Omelia (10-05-2009) |
Omelie.org (bambini) |
Domenica scorsa, proseguendo il nostro cammino di Pasqua, abbiamo visto come l’essere testimoni di Gesù possa comportare parecchie fatiche e molte difficoltà: Pietro e Giovanni, per aver proclamato che Gesù è Risorto e vivo, e per aver guarito un uomo storpio grazie alla forza dello Spirito Santo, si sono ritrovati prima in prigione e poi davanti al tribunale dei capi del popolo. Una cosa davvero poco piacevole per i due amici del Maestro di Nazareth che stavano semplicemente comportandosi da testimoni. Eppure è così, sapete, lo è stato all’inizio del cammino della Chiesa e continua ad accadere ancora oggi: quando qualcuno testimonia con coraggio, sincerità e con tutta la sua esistenza di essere amico di Gesù, prima o poi si ritrova ad essere perseguitato. Non è che tutti i credenti in Gesù rischiano oggi di essere messi in prigione! Ci sono veramente dei posti, nel mondo, dove i cristiani devono nascondersi per salvarsi la vita, ma qui da noi non è certo così. Però... però le occasioni per comportarci da testimoni non mancano e c’è sempre in agguato la presa in giro, la battutina acida, il colpo di gomito dato al vicino... "Hai visto, quella lì? Si fa il segno di croce prima di mangiare!... avrà paura che il cibo è avvelenato?!" "Ma lo sai che invece di vendicarsi e di fargliela pagare cara, quello lì ha perdonato il suo amico?... Ah, è veramente uno stupido... l’avrà fatto perché è un vigliacco e non voleva rogne!" "Veramente vai a messa ogni domenica?... Ma vaaa! E a cosa ti serve? Ma resta a dormire o vai in gita, che almeno ti riposi!" Guardate che non sto inventando: sono frasi che mi è capitato di sentire. E anche se non è come andare in prigione, certamente parole così non ci fanno bene. Rischiano di farci sentire un po’ tristi, demoralizzati... il nostro slancio si può stancare, possiamo diventare sfiduciati, scontenti... Come fare per non lasciarci schiacciare dalle fatiche della testimonianza? Semplice! Ce lo dice Gesù proprio nel Vangelo di oggi! Il brano che abbiamo letto, tratto dall’evangelista Giovanni, contiene un consiglio preziosissimo: "Rimanete in me e io in voi." Ecco qui, una frase breve, che contiene la soluzione: se rimaniamo in Lui, possiamo affrontare qualsiasi difficoltà, qualsiasi problema che ci si presenta davanti nel nostro cammino di testimonianza. Però forse abbiamo bisogno di capire bene il significato profondo di questa frase così breve. Prima di tutto, facciamo attenzione al verbo che usa il Maestro Risorto: rimanete. Non dice semplicemente "state", ma chiede di rimanere cioè di restare per un tempo lungo. Se invitiamo qualcuno a rimanere a cena da noi, non è che dopo pochi minuti lo salutiamo e lo mandiamo via! Se si rimane per una cena o se si rimane a dormire, si pensa a un tempo almeno di alcune ore, non qualcosa di breve, di passeggero. Perciò, se il nostro stare con Gesù è solo una faccenda di pochi minuti al mattino e alla sera e quest’oretta della domenica a messa, difficilmente possiamo dire che stiamo vivendo il verbo rimanere. Certo, ci ritagliamo dei piccoli spazietti in cui ricordarci di Lui, ma non è che proprio trascorriamo insieme a lui molto tempo! Quindi, prima condizione per vivere questo invito del Maestro e Signore è prendere il tempo necessario, per ascoltarlo, per fare posto alla sua parola dentro di noi. Non significa passare in chiesa le nostre giornate: significa rivolgere spesso il pensiero a lui, mentre facciamo le cose di tutti i giorni! Conosco una ragazza che gira spesso in auto per lavoro e che, ogni volta che chiude a chiave lo sportello, collega quel gesto a un pensiero per il Signore: "Ciao, Gesù! Lo sai che ti voglio bene!" Basta usare un po’ di fantasia d’amore e le occasioni si trovano! Non c’è nessuna situazione in cui il nostro pensiero non può correre da Gesù per dagli un saluto, per dirgli che è importante per noi la sua amicizia. Questo significa rimanere: non vivere i momenti di preghiera come un rubinetto, aperto quando siamo in chiesa, chiuso per il resto del tempo! Significa, invece, trovare lungo la giornata piccoli appuntamenti con il pensiero rivolto al Signore, solo perché gli vogliamo bene! Ma proseguiamo; la frase del Vangelo poi continua: rimanete "in me e io in voi." Bè, credo che l’evangelista Giovanni si sia sbagliato: non si dice: rimanete in me, si dice al massimo rimanete con me! Però... forse no, non ha sbagliato. Forse il Maestro Risorto ha usato apposta quella preposizione che ci suona un po’ strana. Dice in me, perché non sta parlando dello stare insieme in compagnia. No, è un legame molto più forte e profondo, che è spiegato con la bella immagine della vite e i tralci. Non so se tutti abbiamo presente com’è fatta la pianta della vite. È una pianta che non cresce particolarmente alta, ha un tronco piccolo e piuttosto rugoso. Dal tronco partono i tralci, che non sono dei rami robusti, ma sono come dei cordini attorcigliati, sottili sottili. Sembrano deboli e fragili... e da soli lo sono veramente, ma uniti alla vite sono capaci di dar vita e sostenere enormi grappoli di uva bella e saporita! Il Signore Gesù dice che noi, suoi discepoli, siamo come i tralci e lui è la vite: da soli, siamo deboli e fragili, ma se restiamo in Lui, se rimaniamo uniti alla vite che è Gesù, possiamo portare frutti meravigliosi. Lo ripete chiaramente: "senza di me non potete far nulla." Sì, è vero: senza di Lui non possiamo fare nulla, ma con Lui si spalanca il futuro, la speranza, la gioia e l’orizzonte di ogni possibilità! Possiamo essere testimoni anche nella difficoltà se rimaniamo in Lui, se noi, piccoli tralci, rimaniamo saldamente uniti alla vite che è Gesù. In questo stupendo brano del Vangelo c’è ancora una frase che merita di essere sottolineata, per non rischiare di capirla male. Proprio verso il termine del discorso, Gesù afferma: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto." Favoloso, no? Se rimaniamo in Lui, possiamo chiedere ciò che vogliamo e lo otterremo direttamente dal Signore Dio! Qualcuno, però, interpreta un po’ a modo suo questa promessa di Gesù, e mi è capitato di ascoltare un discorso veramente interessante... Ora vi racconto. È successo un paio di anni fa, mi pare: la figlia di una mia collega celebrava la sua Prima Comunione e mi hanno invitata a partecipare all’Eucaristia. Sono andata con molta gioia e, al termine della Messa, sono rimasta sul sagrato, fuori dalla chiesa, ad aspettare che tutti finissero le foto per poter salutare anch’io la festeggiata. C’era tanta gente e mi hanno spinta un po’ in un angolo. Non avevo urgenza, quindi sono rimasta tranquilla, ma lì, contro il muro e con alle mie spalle i vasi pieni di fiori, mi sono ritrovata ad ascoltare una conversazione tra marito e moglie. Una coppia che non conosco e che non ho mai più rivisto, ma il loro discorso mi è rimasto impresso. Quel giorno era proprio la V domenica di Pasqua, esattamente come oggi, e c’era lo stesso Vangelo. Marito e moglie discutevano a proposito della Parola di Dio che avevano appena ascoltato durante la Messa. "Lo vedi, lo vedi? – diceva lui con la voce piuttosto scocciata – Questo Gesù è un bugiardo! Dice che possiamo contare su di lui, anche oggi il Vangelo ha ripetuto che possiamo chiedere quello che vogliamo e l’otterremo... però poi non ce lo dà! Io gli chiedo quello che voglio, ma lui: niente!... Non si fa così! Vuol dire che racconta storie, che non mantiene quello che promette!" La moglie ha sospirato e gli ha risposto: "Mi piacerebbe proprio sapere che cosa chiedi con tanta insistenza al Signore, dicendo poi che lui non ti ascolta, non ti esaudisce... - ha scosso un po’ la testa e ha proseguito – Ma l’hai ascoltato tutto il Vangelo di oggi? O ti sei fermato solo alla frase che piace a te?" "Come sarebbe a dire? – ha protestato lui – Certo che ho ascoltato il Vangelo!" "E allora – ha proseguito la moglie – hai sicuramente notato cosa dice per intero la frase del Signore Gesù: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi..." questa è la condizione per essere esauditi! Gesù non sta dicendo: fate pure i capricci e sarete esauditi! Dice che se rimaniamo in lui come il tralcio è unito alla vite, e portiamo sempre in noi, custodiamo in noi, nel cuore e nella mente, le sue parole, allora possiamo essere sicuri di essere esauditi." Prima di proseguire ha abbassato un po’ la voce: "Tu, prima di chiedere e pretendere, sei sicuro di essere unito a Lui come il tralcio alla vite?" La risposta del marito, se c’è stata, io non l’ho mai sentita, perché in quel momento si è fatto un po’ di spazio e ho raggiunto gli altri amici. Ma ho ripensato spesso a questa conversazione ascoltata un po’ di nascosto... Sì, quella signora aveva proprio ragione: se chiedo qualcosa restando unito al Signore, se sono capace di rimanere in Lui, portando dentro le sue parole, allora tutto quello che mi verrà spontaneo chiedere sarà di sicuro secondo il cuore di Dio! A quel punto è certo, certissimo, che sarò esaudito! Altrimenti, se avanzo richieste e pretese, senza essere radicato nel Signore, molto probabilmente i miei desideri non saranno sempre buoni e utili per me stessa, e così come fa un bravo papà, anche il Padre buono non accontenterà i miei capricci! In questa settimana, allora, vogliamo rimanere in Gesù, con i pensieri e con la vita. Proviamo veramente a portare con noi l’immagine della vite e del tralcio, proviamo a vivere così, desiderando di restare attaccati, abbracciati, uniti stretti stretti a Gesù, proprio come un piccolo tralcio. Troviamo nella nostra giornata i momenti, le occasioni, per un pensiero, un saluto, rivolto al Maestro, così da rimanere veramente in Lui. Commento a cura di Daniela De Simeis |