Omelia (05-04-1998)
mons. Antonio Riboldi
Prendi la croce

In un libro di un ebreo di fede convinta, prigioniero nei campi di sterminio nazista, vi è il racconto di una impiccagione che ha sconvolto la sua fede che sembrava incrollabile. I nazisti avevano condannato alla impiccagione due fanciulli e un uomo (come un raccapricciante calvario dei nostri tempi) e di fronte a questo spettacolo lo scrittore non riesce a trattenere il suo sdegno e scrive: "Hanno impiccato Dio!" Un'altra ebrea, anche lei spettatrice della crudeltà dell'odio, gli risponde: "No, Dio si è fatto impiccare con l'uomo per salvarlo".
Questa riflessione di Dio che si fa mettere in croce, quasi sconfitto dall'uomo, come se l'uomo fosse l'onnipotente e Dio il debole, è il mistero che ci sta davanti in questa settimana che chiamiamo 'Santa'. Una settimana piena di verità che solo Dio poteva concepire o meglio, che solo un amore che non conosce limiti nel donarsi poteva attuare. Non finisce di stupire il fatto concreto di Dio che viene tra di noi e sta con noi fino a farsi sacrificio e pane della nostra vita nella Eucarestia che è il sublime mistero del Giovedì Santo. Noi che viviamo in un mondo dove il nostro egoismo o la nostra superbia ci porta a essere 'i primi', a calpestare gli altri, come se il fratello fosse 'sgabello dei nostri piedi' o qualcosa di peggio, rimaniamo attoniti di fronte alla lezione di amore che Dio ci impartisce nella Ultima cena lavando i piedi dei suoi discepoli. "Io sto in mezzo a voi come uno che serve... anche se sono vostro Signore e Maestro. Così fate anche voi". Quel Gesù che sta vicino a me con il grembiule, pronto a servirmi, non può che mettere in crisi la voglia di potere e di prestigio che sono il 'sogno del nostro tempo', un sogno non per gli uomini, ma contro di essi. Come sarebbe bello se tutti, a cominciare da chi è più in alto, da chi è primo nel potere, (ovunque questo si eserciti, dalla politica alla economia, fino alle relazioni quotidiane) fossimo come Gesù: col grembiule. Gesù l'ha fatto e chi Lo ha capito e Lo segue fa un gran bene alla umanità.
Ha giustamente riempito di confusione e, forse, di paura gli apostoli, vedere come il Maestro si consegnasse ai tanti supplizi, alla privazione della dignità, che è come essere privati della pelle, fino a farsi mettere in croce. E più che subendirla le è andandato incontro, come il modo più chiaro ed esaltante di svelare il cuore dell'amore.
Sono le grandi verità di Dio che ci ama e che vengono celebrate in questa settimana. Sono le vie dell'amore che si fa dono per portare resurrezione e vita al nostro mondo. Non è un amore descritto con troppa facile retorica che finisce per essere un bla-bla sentimentale che approda a nulla, ma è un amore che entra nella carne della esperienza quotidiana. Un amore che difatti ci viene incontro nella quotidianità della vita, nella intimità di ciascuno quando è di fronte a fatti che assomigliano alla notte del venerdì santo o a scelte che impongono il sacrificio, il 'grembiule della lavanda dei piedi'. Un amore che tante volte chiede di farsi mettere in croce dal fratello che non conosce la gioia del dono. Un fratello che sa indossare bene gli abiti dei crocifissori, ma non conosce la tunica strappata del crocifisso.
Diceva il S. Padre ai tanti giovani convenuti a Roma giovedì per celebrare la giornata mondiale della gioventù: "La croce è la prima lettera dell'alfabeto di Dio. Una esperienza che tutti possiamo incontrare in quanto anche se siamo fatti per la vita, non possiamo eliminare dalla storia personale le sofferenze e le prove. Una esperienza che anche i giovani quotidianamente sperimentano quando in famiglia non esiste armonia, quando si fanno dure le difficoltà nello studio, quando i sentimenti non sono ricambiati, quando l'inserimento nel mondo del lavoro diventa quasi impossibile, quando per ragioni economiche si e costretti a mortificare il progetto di formare una famiglia, quando si deve lottare con la malattia, la solitudine e quando si rischia di essere vittime di un pericoloso vuoto di valori".
Occorre appropriarsi del Cuore di Gesù che ha saputo interpretare la nostra vita con il donarsi come cibo, con il mettersi il grembiule, con il prendere la croce, sapendo che questo amore conduce alla resurrezione. Può sembrare un discorso duro questo di oggi che faccio a me ed ai miei amici di Internet. Un discorso del genere nel villaggio di Internet può apparire pazzia, proprio come la croce di Gesù, ma bisognerebbe chiedersi se non sono invece follie le tante mentalità che hanno fatto del mondo un grande calvario senza amore e speranza. Meglio, amici, avere la follia di Gesù, capace di schiodare i crocifissi, che la follia del mondo che sa solo crocifiggere l'uomo nel nome della superbia, del danaro e del vizio.