluto fossi pastore, mi sono sentito impotente e piccolo. Dal Belice, dove trovai inizialmente un gregge devastato dal cattivo esempio di un sacerdote e dalla paura della mafia rurale, che toglieva il respiro, a vescovo di una Diocesi, che aveva bisogno di un pastore forte, ma buono: forte nel far fronte alla tracotanza della criminalità, fino a mettere a rischio la vita, ma buono verso tutti, perché sembrava che l'amore avesse ceduto il passo alla paura.
Ma non furono mai scelte mie.
Essendo religioso sono state scelte dell'obbedienza, o addirittura di circostanze, che avevano tutta l'aria di una volontà di Dio, che 'superava' quella dei superiori. Così fu nel Belice, così da vescovo. Sempre Lui, Dio, ovunque e indicandomi 'come' dovessi operare.
Incredibile questo 'essere scelti da Lui'!
Si poteva avere paura? Mai. Anche se attorniato da tanti mercenari, a cui non interessa il bene delle persone, si doveva fare strada alla Bontà.
Sono davvero tanti gli anni che sono pastore del gregge di Dio, ma ogni giorno sembra il primo e ogni giorno sento che accanto a me c'è il Buon Pastore, Gesù, che mi fa strada e opera 'usandomi' come servo.
E questo mi dà modo di contemplare il grande bene che Lui sa compiere: è incredibile quello che sa operare Dio se ci si fa solamente suoi servi, disposti a tutto, anche a dare la vita!
E sono felice di essere circondato da tanti che mi vogliono bene e che fanno di tutto per camminare insieme nelle vie del Signore.
Anche quando scrivo a voi mi 'sento' - come affermava Madre Teresa - 'una penna tra le dita di Dio', che scrive la Sua lettera, che è poi la Sua Parola..
È vero che ogni vita è una vocazione, ossia il progetto di Dio su di noi, per amare e far conoscere il Suo amore. Da quella dei genitori a tutti i semplici cristiani che, dove sono e per come vivono la loro chiamata, sono 'pastori'. Per questo facciamoci guidare dalle parole del Vangelo di oggi: "Gesù disse: Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. II mercenario, invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde: egli è un mercenario e non gli importa delle pecore Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di questo ovile: anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, perché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre" (Gv. 10, 11-18).
Gesù, Figlio di Dio, avrebbe potuto definire la sua guida con accenti di potenza, ossia quelle modalità di cui si servono gli uomini per governare.
Ma in Gesù appare l'atteggiamento del servizio, segno di amore pronto a dare la vita, che mette in primo piano le sue pecore', noi, mentre tra gli uomini di potere appare tante volte solo l'arroganza o l'opportunismo, che troppe volte tratta gli uomini come 'merce' e non come persone. La figura del Buon Pastore chiama, oggi, che ricordiamo i nostri Pastori, il S. Padre, i vescovi, i parroci, i sacerdoti in genere, a incarnarla.
"Lo sappiamo bene: – affermava Paolo VI – il sacerdote è uomo che vive non per sé, ma per gli altri. È l'uomo della comunità. È questo l'aspetto della vita sacerdotale oggi meglio compreso. Vi è chi trova in esso la risposta alle aggressive questioni circa la sopravvivenza del sacerdozio nel mondo moderno, fino a chiedersi se il prete abbia ancora una ragione di essere.
Il servizio che egli rende alla società, a quella ecclesiale specialmente, giustifica ampiamente l'esistenza del sacerdozio. Il mondo ne ha bisogno. La Chiesa ne ha bisogno e, dicendo questo, tutta la fila dei bisogni umani passa davanti al nostro spirito. Chi non ha bisogno dell'annuncio cristiano? Della fede e della grazia? Di qualcuno che si dedichi a lui con disinteresse e con amore? Dove non arrivano i confini della carità pastorale? E dove minore si manifesta il desiderio di questa carità non è forse il bisogno maggiore? Ecco: le missioni, la gioventù, la scuola, i malati, il mondo del lavoro costituiscono un'urgenza continua sul cuore sacerdotale. Diremo: come rispondere a quanti hanno bisogno di noi? Come pareggiare con il nostro sacrificio personale la crescita dei nostri doveri pastorali e apostolici?
Mai come oggi forse la Chiesa ha avuto coscienza di essere tramite indispensabile di salvezza e non illuderemo di ipotizzare un mondo senza la Chiesa, e una Chiesa senza ministri, preparati, specializzati, consacrati. Il prete è di per sé il segno dell'amore di Cristo verso l'umanità ed il testimone della misura totale con cui la Chiesa cerca di realizzare quell'amore che arriva fino alla croce.
E’ la Chiesa che salverà il mondo, la Chiesa che è la stessa oggi come lo era ieri e sarà domani, ma che trova sempre, guidata dallo Spirito, con la collaborazione di tutti i suoi figli, la forza di rinnovarsi, dì ringiovanire, di dare una risposta nuova ai bisogni sempre nuovi". (30/06/'68) La vita di ogni cristiano, e tanto più di chi - chiamato e scelto da Dio stesso - ha consacrato tutta la sua vita, sacerdote o religioso o laico, deve o dovrebbe essere, con la sua gioiosa missionarietà, una 'pagina di Vangelo vissuto', come ad annunciare che è bello essere amati e amare Dio. A volte sembra che la gente non si accorga di noi pastori. E noi siamo talmente occupati nel donare Dio a tutti, che neppure ci accorgiamo di quanti anni sono passati.
Colgo nel giardino della mia lunga vita pastorale un ricordo.
In un'assemblea che ricordava i miei 50 anni di sacerdozio un giovane, che non aveva neanche tanta dimestichezza con i sacerdoti, improvvisamente, nel silenzio dell'assemblea, si alzò e disse: "Grazie, vescovo, perché cí sei. Anche se apparentemente non ti frequentiamo, tante volte ci chiediamo: E se non ci fosse? Saremmo terribilmente orfani. Resta con noi".
In quel momento mi venne spontanea dal cuore una preghiera:
"Signore, se tu me lo chiedessi un'altra volta, ti direi di sì; ovunque mi mandi, non importa con quali sacrifici, ma ad una condizione: che Tu resti con me, con il Tuo Amore, per donarlo a chi mi affidi".