Omelia (17-05-2009)
LaParrocchia.it
Amore amici, amici Amore

In questa seconda parte del cap. 15 è contenuto un discorso diretto fondamentalmente ai discepoli che hanno deciso di seguire più da vicino Gesù. L'anima di questo colloquio, dopo la similitudine della Vite-Tralci, è costituita dalle parole "amore-amare-amici". Partiamo dall'amicizia per comprendere l'amore... vero centro di gravità di tutto il discorso.
Nella scrittura molti sono gli esempi di amicizia: Davide e Gionata, Gesù e la famiglia di Lazzaro, Maria ed Elisabetta...etc. Gesù in questa pagina si rivolge ai discepoli chiamandoli amici. Ma cos'è l'amicizia? Per noi l'amicizia può avere sostanzialmente due sfaccettature tra le tante: interessata e disinteressata.
È interessata nel momento in cui ho bisogno di un tornaconto: mi devo sistemare o devo sistemare, un'amicizia "politica" finalizzata al voto, un'amicizia professionale per ottenere favori o poter lavorare, un'amicizia di potere legata alla spartizione di qualcosa, un'amicizia tra parenti per avere l'eredità... etc.
È disinteressata - anche se è molto rara - quando, già sistemato, mi piace accostarmi ad una persona perché mi fa stare bene. Questi due modi dell'essere amico non contemplano nel loro panorama l'eventuale concetto di "sacrificio" da concretizzarsi in caso di necessità. Purtroppo è il modo di vedere degli uomini.
Consideriamo ora l'amicizia dal punto di vista della pagina evangelica. Per Gesù l'amicizia ha una caratteristica fondamentale che è racchiusa in questa espressione: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi" (12). Principio fondante e sostanza dell'amicizia è l'amore. Dall'amore scaturisce l'amicizia vera e autentica... e nell'amore trova la sua definizione più profonda. Che cos'è l'amore? Non è un sentimento passeggero, una simpatia momentanea, una manifestazione di semplice affetto. Ma l'amore è principalmente un impegno serio di ubbidienza alla volontà di Dio, sapendo che solo in questa dinamica trovo la piena realizzazione di me stesso e della comunità a cui appartengo. L'amore non altera il rapporto di amicizia, ma lo perfeziona; per cui anche se resta il dislivello tra il Creatore e la creatura, il tutto viene concepito e vissuto in un rapporto di fede che non si aspetta nulla in contraccambio. Ho rapporto con Dio perché Lo amo, indipendentemente da ciò che potrei ricavarne, anzi, voglio fare la Sua volontà solo per fargli piacere... senza aspettarmi alcuna forma di gratificazione.
Questo concetto abbastanza rivoluzionario colloca la vita dell'uomo in un contesto di totale e piena trasparenza: "Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone" (15). La trasparenza, qualche decennio fa', era diventata l'emblema o il cavallo di battaglia di una certa politica che aveva assistito impotente allo sfaldamento di un sistema di vita sociale fondato su una pratica di governo finalizzata a se stessa; passato quel periodo non si parla più di trasparenza, anche perché l'essere trasparenti comporta un regime di vita legato soprattutto alla virtù dell'onestà.
La vita quotidiana ci insegna che è difficile vivere in trasparenza... alcune volte manca con se stessi, tra i coniugi, tra genitori e figli, nella pratica dei sacramenti, tra amici... etc. tutto ciò costa perché forse manca l'amore in tutti questi tipi di rapporti... e se l'amore è assente si vive nell'aridità umana e spirituale.
Come uscirne fuori da tutto ciò? Gesù ci offre anche una certa soluzione per superare questa forma di improduttività: iniziare a "frequentarsi" con Lui interagendo con le sue indicazioni (comandamento), cercare di uscire dal proprio egoismo, tentare di comprendere che la vita è fatta di valori e non di interessi, che siamo stati "scelti" per essere operatori d'amore e di pace...etc.
Allora una domanda deve "assillare" la nostra quotidianità: come posso dimostrare il mio amore a Dio e la mia amicizia agli uomini?

Commento a cura di don Alessio De Stefano