Omelia (17-05-2009)
padre Paul Devreux


Gesù si è presentato come il Buon Pastore, poi come la vite vera, che dà la vita ai suoi tralci. Ora c’invita a rimanere nel suo amore per essere in comunione con lui e con il Padre. Questo è il suo testamento spirituale, ricavato dalla sua esperienza.

Gesù ha sperimentato che rimanere in comunione con suo Padre è stato per lui fonte di gioia e invita noi a fare altrettanto per essere anche noi nella gioia piena.

La conferma che sto vivendo questo è che nasce in me il desiderio di comunicare questa gioia agli altri, parlandone e aiutandoli, se hanno bisogno. Chi dice: "Io credo in Dio e cerco di non fare del male a nessuno", non lo ha conosciuto. Conoscere Dio è fonte di gioia e dà capacità e voglia di andare incontro all’altro. Così nasce il comandamento dell'amore che Gesù ci ha lasciato come suo testamento.

Questo è molto bello perché è la risposta a tante domande. Ogni volta che m’interrogo sul da farsi, su ciò che è opportuno, utile, giusto, il comandamento dell’amore mi aiuta, mi fa da guida per il mio discernimento sul da farsi. E’ come un faro che mi indica la via da seguire anche di notte.

Inoltre Gesù ci chiama amici. La riprova di ciò sta nel fatto che ci dice tutto ciò che ha imparato dal Padre. Non nasconde nulla, non è geloso, contrariamente a chi pretende di detenere misteri e segreti per attirare l’attenzione, fare soldi e avere potere. Gesù è un amico vero perché non ci nasconde nulla e condivide tutto con noi.

L’apostolo Giovanni, ormai anziano ed esiliato, a chi gli rendeva visita, non si stancava di ripetere all’infinito: "Amatevi fratelli, amatevi gli uni gli altri".